Dieci milioni di followers per i "cinguettii" di Francesco
Se qualcuno è un po’ scorbutico con chi vive accanto a lui, sappia che “a volte si può vivere senza conoscere i vicini di casa: questo non è vivere da cristiani”. Per chi invece, caso tutt’altro che raro, ha qualche conto in sospeso con loro, “siamo arrabbiati con qualcuno? Preghiamo per quella persona”. E ce n’è anche per gli avidi, ammoniti oggi con l’ultimo cinguettio che “se i beni materiali e il denaro diventano il centro della vita, ci afferrano e ci fanno schiavi".
Così papa Francesco ha conquistato anche l'etereo mondo del web: realismo spicciolo delle situazioni
descritte filtrate attraverso una robusta spiritualità cristiana, nel tassativamente breve spazio di 140 caratteri al massimo. La regola che contraddistingue il famoso www.twitter.com non fa eccezioni neppure per lui. Che laddove avesse messaggi più lunghi e complessi da divulgare, dispone pur sempre di un’ampia gamma di mezzi vecchi e nuovi, dalle solenni encicliche ai più informali e tecnologici: stampa, radio, TV.
Ma brevità non vuol dire per forza insignificanza. Anzi. Il predecessore Benedetto XVI, teologo abituato a vergare ponderosi libri, rivolgendosi quasi due anni orsono a tutti gli operatori delle comunicazioni sociali assicurò che anche con messaggi non più lunghi di un versetto biblico “si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità”. E mesi dopo, era il dicembre del 2012, fu lui per non smentirsi ad attivare i ben sette account plurilingue papali su twitter, che divennero poi otto col latino e nove con l’arabo, addirittura.
Perché grandi discorsi no, è impensabili farli su internet in genere, medium poco congeniale a letture impegnative. In compenso, con le straordinarie potenzialità dei social network basta un clic per raggiungere in un istante, tutti insieme, un numero enorme di contatti personali; i cosiddetti followers, nel gergo di twitter in specie, termine equivalente più o meno ad un altro più affine al gergo del sacro e delle religioni, “seguaci”. E quelli di papa Bergoglio, che non appena eletto riattivò i vecchi account del predecessore previo cambio di denominazione e fotografia, hanno appena varcato la ragguardevole somma dei 10 milioni totali, è notizia dello scorso fine settimana. Costoro, a loro volta, possono pure "ritwittare" sui propri profili i tweet di Francesco, così che questi raggiungono, si calcola, ben 60 milioni circa di utenti.
Coerentemente poi con tutte le novità portate sul soglio di Pietro, il Papa argentino ha impresso un inconfondibile carattere molto personale anche alla sua presenza su twitter. Un “magistero” che ovviamente non riveste alcun carattere di “ufficialità”. Ma proprio i suoi tratti di “informalità”, “immediatezza”, “spigliatezza” son quelli che più e meglio funzionano in un medium notoriamente anarchico e pluralista come internet. Dove tutti hanno facoltà di immettere contenuti di qualunque tipo. E nell’assordante brusio di fondo che ne deriva, ognuno riscuote attenzione e considerazione solo in forza di quel che ha da dire.
140 caratteri, peraltro, bastano e avanzano per spiegare che “Gesù è il sole, Maria l’aurora che preannuncia il suo sorgere”. Più compressa sta invece nei limiti l’affermazione che “tutti i matrimoni affrontano momenti difficili, ma queste esperienze della croce possono rendere il cammino dell’amore ancora più forte” (28 settembre). Nella varietà poi di forme, argomenti, toni, motivi ispiratori delle centinaia ormai di tweet papali pubblicati non è difficile individuare alcuni “filoni”.
Il primo è quello legato a “eventi” dell’agenda papale come incontri, viaggi, celebrazioni dell’anno liturgico, varie ed eventuali. Spesso un "cinguettio" sintetizza e rilancia il punto saliente di un discorso pronunciato quel medesimo giorno nelle più svariate circostanze. Come il “pregate per la pace!” nel giorno (7 settembre) dell'affollata veglia in san Pietro per invocare pace in Siria e nel mondo. Oppure “preghiamo per avere un cuore che abbracci gli immigrati. Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato i più bisognosi”, è stato postato l’8 luglio, al termine della storica visita a Lampedusa. Oppure ancora l’emozionante quanto faticoso viaggio in Brasile per celebrare la XXVIII Giornata mondiale della Gioventù. “Sono di ritorno a casa e vi assicuro che la mia gioia è molto più grande della mia stanchezza!”, recitava @pontifex-it mentre sua Santità faceva rientro a Roma. L'indomani, 30 luglio, ecco invece un caldo invito a tutti i partecipanti: “adesso, ragazzi, dobbiamo continuare a vivere giorno per giorno quello che abbiamo professato insieme alla GMG”.
