Un libro analizza gli autori e le opere più cari a Jorge Mario Bergoglio
Aleteia - Se è vero che gli oggetti di una persona aiutano a capirne personalità, inclinazioni e interessi, ciò vale a maggior ragione se questi oggetti sono i libri che si leggono. Sapere quali generi letterari affascinano di più e quali autori e opere hanno catturato maggiormente l'attenzione permette di conoscere più a fondo il lettore e dà spesso più informazioni di tanti discorsi. I papi non sfuggono alla regola, e per questo il libro di Andrea Monda e Saverio Simonelli “Fratelli e sorelle, buona lettura! Il mondo letterario di papa Francesco” (Àncora editrice) è uno strumento prezioso per approfondire la conoscenza del pontefice argentino.
Il testo – disponibile in libreria ed e-book da mercoledì 6 novembre - non vuole essere un saggio letterario in senso stretto, ma una rilettura di autori e testi a volte difficili attraverso la semplicità e l'immediatezza del papa, che ama predicare raccontando, proponendo immagini e traducendo nel linguaggio quotidiano i concetti più complessi.
Padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, ha scritto nella prefazione al testo che l'opera si pone come un'esperienza “insieme artistica e spirituale” e sottolinea come un gesuita, come ogni cristiano, debba “essere creativo”. Rivolgendosi di recente ai catechisti, del resto, lo stesso papa ha ricordato che la creatività è la colonna dell’essere cristiani perché Dio stesso è creativo. Uno dei modi migliori per assumere una dimensione creativa è proprio la lettura, perché la letteratura aiuta a capire meglio la realtà dal momento che il poeta o lo scrittore “è come un nervo scoperto che sente meglio degli altri, percepisce e trasmette quello che ci circonda”. “Ecco allora che condividere le letture, i gusti letterari, il mondo immaginativo di papa Francesco può diventare una guida non solo a scoprire o riscoprire alcuni autori, ma anche e soprattutto a ragionare sul senso del leggere opere che sono testimonianze di umanità”.
Per Monda e Simonelli, curiosare nella biblioteca del papa è dunque “prima di un viaggio intellettuale, anzitutto un’esplorazione umana, la perlustrazione di un territorio che lui si è ritagliato negli anni e dove ogni persona può trovare segnali utili e proficui per il proprio percorso, da credente o meno”.
Nel libro si passa da Borges, che Bergoglio conobbe personalmente, a Manzoni e Dostoevskij, “che nella storia degli uomini, contrassegnata dal dramma della libertà, lasciano intravedere il misterioso disegno della Provvidenza nelle opere di misericordia degli umili e dei semplici”. Si passa poi a Chesterton, scrittore molto amato da papa Francesco, che è membro autorevole della Società Chestertoniana Argentina, proseguendo con Antonio Dal Masetto, romanziere italo-argentino, e Tolkien con la sua grande epica fantasy, per finire con Hölderlin, uno dei più grandi poeti del Romanticismo europeo. Da Joseph Malègue, poi, il papa ha tratto l'espressione “le classi medie della santità” per indicare la massa anonima di santi che vivono ordinariamente e salvano il mondo.
Il motto episcopale di Bergoglio, “Miserando atque eligendo”, ricorda il binomio misericordia-libertà che si rinviene proprio in tre famosi romanzieri: Manzoni, Dostoevskij e Tolkien. “Se Manzoni è il cantore della misericordia (miserando), Dostoevskij è lo scrittore della scelta, della libertà (eligendo). Dio offre il suo amore e la sua misericordia liberamente agli uomini, i quali possono altrettanto liberamente decidere per l’adesione a questo amore o per il rifiuto”.
Similmente, “Il Signore degli Anelli” tolkeniano è “la storia di una chiamata, di una convocazione che interpella la libera coscienza dei diversi personaggi”, un “trionfo della misericordia”. Si passa poi a Chesterton, “a ricordarci quella dimensione profonda, radicata nel cuore dell’esistenza umana, che è la gioia che scaturisce dalla gratitudine”.
Lo specifico del papa Francesco lettore, concludono gli autori, è che “anche se non intende far pubblicità ai testi che cita, ce li rende immediatamente familiari e condivisibili” “con la semplicità e l’immediatezza del suo tratto”. “E allora quell’aura colta che potrebbe spaventare molti si dissolve con l’immediata ma vigorosa semplicità del suo sorriso”.
