lunedì, novembre 11, 2013
La polizia saudita ha fatto irruzione nel sobborgo di Manfuha: gli abitanti assembrati e costretti a salire sui pullman per il rimpatrio

NeneNews - Un vero e proprio rastrellamento, con perlustrazioni casa per casa, assembramenti ingombri di valigie e intere famiglie caricate sui pullman verso un centro di detenzione prima di essere condotti fuori dal Paese. E negli scontri con la polizia sono rimaste uccise due persone, mentre circa 68 sarebbero ferite. Si è conclusa così la settimana di "caccia all'immigrato" che le autorità saudite hanno effettuato allo scadere dell'amnistia di sette mesi concessa ai lavoratori migranti irregolari.

L'operazione è cominciata lunedì scorso, con l'arresto di migliaia di persone in situazione di irregolarità: i controlli a tappeto hanno evidenziato una vasta gamma di presenze illegali, che vanno dai possessori di visto turistico scaduto a pellegrini alla ricerca un'occupazione, e persino lavoratori giornalieri impiegati da uno sponsor ufficiale - necessario per ottenere un visto di lavoro in Arabia Saudita e nella maggior parte dei paesi del Golfo - trovati a lavorare con un altro datore di lavoro.

Stando ai numeri diffusi dall'agenzia AFP, dei nove milioni di lavoratori stranieri presenti in Arabia Saudita, circa 1 milione ha approfittato dell'amnistia per lasciare il Paese. Altri quattro milioni di irregolari sono invece riusciti a trovare un datore di lavoro che li sponsorizzasse, ma così facendo hanno praticamente svuotato il mercato del lavoro "freelance" sfruttabile. Migliaia di altri irregolari sono stati arrestati nei giorni scorsi e, i più riottosi, sono stati asserragliati nel sobborgo povero di Manfuha - abitato prevalentemente da somali, etiopi ed eritrei - a Riyadh, dal quale sono poi stati deportati.

Secondo la versione della polizia saudita, citata dall'agenzia ufficiale SPA, sabato scorso agli abitanti del quartiere era stata data la possibilità di farsi avanti: un alloggio era stato reso disponibile in attesa del rimpatrio, anch'esso già organizzato. Poi sarebbe scoppiata una rissa tra sauditi e immigrati, scatenata dal lancio di pietre degli stranieri arroccati nelle stradine del quartiere - che loro, le forze speciali di polizia, avrebbero prontamente sedato. Negli scontri, un cittadino saudita e uno etiope sarebbero rimasti uccisi. Ma il governo etiope, citando rapporti non verificati, ha accusato la polizia di aver sparato a un suo cittadino mentre le unità speciali penetravano nel quartiere per portare via gli immigrati con la forza.

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La caccia alle streghe contro gli immigrati arriva in un momento in cui re Abdallah è impegnato ad arginare lo spettro di possibili, future contestazioni nel Paese per l'emergenza lavoro: con un tasso di disoccupazione attestato al 12,5 per cento che tocca principalmente i giovani - il 60 per cento della popolazione saudita - e il lavoro quasi esclusivamente nelle mani degli stranieri che non rifiutano salari bassi, la monarchia saudita sta puntando ora su politiche di "saudizzazione" del lavoro che non hanno ancora dato i risultati sperati: concorsi pubblici che favoriscano i sauditi e controlli a tappeto ai lavoratori clandestini.

Nonostante sia il primo esportatore mondiale di greggio e le sue riserve in oro e in valuta estera sfiorino i 700 miliardi di dollari, Riyadh paga ai propri dipendenti stipendi molto più bassi che del resto della penisola. I cittadini puntano il dito contro la corruzione e i prestiti all'estero, soprattutto contro gli aiuti da 5 miliardi di dollari recentemente versati all'Egitto. Così il re tenta di fare dei migranti il capro espiatorio della crisi economica che sta lambendo il Paese: con l'80 per cento della popolazione - sempre più consumista - che vive di prestiti bancari, lo spettro di una rivolta in stile primavera araba - che comincia a correre sul web - non è mai troppo lontano.


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