Si parlava appunto di “fare discepoli tutti i popoli”, era il tema della GMG di Rio, il che significa che “non possiamo restare chiusi nella parrocchia, nelle nostre comunità, quando tante persone sono in attesa del Vangelo! "Rio 2013 JMJ”, era stata la chiosa del Papa quando ancora la manifestazione era nel vivo. Ma come la Chiesa "aperta", protesa fuori di sé in ogni fibra del suo essere, pure altri capisaldi del magistero bergogliano trovano spazio su twitter. Milioni di followers, magari poco avvezzi ad informarsi per altri canali su quanto il Papa fa e dice, hanno appreso così che “la misericordia è la vera forza che può salvare l’uomo e il mondo dal peccato e dal male”, perché “il perdono di Dio è più forte di ogni peccato”. Senza nulla togliere, va da sé, al fatto che il cristianesimo o si prende sul serio o niente: “non possiamo essere cristiani part-time. Se Cristo è al centro della nostra vita, Lui è presente in tutto ciò che facciamo”. Curioso, per inciso, è pure l'utilizzo di espressioni anglofone ormai entrate nell'italiano colloquiale, come nel caso del "cristianesimo low cost" (a basso costo) che non esiste, dicevamo: "seguire Gesù vuol dire andare contro corrente, rinunciando al male e all’egoismo”. Detto altrimenti, “se vogliamo seguire Cristo da vicino, non possiamo cercare una vita comoda tranquilla. Sarà una vita impegnativa, ma piena di gioia”, perché “un cristiano non può mai essere annoiato o triste. Chi ama Cristo è una persona piena di gioia e che diffonde gioia”.
Così ad oggi Francesco ha composto giorno dopo giorno una sorta di "catechismo" in pillole che evidentemente piace e funziona bene, se l'editore di riferimento dei sacri palazzi, la Libreria editrice vaticana, ha pensato di raccogliere i tweet papali e pubblicarli anche nella forma del caro e vecchio buon libro. Dove tutto il vecchio "armamentario" della liturgia e della catechesi non è che viene accantonato, come se nell'era di internet fosse divenuta roba non più al passo coi tempi. "Manteniamo viva la nostra fede con la preghiera, con i sacramenti; siamo vigili per non dimenticarci di Dio”, esorta un altro cinguettio pontificio. Oppure la Bibbia, il Vangelo, "un ottimo programma di vita per tutti: le Beatitudini e Matteo 25”. Che tra parentesi è la pagine evangelica meno ispirata di tutte alla già richiamata misericordia divina: quella del giudizio finale.
Poi ci sono i tweet di carattere più intimamente spirituale, posti non di rado in forma di domanda (tipo “siamo pronti a impegnarci come cristiani coerenti 24 ore su 24, per dare testimonianza con la nostra parola e il nostro esempio?”), come stimolo al follower a guardarsi un poco dentro per esaminare la propria vita di fede alla luce di considerazioni varie, che possono prendere spunto dall'osservazione della vita quotidiana (i rapporti col vicinato, è l'esempio già menzionato) come dei gravi questioni di ordine sociale, politico economico che turbano la vita dei popoli: dalla fame e dallo scandalo dello spreco ("il consumismo ci ha indotti ad abituarci allo spreco. Ma il cibo che si butta via è come se fosse rubato ai poveri e agli affamati”) al rispetto negato alla sacralità della vita (“con la cultura dello scarto la vita umana non è più sentita come valore primario da rispettare e tutelare”), dal lavoro che manca un po' ovunque a causa della crisi ("penso a quanti sono disoccupati, spesso a causa di una mentalità egoista che cerca il profitto ad ogni costo") all'intolleranza religiosa ("Preghiamo per tanti cristiani nel mondo che ancora soffrono persecuzione e violenza. Che Dio dia loro il coraggio della fedeltà")
Il dibattito tra gli immancabili "apocalittici" ed "integrati" è come al solito ampio e ricco di voci, come al solito quando l'effetto di una novità (internet e i pervasivi social network, nel nostro caso) è così sconvolgente da sedurre senza mezzi termini oppure al contrario suscitare totale avversione. E della questione di come la Chiesa e i suoi pastori debbano muoversi nell'esplorare il lussureggiante continente digitale, così ricco di opportunità e risorse come di insidie, è quasi impossibile stendere in poche righe una pur sommaria sintesi. Papa Francesco da parte sua, candido e schietto come sempre, in versione sia "reale" che "virtuale" non sembra curarsi troppo di come finirà, nel suo pressoché quotidiano cinguettare. Ma i numeri, almeno quelli, per adesso gli danno tutti ragione.