Aleteia - Se è vero che gli oggetti di una persona aiutano a capirne personalità, inclinazioni e interessi, ciò vale a maggior ragione se questi oggetti sono i libri che si leggono. Sapere quali generi letterari affascinano di più e quali autori e opere hanno catturato maggiormente l'attenzione permette di conoscere più a fondo il lettore e dà spesso più informazioni di tanti discorsi. I papi non sfuggono alla regola, e per questo il libro di Andrea Monda e Saverio Simonelli “Fratelli e sorelle, buona lettura! Il mondo letterario di papa Francesco” (Àncora editrice) è uno strumento prezioso per approfondire la conoscenza del pontefice argentino.
Il testo – disponibile in libreria ed e-book da mercoledì 6 novembre - non vuole essere un saggio letterario in senso stretto, ma una rilettura di autori e testi a volte difficili attraverso la semplicità e l'immediatezza del papa, che ama predicare raccontando, proponendo immagini e traducendo nel linguaggio quotidiano i concetti più complessi.
Padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, ha scritto nella prefazione al testo che l'opera si pone come un'esperienza “insieme artistica e spirituale” e sottolinea come un gesuita, come ogni cristiano, debba “essere creativo”. Rivolgendosi di recente ai catechisti, del resto, lo stesso papa ha ricordato che la creatività è la colonna dell’essere cristiani perché Dio stesso è creativo. Uno dei modi migliori per assumere una dimensione creativa è proprio la lettura, perché la letteratura aiuta a capire meglio la realtà dal momento che il poeta o lo scrittore “è come un nervo scoperto che sente meglio degli altri, percepisce e trasmette quello che ci circonda”. “Ecco allora che condividere le letture, i gusti letterari, il mondo immaginativo di papa Francesco può diventare una guida non solo a scoprire o riscoprire alcuni autori, ma anche e soprattutto a ragionare sul senso del leggere opere che sono testimonianze di umanità”.
Per Monda e Simonelli, curiosare nella biblioteca del papa è dunque “prima di un viaggio intellettuale, anzitutto un’esplorazione umana, la perlustrazione di un territorio che lui si è ritagliato negli anni e dove ogni persona può trovare segnali utili e proficui per il proprio percorso, da credente o meno”.
Nel libro si passa da Borges, che Bergoglio conobbe personalmente, a Manzoni e Dostoevskij, “che nella storia degli uomini, contrassegnata dal dramma della libertà, lasciano intravedere il misterioso disegno della Provvidenza nelle opere di misericordia degli umili e dei semplici”. Si passa poi a Chesterton, scrittore molto amato da papa Francesco, che è membro autorevole della Società Chestertoniana Argentina, proseguendo con Antonio Dal Masetto, romanziere italo-argentino, e Tolkien con la sua grande epica fantasy, per finire con Hölderlin, uno dei più grandi poeti del Romanticismo europeo. Da Joseph Malègue, poi, il papa ha tratto l'espressione “le classi medie della santità” per indicare la massa anonima di santi che vivono ordinariamente e salvano il mondo.
Il motto episcopale di Bergoglio, “Miserando atque eligendo”, ricorda il binomio misericordia-libertà che si rinviene proprio in tre famosi romanzieri: Manzoni, Dostoevskij e Tolkien. “Se Manzoni è il cantore della misericordia (miserando), Dostoevskij è lo scrittore della scelta, della libertà (eligendo). Dio offre il suo amore e la sua misericordia liberamente agli uomini, i quali possono altrettanto liberamente decidere per l’adesione a questo amore o per il rifiuto”.
Similmente, “Il Signore degli Anelli” tolkeniano è “la storia di una chiamata, di una convocazione che interpella la libera coscienza dei diversi personaggi”, un “trionfo della misericordia”. Si passa poi a Chesterton, “a ricordarci quella dimensione profonda, radicata nel cuore dell’esistenza umana, che è la gioia che scaturisce dalla gratitudine”.
Lo specifico del papa Francesco lettore, concludono gli autori, è che “anche se non intende far pubblicità ai testi che cita, ce li rende immediatamente familiari e condivisibili” “con la semplicità e l’immediatezza del suo tratto”. “E allora quell’aura colta che potrebbe spaventare molti si dissolve con l’immediata ma vigorosa semplicità del suo sorriso”.
Roberta Sciamplicotti
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