venerdì, novembre 08, 2013
Il regime dei Kim ha concesso all'organizzazione umanitaria - che comprende anche diversi sacerdoti cattolici - il permesso di gestire 12 sanatori. Il p. Gerard Hammond, che da 30 anni lavora con il Nord, spiega: "Il governo ha più consapevolezza del problema e sta facendo alcune importanti concessioni. Da parte nostra, noi non nascondiamo l'identità cattolica".

Seoul (AsiaNews) - Per contrastare la piaga della tubercolosi, che in Corea del Nord sembra aumentare in controtendenza rispetto al mondo, il regime guidato da Kim Jong-un ha concesso alla Eugene Bell Foundation (organizzazione umanitaria che comprende diversi sacerdoti cattolici) il permesso di aggiungere altri quattro sanatori alla lista di quelli già sostenuti dal gruppo.

 Il totale sale ora a 12 e, come spiega ad AsiaNews p. Gerard Hammond, "copre la metà della parte occidentale, dalla città di Shinuiju nel nord a quella di Kaesong nel sud". Il p. Hammond lavora da circa 20 anni con la Corea del Nord. Superiore regionale dei missionari Maryknoll, ha compiuto più di 50 viaggi nel Paese: quest'anno ha ottenuto la cittadinanza sudcoreana, un onore rarissimo per un occidentale, proprio in considerazione del suo impegno umanitario e cattolico. Anche la Eugene Bell Foundation ha una lunga storia di aiuti al Nord. Nata nel 1995 per volontà di Stephen Linton, comprende una delegazione che due volte l'anno può visitare alcune zone della Corea del Nord. La consegna di medicinali e attrezzature mediche per debellare la tubercolosi è lo scopo delle visite.

Il Paese ha circa 22 milioni di abitanti, di cui la metà sotto la soglia della povertà. La tubercolosi, come spiega p. Hammond, "si propaga per via aerea e colpisce coloro che soffrono di malnutrizione o di generica debolezza organica. Stiamo cercando di fare il possibile per fermare il contagio, e in questo la nostra controparte è molto propositiva. Noi non nascondiamo la nostra identità, le richieste per i visti sono oneste e nella delegazione di quest'ultimo viaggio c'erano in tutto cinque sacerdoti".

Durante l'ultima visita "abbiamo visitato alcuni centri per il trattamento della tisi: ora la Fondazione ne sostiene in totale 12, in diverse parti del Paese. Copriamo la metà della parte occidentale, dalla città di Shinuiju nel nord a quella di Kaesong nel sud". In un raro segno di apertura, il governo di Pyongyang ha concesso alla delegazione una settimana in più rispetto alle due che vengono di solito concesse: inoltre, nell'ultimo viaggio il gruppo era più numeroso del solito. Queste novità sono interpretate come una presa di coscienza da parte del regime, che teme il diffondersi della malattia in maniera endemica.

Grazie al sostegno dell'ambasciata polacca a Pyongyang, p. Hammond è stato anche in grado di celebrare messa nella capitale del Nord: "Quest'anno i presenti erano più di 70, un numero enorme e davvero imprevisto. Molti hanno accettato di firmare il foglio delle presenze, una novità rispetto al passato: significa che non hanno timore di farsi identificare, e quindi che godono forse di un maggior grado di libertà".


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