Se qualcuno è un po’ scorbutico con chi vive accanto a lui, sappia che “a volte si può vivere senza conoscere i vicini di casa: questo non è vivere da cristiani”. Per chi invece, caso tutt’altro che raro, ha qualche conto in sospeso con loro, “siamo arrabbiati con qualcuno? Preghiamo per quella persona”. E ce n’è anche per gli avidi, ammoniti oggi con l’ultimo cinguettio che “se i beni materiali e il denaro diventano il centro della vita, ci afferrano e ci fanno schiavi".
descritte filtrate attraverso una robusta spiritualità cristiana, nel tassativamente breve spazio di 140 caratteri al massimo. La regola che contraddistingue il famoso www.twitter.com non fa eccezioni neppure per lui. Che laddove avesse messaggi più lunghi e complessi da divulgare, dispone pur sempre di un’ampia gamma di mezzi vecchi e nuovi, dalle solenni encicliche ai più informali e tecnologici: stampa, radio, TV.
Ma brevità non vuol dire per forza insignificanza. Anzi. Il predecessore Benedetto XVI, teologo abituato a vergare ponderosi libri, rivolgendosi quasi due anni orsono a tutti gli operatori delle comunicazioni sociali assicurò che anche con messaggi non più lunghi di un versetto biblico “si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità”. E mesi dopo, era il dicembre del 2012, fu lui per non smentirsi ad attivare i ben sette account plurilingue papali su twitter, che divennero poi otto col latino e nove con l’arabo, addirittura.
Perché grandi discorsi no, è impensabili farli su internet in genere, medium poco congeniale a letture impegnative. In compenso, con le straordinarie potenzialità dei social network basta un clic per raggiungere in un istante, tutti insieme, un numero enorme di contatti personali; i cosiddetti followers, nel gergo di twitter in specie, termine equivalente più o meno ad un altro più affine al gergo del sacro e delle religioni, “seguaci”. E quelli di papa Bergoglio, che non appena eletto riattivò i vecchi account del predecessore previo cambio di denominazione e fotografia, hanno appena varcato la ragguardevole somma dei 10 milioni totali, è notizia dello scorso fine settimana. Costoro, a loro volta, possono pure "ritwittare" sui propri profili i tweet di Francesco, così che questi raggiungono, si calcola, ben 60 milioni circa di utenti.
Coerentemente poi con tutte le novità portate sul soglio di Pietro, il Papa argentino ha impresso un inconfondibile carattere molto personale anche alla sua presenza su twitter. Un “magistero” che ovviamente non riveste alcun carattere di “ufficialità”. Ma proprio i suoi tratti di “informalità”, “immediatezza”, “spigliatezza” son quelli che più e meglio funzionano in un medium notoriamente anarchico e pluralista come internet. Dove tutti hanno facoltà di immettere contenuti di qualunque tipo. E nell’assordante brusio di fondo che ne deriva, ognuno riscuote attenzione e considerazione solo in forza di quel che ha da dire.
140 caratteri, peraltro, bastano e avanzano per spiegare che “Gesù è il sole, Maria l’aurora che preannuncia il suo sorgere”. Più compressa sta invece nei limiti l’affermazione che “tutti i matrimoni affrontano momenti difficili, ma queste esperienze della croce possono rendere il cammino dell’amore ancora più forte” (28 settembre). Nella varietà poi di forme, argomenti, toni, motivi ispiratori delle centinaia ormai di tweet papali pubblicati non è difficile individuare alcuni “filoni”.
Il primo è quello legato a “eventi” dell’agenda papale come incontri, viaggi, celebrazioni dell’anno liturgico, varie ed eventuali. Spesso un "cinguettio" sintetizza e rilancia il punto saliente di un discorso pronunciato quel medesimo giorno nelle più svariate circostanze. Come il “pregate per la pace!” nel giorno (7 settembre) dell'affollata veglia in san Pietro per invocare pace in Siria e nel mondo. Oppure “preghiamo per avere un cuore che abbracci gli immigrati. Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato i più bisognosi”, è stato postato l’8 luglio, al termine della storica visita a Lampedusa. Oppure ancora l’emozionante quanto faticoso viaggio in Brasile per celebrare la XXVIII Giornata mondiale della Gioventù. “Sono di ritorno a casa e vi assicuro che la mia gioia è molto più grande della mia stanchezza!”, recitava @pontifex-it mentre sua Santità faceva rientro a Roma. L'indomani, 30 luglio, ecco invece un caldo invito a tutti i partecipanti: “adesso, ragazzi, dobbiamo continuare a vivere giorno per giorno quello che abbiamo professato insieme alla GMG”.
