Per la prima volta in Vietnam, oggi è stata comminata una condanna per l’utilizzo di Facebook in modo cono conforme alle direttive governative.
Misna - Un internauta vietnamita che aveva utilizzato il servizio di rete sociale per promuovere online a liberazione del fratello condannato lo scorso maggio per avere criticato online il governo, ha ricevuto oggi una condanna a15 mesi di arresti domiciliari per avere “abusato” della sua libertà. Il tribunale della provincia di Long An ha riconosciuto Dinh Nhat Uy colpevole dello stesso reato per cui era stato condannato il fratello, quello di propaganda contro lo stato. Un’accusa che può portare anche a pene detentive molto pesanti, ma che nel caso di Uy è stata applicata in modo lieve, probabilmente a scopo dissuasivo verso un uso considerato “non convenzionale” dei social media.
Quella di oggi è solo l’ultima di una nutrita serie di condanne verso organizzatori, gestori, ideatori e utilizzatori di blog e altri strumenti di interconnessione informatica, particolarmente avversata dal governo di Hanoi nel timore che sfugga allo stretto controllo applicato su altri media e alimenti il dissenso vero le scelte politiche e economiche del governo e del Partito comunista.
Significativo che il giudizio abbia stabilito che il condannato “ha abusato della libertà dei normali cittadini in modo contrario al governo, a funzionari e organizzazioni governative e altri cittadini”.
Una situazione, quella della limitazione della libertà di comunicazione e di informazione, che costituisce un serio limite per ulteriori e più stretti rapporti con gli Stati Uniti e con altri paesi che hanno posto la clausola di maggiore democrazia e libertà civili in cambio di benefici economici e commerciali.
Misna - Un internauta vietnamita che aveva utilizzato il servizio di rete sociale per promuovere online a liberazione del fratello condannato lo scorso maggio per avere criticato online il governo, ha ricevuto oggi una condanna a15 mesi di arresti domiciliari per avere “abusato” della sua libertà. Il tribunale della provincia di Long An ha riconosciuto Dinh Nhat Uy colpevole dello stesso reato per cui era stato condannato il fratello, quello di propaganda contro lo stato. Un’accusa che può portare anche a pene detentive molto pesanti, ma che nel caso di Uy è stata applicata in modo lieve, probabilmente a scopo dissuasivo verso un uso considerato “non convenzionale” dei social media.
Quella di oggi è solo l’ultima di una nutrita serie di condanne verso organizzatori, gestori, ideatori e utilizzatori di blog e altri strumenti di interconnessione informatica, particolarmente avversata dal governo di Hanoi nel timore che sfugga allo stretto controllo applicato su altri media e alimenti il dissenso vero le scelte politiche e economiche del governo e del Partito comunista.
Significativo che il giudizio abbia stabilito che il condannato “ha abusato della libertà dei normali cittadini in modo contrario al governo, a funzionari e organizzazioni governative e altri cittadini”.
Una situazione, quella della limitazione della libertà di comunicazione e di informazione, che costituisce un serio limite per ulteriori e più stretti rapporti con gli Stati Uniti e con altri paesi che hanno posto la clausola di maggiore democrazia e libertà civili in cambio di benefici economici e commerciali.
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