martedì, novembre 05, 2013
La pratica di espiantare organi da condannati a morte dopo l’esecuzione potrebbe essere presto sospesa anche in Cina, unico paese al mondo dove è ancora presente in modo sistematico.

Misna - Per la metà del 2014, a tutti gli ospedali autorizzati per i trapianti di organi sarà proibito utilizzare organi di detenuti dopo l’esecuzione. In pratica si dovranno utilizzare esclusivamente organi donati volontariamente e ottenuti attraverso il sistema di coordinamento nazionale in via di sperimentazione. Un impegno difficile, data la scarsità di donatori, un problema collegato in Cina alla credenza che sia importante seppellire o bruciare il corpo intatto, è crescente e di difficile soluzione per la sua estensione.

Dei 300.000 pazienti stimati in lista d’attesa ogni anno soltanto una media di 10.000 riescono ad ottenere il trapianto. Una situazione che ha dato vita a un ampio mercato illegale di organi, in parte provenienti dai detenuti giustiziati, in parte da persone non registrate anagraficamente oppure rapite. In parte anche donatori volontari ma illegali.

La legge del 2007 che regola i trapianti bandisce l’espianto da donatori in vita, prevedendo eccezioni per coniugi, consanguinei o membri adottati della famiglia. Tuttavia, le necessità finanziarie di molti potenziali donatori e le crescenti possibilità economiche di molti che abbisognano di trapianto, oltre che connivenze e corruzione, sono state finora incentivi ad aggirare la legge, che pure necessita di adeguamenti.


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