Con l’approssimarsi della ricorrenza della giornata di preghiera per tutte le claustrali il prossimo 21 novembre, e in occasione della festa di sant’Agnese, sorella di Chiara di Assisi, quest’oggi vogliamo offrire agli amici de La Perfetta letizia le parole delle clarisse di Firenze, del monastero fondato dalla stessa Agnese.
Agnese d’Assisi non è conosciuta come la sorella Santa Chiara: la sua vita si svolge quasi all’ombra della sorella maggiore, ma è ricca di opere importanti e di una spiritualità viva e profonda tutta francescana.
Avendo seguito la sorella Chiara nell’ideale evangelico di Francesco, dopo aver vissuto diversi anni nella nuova Forma di vita a San Damiano, portò per obbedienza a Francesco e a Chiara questa stessa Forma di vita evangelica a Firenze, dove l’attendevano alcune donne, che si erano riunite dietro la predicazione e le esortazioni dei Frati venuti a Firenze e dello stesso San Francesco, per vivere come le sorelle di san Damiano.
“Agnese d’Assisi, mandata a Monticelli, piena dello spirito e degli insegnamenti della sorella Chiara, faceva di Monticelli il vero S. Damiano fiorentino, ed a ragione, di esso è considerata la vera madre; perché se Avegnente ne fu veramente la suscitatrice e prima guida, l’informatrice autentica non poteva venire che dal centro del francescanesimo femminile, appunto da San Damiano in Assisi. E fu Agnese infatti che dal Papa otteneva per Monticelli, primo forse, e rimasto quasi solo tra i Monasteri di Clarisse, il Privilegium paupertatis, come San Damiano di Assisi” così spiega P. Zeffirino Lazzeri, O.F.M.,nel suo Il Monastero di Piccarda, ossia Le Clarisse di Monticelli nella storia di Firenze, Arezzo 1912.
Al fonte battesimale Agnese aveva ricevuto il nome di Caterina, nasce circa tre anni dopo la sorella Chiara, fra il 1295 e il 1297. Dopo di lei nascerà Beatrice.
Nella famiglia ricca e nobile, Caterina ebbe sicuramente un’infanzia serena e gioiosa: molto affezionata alla sorella Chiara, sedici giorni dopo la partenza di Chiara per raggiungere la Porziuncola, Agnese, mossa dallo Spirito divino, si affretta a raggiungere la sorella e, svelandole l'intimo segreto della sua volontà, le confessa di volersi porre senza riserve al servizio di Dio. E Chiara, abbracciandola piena di gioia: «Ringrazio Dio, sorella dolcissima - le dice - perché mi ha esaudita nella mia sollecitudine per te».
Storica è la sua fuga da casa contrastata anch’essa dai parenti e la scena è proprio raffigurata nella pala del maestro di s Chiara custodita nell’omonima Basilica. Si vede la giovane acciuffata per i capelli e trascinata via a forza; prodigiosamente il suo corpo diventa pesante e lo stesso zio paterno rinuncia e la lascia stordita a terra.
Francesco stesso taglierà i capelli quale segno di donazione al Signore e sempre lui le imporrà il nome di Agnese nel ricordo dell’Agnello immolato.
Francesco più tardi, verso l’anno 1219, invierà la sorella di s Chiara a Firenze dove sarà accolta da un gruppo di nobili donne fiorentine.
Solo vicino alla morte della sorella s Agnese farà ritorno a san Damiano per poi passare alla vita eterna probabilmente quindi giorni dopo.
Monticelli è la località nella zona di Bellosguardo che accolse il primo monastero e di lì a poco venne trasferito nell’edificio più grandioso di Porta Romana e lì trovò rifugio Piccarda Donati nel tentativo di sfuggire alle nozze imposte dal fratello Forese. Di lei ne parla il poeta Dante quale primo incontro nel canto del Paradiso
Al poeta che le chiede il suo nome Piccarda così risponde:
“Io fui nel mondo vergine sorella; e se la mente tua ben sé rigurda, non m i ti celerà l’esser più bella, ma riconoscerai ch’io son Piccarda che, posta qui con altri beati, beata sono in la spera più tarda..”
Dante comprende allora che ogni dove è paradiso e Piccarda aggiunge di aver seguito la regola di santa Chiara, di aver promesso di essere monaca, sposa di Cristo, poi il dramma del rapimento dal convento rivelato con parole pudiche non velate da rancore, ma con una carezza rivolta alla dolcezza di quella “chiostra” in cui si era per breve tempo concretizzato l’ideale di vita da lei scelto.
Negli anni successivi molte donne della famiglia degli Ubaldini presero i voti. Seguirono varie peregrinazioni e spostamenti ma non si tratta di una triste eccezione bensì del percorso umano; quante volte si è dovuto lasciare case edificate e decorate con amore e sollecitudine, trovandosi ogni volta in balia degli eventi. San Francesco e santa Chiara esortavano i frati e le sorelle a vivere come pellegrine e forestiere in questo mondo.
Nei secoli tante furono le peregrinazioni e l’ultima ci vede sulle colline sopra Careggi, la zona degli ospedali, sul belvedere di Firenze. Fra le monache illustri di questi ultimi due secoli ricordiamo sr Chiara Francesca Tommaseo, figlia di Niccolò, che donò a Firenze i manoscritti del padre.
Rendiamo grazie per tutte le donne che in quel di Firenze e in tante parti della terra, (per noi clarisse seguendo la via del Vangelo nella Forma di vita indicata da santa Chiara), attraverso la preghiera e nell’offerta gioiosa della propria vita, vegliano e hanno vegliato sull’umanità tutta intera così come è uscita ed esce dal cuore di Dio.
Anche oggi continua la nostra e la loro preghiera nella comune responsabilità per le sorti dell'umanità, secondo le quotidiane necessità e intenzioni, secondo quei destini definitivi che l'umana famiglia ha in Dio stesso.
Quante persone ogni giorno dalla città alzeranno gli occhi al cielo senza sapere come, dove, perché avviene quanto stanno vivendo; noi – dalla collina – raccogliamo e presentiamo al Signore ogni affanno, ogni speranza di ciascuno, sapendo di poterlo gettare in Lui e chiedere consolazione e forza al di là di ogni umana comprensione e possibilità.
Il 21 novembre ricorre la giornata di preghiera per tutte le claustrali del mondo; da ciascuno attendiamo la vostra preghiera e per ciascuno noi esprimiamo il nostro GRAZIE! per il sostegno, il ricordo, e l’affidamento di ogni vostro bene. Il Signore doni a tutti e a ciascuno la Sua Pace.
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