Si parlava appunto di “fare discepoli tutti i popoli”, era il tema della GMG di Rio, il che significa che “non possiamo restare chiusi nella parrocchia, nelle nostre comunità, quando tante persone sono in attesa del Vangelo! "Rio 2013 JMJ”, era stata la chiosa del Papa quando ancora la manifestazione era nel vivo. Ma come la Chiesa "aperta", protesa fuori di sé in ogni fibra del suo essere, pure altri capisaldi del magistero bergogliano trovano spazio su twitter. Milioni di followers, magari poco avvezzi ad informarsi per altri canali su quanto il Papa fa e dice, hanno appreso così che “la misericordia è la vera forza che può salvare l’uomo e il mondo dal peccato e dal male”, perché “il perdono di Dio è più forte di ogni peccato”. Senza nulla togliere, va da sé, al fatto che il cristianesimo o si prende sul serio o niente: “non possiamo essere cristiani part-time. Se Cristo è al centro della nostra vita, Lui è presente in tutto ciò che facciamo”. Curioso, per inciso, è pure l'utilizzo di espressioni anglofone ormai entrate nell'italiano colloquiale, come nel caso del "cristianesimo low cost" (a basso costo) che non esiste, dicevamo: "seguire Gesù vuol dire andare contro corrente, rinunciando al male e all’egoismo”. Detto altrimenti, “se vogliamo seguire Cristo da vicino, non possiamo cercare una vita comoda tranquilla. Sarà una vita impegnativa, ma piena di gioia”, perché “un cristiano non può mai essere annoiato o triste. Chi ama Cristo è una persona piena di gioia e che diffonde gioia”.
Così ad oggi Francesco ha composto giorno dopo giorno una sorta di "catechismo" in pillole che evidentemente piace e funziona bene, se l'editore di riferimento dei sacri palazzi, la Libreria editrice vaticana, ha pensato di raccogliere i tweet papali e pubblicarli anche nella forma del caro e vecchio buon libro. Dove tutto il vecchio "armamentario" della liturgia e della catechesi non è che viene accantonato, come se nell'era di internet fosse divenuta roba non più al passo coi tempi. "Manteniamo viva la nostra fede con la preghiera, con i sacramenti; siamo vigili per non dimenticarci di Dio”, esorta un altro cinguettio pontificio. Oppure la Bibbia, il Vangelo, "un ottimo programma di vita per tutti: le Beatitudini e Matteo 25”. Che tra parentesi è la pagine evangelica meno ispirata di tutte alla già richiamata misericordia divina: quella del giudizio finale.
Poi ci sono i tweet di carattere più intimamente spirituale, posti non di rado in forma di domanda (tipo “siamo pronti a impegnarci come cristiani coerenti 24 ore su 24, per dare testimonianza con la nostra parola e il nostro esempio?”), come stimolo al follower a guardarsi un poco dentro per esaminare la propria vita di fede alla luce di considerazioni varie, che possono prendere spunto dall'osservazione della vita quotidiana (i rapporti col vicinato, è l'esempio già menzionato) come dei gravi questioni di ordine sociale, politico economico che turbano la vita dei popoli: dalla fame e dallo scandalo dello spreco ("il consumismo ci ha indotti ad abituarci allo spreco. Ma il cibo che si butta via è come se fosse rubato ai poveri e agli affamati”) al rispetto negato alla sacralità della vita (“con la cultura dello scarto la vita umana non è più sentita come valore primario da rispettare e tutelare”), dal lavoro che manca un po' ovunque a causa della crisi ("penso a quanti sono disoccupati, spesso a causa di una mentalità egoista che cerca il profitto ad ogni costo") all'intolleranza religiosa ("Preghiamo per tanti cristiani nel mondo che ancora soffrono persecuzione e violenza. Che Dio dia loro il coraggio della fedeltà")
Il dibattito tra gli immancabili "apocalittici" ed "integrati" è come al solito ampio e ricco di voci, come al solito quando l'effetto di una novità (internet e i pervasivi social network, nel nostro caso) è così sconvolgente da sedurre senza mezzi termini oppure al contrario suscitare totale avversione. E della questione di come la Chiesa e i suoi pastori debbano muoversi nell'esplorare il lussureggiante continente digitale, così ricco di opportunità e risorse come di insidie, è quasi impossibile stendere in poche righe una pur sommaria sintesi. Papa Francesco da parte sua, candido e schietto come sempre, in versione sia "reale" che "virtuale" non sembra curarsi troppo di come finirà, nel suo pressoché quotidiano cinguettare. Ma i numeri, almeno quelli, per adesso gli danno tutti ragione.
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