Due studi, passo importante nella lotta contro la malattia
Un mix di anticorpi umani specifici contro il virus dell'Aids è riuscito ad eliminare l'Hiv in scimmie e risulta quindi una nuova promettente via terapeutica con alcuni vantaggi in più rispetto alle classiche terapie antiretrovirali oggi in uso. In due studi indipendenti entrambi pubblicati su Nature, questi anticorpi, che sono stati precedentemente isolati in rari pazienti, si sono dimostrati capaci di neutralizzare il virus Hiv nel giro di pochi giorni nel corpo delle scimmie, riducendo la cosiddetta carica virale (concentrazione del virus nel sangue), ma anche uccidendo le cellule già infettate degli animali. Le due ricerche sono state condotte da Dan Barouch Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC) di Boston e da Malcolm Martin presso il National Institute of Allergy and Infectious Diseases di Bethesda.
Alcuni degli anticorpi (ma non tutti) usati in questi studi sono una scoperta recente e di particolare interesse: si tratta di anticorpi molto potenti che si isolano da particolari pazienti - i cosiddetti elite controllers - che riescono a tenere per molto tempo naturalmente a bada il virus anche senza assumere terapie. Quasi tutti i soggetti sieropositivi producono anticorpi anti-Hiv poco efficaci perché il virus cambia continuamente forma riuscendo così a sfuggire alle difese dell'organismo. Viceversa, alcuni di questi rari pazienti detti elite controller producono un particolare tipo di anticorpi che attacca il virus nei suoi punti deboli ossia in parti del suo involucro che difficilmente possono cambiare forma o essere 'camuffati' per sfuggire appunto al sistema immunitario. I loro anticorpi, quindi, sono visti con speranza dai ricercatori che lottano contro l'Aids perché potrebbero insegnare loro come produrre un vaccino efficace ma anche perché potrebbero essere usati come terapia. Ed è quel che hanno fatto con successo i ricercatori Usa su scimmie infettate con un virus simile a quello dell'Aids.
Sia vari mix di questi anticorpi, sia uno di questi da solo (un anticorpo superpotente chiamato N332-glicano-dipendente PGT121 mAb), riescono nel giro di pochi giorni ad abbassare la carica virale negli animali ed anche a uccidere le cellule infettate che sono le fucine da cui esce nuovo virus. Ed è proprio questa l'importante differenza con le terapie antiretrovirali classiche che, pur essendo molto efficaci nel ridurre la viremia (carica virale o concentrazione di virus nel sangue) non agiscono sulle cellule infette. Sotto l'azione di questi anticorpi il virus resta soppresso a lungo e ricomincia a comparire solo quando la concentrazione di anticorpi scende. Se i risultati sulle scimmie si avessero in futuro anche su pazienti, quindi, gli anticorpi superpotenti anti-Aids potrebbero divenire una terapia efficace contro l'Hiv.
Questi anticorpi non rappresentano ancora una potenziale via di cura definitiva alla malattia, ma di certo sarebbero un passo avanti enorme nella lotta all'Aids.
fonte articolo
Un mix di anticorpi umani specifici contro il virus dell'Aids è riuscito ad eliminare l'Hiv in scimmie e risulta quindi una nuova promettente via terapeutica con alcuni vantaggi in più rispetto alle classiche terapie antiretrovirali oggi in uso. In due studi indipendenti entrambi pubblicati su Nature, questi anticorpi, che sono stati precedentemente isolati in rari pazienti, si sono dimostrati capaci di neutralizzare il virus Hiv nel giro di pochi giorni nel corpo delle scimmie, riducendo la cosiddetta carica virale (concentrazione del virus nel sangue), ma anche uccidendo le cellule già infettate degli animali. Le due ricerche sono state condotte da Dan Barouch Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC) di Boston e da Malcolm Martin presso il National Institute of Allergy and Infectious Diseases di Bethesda.
Alcuni degli anticorpi (ma non tutti) usati in questi studi sono una scoperta recente e di particolare interesse: si tratta di anticorpi molto potenti che si isolano da particolari pazienti - i cosiddetti elite controllers - che riescono a tenere per molto tempo naturalmente a bada il virus anche senza assumere terapie. Quasi tutti i soggetti sieropositivi producono anticorpi anti-Hiv poco efficaci perché il virus cambia continuamente forma riuscendo così a sfuggire alle difese dell'organismo. Viceversa, alcuni di questi rari pazienti detti elite controller producono un particolare tipo di anticorpi che attacca il virus nei suoi punti deboli ossia in parti del suo involucro che difficilmente possono cambiare forma o essere 'camuffati' per sfuggire appunto al sistema immunitario. I loro anticorpi, quindi, sono visti con speranza dai ricercatori che lottano contro l'Aids perché potrebbero insegnare loro come produrre un vaccino efficace ma anche perché potrebbero essere usati come terapia. Ed è quel che hanno fatto con successo i ricercatori Usa su scimmie infettate con un virus simile a quello dell'Aids.
Sia vari mix di questi anticorpi, sia uno di questi da solo (un anticorpo superpotente chiamato N332-glicano-dipendente PGT121 mAb), riescono nel giro di pochi giorni ad abbassare la carica virale negli animali ed anche a uccidere le cellule infettate che sono le fucine da cui esce nuovo virus. Ed è proprio questa l'importante differenza con le terapie antiretrovirali classiche che, pur essendo molto efficaci nel ridurre la viremia (carica virale o concentrazione di virus nel sangue) non agiscono sulle cellule infette. Sotto l'azione di questi anticorpi il virus resta soppresso a lungo e ricomincia a comparire solo quando la concentrazione di anticorpi scende. Se i risultati sulle scimmie si avessero in futuro anche su pazienti, quindi, gli anticorpi superpotenti anti-Aids potrebbero divenire una terapia efficace contro l'Hiv.
Questi anticorpi non rappresentano ancora una potenziale via di cura definitiva alla malattia, ma di certo sarebbero un passo avanti enorme nella lotta all'Aids.
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