venerdì, novembre 15, 2013
Il Dalai Lama, che la dirigenza cinese considera un pericoloso sovversivo, dedito a attività illegali e a cospirare contro la Repubblica popolare, ha espresso oggi un rinnovato credito verso la leadership di Pechino.

Misna - IL leader spirituale dei tibetani, in esilio in India ma instancabile promotore dell’identità della sua terra d’origine e della nonviolenza, ha detto di ritenere il presidente Xi Jinping e il primo ministro Li Keqiang, come pure altri nuovi leader in carica da circa un anno, più ricettivi verso la causa tibetana e la richiesta di una maggiore autonomia. Lo stesso vale per gli intellettuali e funzionari governativi anziani che sembrano dimostrare una maggiore comprensione per l’approccio “mediano” da lui proposto dell’autonomia del Tibet, isolando così “gli intransigenti”. Nell’intervista rilasciata all’agenzia di stampa giapponese Kyodo News alla vigilia del suo viaggio in Giappone, il Dalai Lama ha segnalato come, per sua opinione, “molti intellettuali cercano una via più pratica rispetto all’approccio dei fautori della linea dura, che ritengono non utile sulla distanza. Per questo le cose stanno cambiando”, ha detto. Ricordando il numero crescente di immolazioni di giovani tibetani, il leader religioso – che ha anche inviato un messaggio di augurio alle popolazioni del Giappone orientale colpite da terremoto, tsunami e crisi nucleare – ha chiesto alle autorità cinesi di indagare sulle cause di queste scelte, frutto di una situazione che ha definito “insostenibile”.

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