Due provvedimenti attesi e importanti, hanno annunciato oggi i mass media cinesi, sono stati decisi durante i lavori a porte chiuse del Terzo Plenum del 18° Comitato centrale del Partito comunista cinese che si è tenuto a Pechino dal 9 al 12 novembre.
Misna - Il primo riguarda, dopo tante voci su una sostanziale modifica della legge, il primo provvedimento concreto di allentamento della rigida politica demografica conosciuta come “legge del figlio unico”. La novità riguarda la possibilità di un secondo figlio senza incorrere in sanzioni se anche uno solo dei genitori è figlio unico. Finora era concesso un secondo figlio se entrambi i genitori si trovavano ad essere unica prole in famiglia. Un provvedimento che consentirà con meno difficoltà, quindi, di proseguire la discendenza, senza ricorrere all’adozione, di evitare tensioni con le autorità, ma anche di mantenere un livello di moderata crescita demografica.
Una “decisione chiave” per i media cinesi, che incrina il regime imposto con ampi abusi ma anche con crescenti resistenze e eccezioni dalla fine degli ani Settanta del XX secolo. Un’operazione che in sé potrebbe anche essere puramente simbolica. Un segnale, tuttavia, della volontà del partito e del governo di alleggerire la pressione sulla popolazione per quanto riguarda leggi e usi che non solo contraddicono diritti umani generalmente riconosciuti, ma che sono sempre più avversati dalla stessa società cinese in quanto consentono ampi abusi verso le famiglie che trasgrediscono, favoriscono traffici illegali di minori, consentono che un gran numero di neonati non vengano registrati per evitare pesanti multe e sequestro di beni.
La politica subirà ulteriori modifiche con gradualità per promuovere quello che ufficialmente viene definito “lo sviluppo bilanciato nel lungo termine della popolazione cinese”. Senza che però sia messa in discussione la necessità della legge, pure se con davanti i dati ufficiali che segnalano come dall’inizio dell’anno, per la prima volta in un trentennio, la crescita della popolazione abbia subito una contrazione. Un dato che, se confermato, potrebbe evidenziare un rischio per lo sviluppo del paese nel medio termine.
Il secondo provvedimento riguarda invece il futuro dei Laogai, i “campi di rieducazione attraverso il lavoro”, simbolo del lato più repressivo del potere cinese, che nei periodi più bui della storia moderna hanno ospitato milioni di dissidenti, scesi nel 2009, secondo dati Onu, a 190.000. La loro chiusura che avverrà entro il 2020, è stata motivata “come parte dell’impegno a migliorare i diritti umani e la pratica giudiziaria”, ma non le sono estranee l’evoluzione della società cinese e l’opposizione dell’opinione pubblica interna e ancor più internazionale al loro mantenimento.
Misna - Il primo riguarda, dopo tante voci su una sostanziale modifica della legge, il primo provvedimento concreto di allentamento della rigida politica demografica conosciuta come “legge del figlio unico”. La novità riguarda la possibilità di un secondo figlio senza incorrere in sanzioni se anche uno solo dei genitori è figlio unico. Finora era concesso un secondo figlio se entrambi i genitori si trovavano ad essere unica prole in famiglia. Un provvedimento che consentirà con meno difficoltà, quindi, di proseguire la discendenza, senza ricorrere all’adozione, di evitare tensioni con le autorità, ma anche di mantenere un livello di moderata crescita demografica.
Una “decisione chiave” per i media cinesi, che incrina il regime imposto con ampi abusi ma anche con crescenti resistenze e eccezioni dalla fine degli ani Settanta del XX secolo. Un’operazione che in sé potrebbe anche essere puramente simbolica. Un segnale, tuttavia, della volontà del partito e del governo di alleggerire la pressione sulla popolazione per quanto riguarda leggi e usi che non solo contraddicono diritti umani generalmente riconosciuti, ma che sono sempre più avversati dalla stessa società cinese in quanto consentono ampi abusi verso le famiglie che trasgrediscono, favoriscono traffici illegali di minori, consentono che un gran numero di neonati non vengano registrati per evitare pesanti multe e sequestro di beni.
La politica subirà ulteriori modifiche con gradualità per promuovere quello che ufficialmente viene definito “lo sviluppo bilanciato nel lungo termine della popolazione cinese”. Senza che però sia messa in discussione la necessità della legge, pure se con davanti i dati ufficiali che segnalano come dall’inizio dell’anno, per la prima volta in un trentennio, la crescita della popolazione abbia subito una contrazione. Un dato che, se confermato, potrebbe evidenziare un rischio per lo sviluppo del paese nel medio termine.
Il secondo provvedimento riguarda invece il futuro dei Laogai, i “campi di rieducazione attraverso il lavoro”, simbolo del lato più repressivo del potere cinese, che nei periodi più bui della storia moderna hanno ospitato milioni di dissidenti, scesi nel 2009, secondo dati Onu, a 190.000. La loro chiusura che avverrà entro il 2020, è stata motivata “come parte dell’impegno a migliorare i diritti umani e la pratica giudiziaria”, ma non le sono estranee l’evoluzione della società cinese e l’opposizione dell’opinione pubblica interna e ancor più internazionale al loro mantenimento.
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