A seguito di una serie di attacchi contro i migranti, Amnesty International ha sollecitato le autorità della Bulgaria a impegnarsi maggiormente per prevenire i crimini motivato da odio xenofobo.
Amnesty - Il 9 novembre 2013 un cittadino bulgaro di origini turche è stato picchiato da un gruppo di persone che l'aveva scambiato per un migrante ed è finito in coma. Il giorno dopo, un ragazzo proveniente dal Mali è stato attaccato nei pressi di una moschea nella capitale Sofia. Una settimana prima, era stato aggredito un siriano di 17 anni. "Stiamo assistendo a un allarmante e pericolo aumento della xenofobia e i migranti e i rifugiati che si trovano in Bulgaria vivono ormai in un clima di paura. Le autorità dovrebbero prevenire gli attacchi e indagare quelli già occorsi. Al contrario, molte recenti dichiarazioni di rappresentanti del governo rischiano solo di rendere la situazione ancora più incandescente" - ha dichiarato Barbora Cernusakova di Amnesty International.
Il forte aumento del numero di migranti, richiedenti asilo e rifugiati - questi ultimi provenienti soprattutto dalla Siria - ha dato vita proteste di gruppi di estrema destra. La retorica anti-immigrazione è stata fatta propria anche dal ministro dell'Interno Tsvetlin Yovchev, che a ottobre ha dichiarato: "Non c'è un solo paese che abbia mai beneficiato dal fatto che ci sono rifugiati sul suo territorio".
Il presidente e il primo ministro della Bulgaria hanno condannato la xenofobia. Contemporaneamente, tuttavia, il governo ha annunciato misure per fermare l'ingresso dei rifugiati nel paese. Il ministro della Difesa Angel Naydenov ha promesso di adottare "provvedimenti molto seri" alla frontiera meridionale con Grecia e Turchia.
"Invece di intervenire contro i migranti, molti dei quali hanno pieno titolo a chiedere asilo politico, le autorità bulgare dovrebbero garantire che i richiedenti asilo, i rifugiati e i migranti si sentano ben accolti nel paese e non debbano vivere nella paura" - ha concluso Cernusakova.
Amnesty - Il 9 novembre 2013 un cittadino bulgaro di origini turche è stato picchiato da un gruppo di persone che l'aveva scambiato per un migrante ed è finito in coma. Il giorno dopo, un ragazzo proveniente dal Mali è stato attaccato nei pressi di una moschea nella capitale Sofia. Una settimana prima, era stato aggredito un siriano di 17 anni. "Stiamo assistendo a un allarmante e pericolo aumento della xenofobia e i migranti e i rifugiati che si trovano in Bulgaria vivono ormai in un clima di paura. Le autorità dovrebbero prevenire gli attacchi e indagare quelli già occorsi. Al contrario, molte recenti dichiarazioni di rappresentanti del governo rischiano solo di rendere la situazione ancora più incandescente" - ha dichiarato Barbora Cernusakova di Amnesty International.
Il forte aumento del numero di migranti, richiedenti asilo e rifugiati - questi ultimi provenienti soprattutto dalla Siria - ha dato vita proteste di gruppi di estrema destra. La retorica anti-immigrazione è stata fatta propria anche dal ministro dell'Interno Tsvetlin Yovchev, che a ottobre ha dichiarato: "Non c'è un solo paese che abbia mai beneficiato dal fatto che ci sono rifugiati sul suo territorio".
Il presidente e il primo ministro della Bulgaria hanno condannato la xenofobia. Contemporaneamente, tuttavia, il governo ha annunciato misure per fermare l'ingresso dei rifugiati nel paese. Il ministro della Difesa Angel Naydenov ha promesso di adottare "provvedimenti molto seri" alla frontiera meridionale con Grecia e Turchia.
"Invece di intervenire contro i migranti, molti dei quali hanno pieno titolo a chiedere asilo politico, le autorità bulgare dovrebbero garantire che i richiedenti asilo, i rifugiati e i migranti si sentano ben accolti nel paese e non debbano vivere nella paura" - ha concluso Cernusakova.
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