Una generazione che rischia di perdersi: i minorenni siriani scappati all'estero sono costretti a lavorare, non vanno a scuola e vivono nella paura. Il rapporto dell'Unhcr
Roma (NenaNews) - I bambini siriani stanno pagando il prezzo più alto di quasi di tre anni di guerra che hanno provocato una enorme emergenza umanitaria: oltre 120.000 morti e milioni di profughi e sfollati. Un rapporto dell'Alto commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) parla di condizioni di vita disumane per i minorenni profughi: sono oltre 2,2 milioni quelli fuggiti all'estero e tra loro molti non vanno a scuola anche da anni e spesso devono lavorare per sostenere famiglie numerose. Nei combattimenti, invece, sono morti oltre 11.000 bambini. Inoltre, la minaccia di un'epidemia di poliomielite ha fatto decidere all'Onu una vaccinazione in massa in tutti gli Stati dell'area.
Il Libano, il Paese che accoglie più siriani, ci sono circa 385.000 minorenni arrivati dalla Siria e quelli in età scolare superano in numero i libanesi in età scolare. Ma il sistema scolastico non regge una presenza così massiccia e anche il ricorso ai turni pomeridiani non è sufficiente a garantire gli studi ai siriani. L'80 per cento di loro non va a scuola e la ragione è spesso economica: devono sostenere le famiglie lavorando per paghe misere (3-4 dollari al giorno) nei negozi, nei campi o nell'edilizia. In Giordania, dove ci sono circa 291.000 bambini siriani, la situazione non è migliore. La dispersione scolastica è il problema principale per questi bambini che hanno vissuto il trauma della guerra, sono stati testimoni di atrocità e devono vivere da profughi, spesso nei campi di accoglienza. Sono spesso discriminati, hanno paura di uscire da soli e quindi trascorrono molto tempo nei campi o in appartamenti affollati, senza giocare né studiare. Inoltre, 70.000 famiglie di rifugiati siriani ha perso il padre e così molti ragazzi appena adolescenti si fanno carico del mantenimento dei famigliari. E ci sono 3.700 bambini soli, orfani esposti ad abusi.
Tra questi giovani sradicati e sconvolti dalla guerra cresce la rabbia e, secondo il rapporto dell'Unhcr, in molti sono disposti a tornare in Siria a combattere. Costretti a vivere nella miseria, senza studiare, con difficoltà di accesso ai servizi e sfruttati sui posti di lavoro, questi ragazzi sono facilmente reclutati nelle file dei combattenti. "Se non agiamo in fretta, una generazione di innocenti si perderà in questa orribile guerra", ha detto Antonio Guterres, l'Alto commissario Onu per i Rifugiati, lanciando un appello alla comunità internazionale a sostenere i Paesi che si stanno facendo carico dell'accoglienza dei siriani.
l'Unhcr sinora ha ricevuto circa il 32 per cento del miliardo e 700.000 dollari che servirebbero a coprire i bisogni del 2013 in Libano. E nel 2014 la situazione è destinata a peggiorare. La guerra prosegue e la gente scappa verso gli Stati confinanti, mentre la diplomazia non è riuscita a ottenere neanche una tregua e di Siria se ne parlerà il prossimo 22 gennaio a Ginevra. Intanto, i combattimenti sulle montagne del Qalamoun, dove le truppe del presidente siriano Bashar al Assad stanno riguadagnando terreno, costringono alla fuga migliaia di persone. Dalla metà di novembre sono arrivati in Libano, nella Valle della Bekaa, quasi 17.500 siriani, secondo il ministero dell'Interno di Beirut.
L'esilio forzato di migliaia di siriani è destinato a durare a lungo, poiché al momento non si è aperto alcuno spiraglio sulla soluzione della crisi. E c'è anche il problema delle decine di bambini nati in Paesi stranieri e privi di certificato di nascita: nel campo di Zaatari, in Giordania, sono stati rilasciati soltanto 68 certificati di nascita, ma le nascite sono state di gran lunga superiori.
Il Libano, il Paese che accoglie più siriani, ci sono circa 385.000 minorenni arrivati dalla Siria e quelli in età scolare superano in numero i libanesi in età scolare. Ma il sistema scolastico non regge una presenza così massiccia e anche il ricorso ai turni pomeridiani non è sufficiente a garantire gli studi ai siriani. L'80 per cento di loro non va a scuola e la ragione è spesso economica: devono sostenere le famiglie lavorando per paghe misere (3-4 dollari al giorno) nei negozi, nei campi o nell'edilizia. In Giordania, dove ci sono circa 291.000 bambini siriani, la situazione non è migliore. La dispersione scolastica è il problema principale per questi bambini che hanno vissuto il trauma della guerra, sono stati testimoni di atrocità e devono vivere da profughi, spesso nei campi di accoglienza. Sono spesso discriminati, hanno paura di uscire da soli e quindi trascorrono molto tempo nei campi o in appartamenti affollati, senza giocare né studiare. Inoltre, 70.000 famiglie di rifugiati siriani ha perso il padre e così molti ragazzi appena adolescenti si fanno carico del mantenimento dei famigliari. E ci sono 3.700 bambini soli, orfani esposti ad abusi.
Tra questi giovani sradicati e sconvolti dalla guerra cresce la rabbia e, secondo il rapporto dell'Unhcr, in molti sono disposti a tornare in Siria a combattere. Costretti a vivere nella miseria, senza studiare, con difficoltà di accesso ai servizi e sfruttati sui posti di lavoro, questi ragazzi sono facilmente reclutati nelle file dei combattenti. "Se non agiamo in fretta, una generazione di innocenti si perderà in questa orribile guerra", ha detto Antonio Guterres, l'Alto commissario Onu per i Rifugiati, lanciando un appello alla comunità internazionale a sostenere i Paesi che si stanno facendo carico dell'accoglienza dei siriani.
l'Unhcr sinora ha ricevuto circa il 32 per cento del miliardo e 700.000 dollari che servirebbero a coprire i bisogni del 2013 in Libano. E nel 2014 la situazione è destinata a peggiorare. La guerra prosegue e la gente scappa verso gli Stati confinanti, mentre la diplomazia non è riuscita a ottenere neanche una tregua e di Siria se ne parlerà il prossimo 22 gennaio a Ginevra. Intanto, i combattimenti sulle montagne del Qalamoun, dove le truppe del presidente siriano Bashar al Assad stanno riguadagnando terreno, costringono alla fuga migliaia di persone. Dalla metà di novembre sono arrivati in Libano, nella Valle della Bekaa, quasi 17.500 siriani, secondo il ministero dell'Interno di Beirut.
L'esilio forzato di migliaia di siriani è destinato a durare a lungo, poiché al momento non si è aperto alcuno spiraglio sulla soluzione della crisi. E c'è anche il problema delle decine di bambini nati in Paesi stranieri e privi di certificato di nascita: nel campo di Zaatari, in Giordania, sono stati rilasciati soltanto 68 certificati di nascita, ma le nascite sono state di gran lunga superiori.
di Sonia Grieco
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