Undici anni di prigione per un gruppo di attiviste accusate di far parte di "un'organizzazione terroristica". Dietro le sbarre anche i simboli della rivoluzione anti-Mubarak.
NenaNews - Undici anni dietro le sbarre: questa la durissima sentenza emessa da un tribunale di Alessandria contro 21 donne, accusate di far parte dei Fratelli Musulmani e quindi di "un'organizzazione terroristica". Condannati a 15 anni anche sei uomini, considerati leader del movimento islamista e accusati di aver incitato le donne a bloccare strade e vie di comunicazione lo scorso 31 ottobre, durante una manifestazione a favore del deposto presidente Morsi.
La Fratellanza non si dice spaventata: il braccio politico del movimento, il partito Libertà e Giustizia, ha definito le sentenze "il tentativo di fare da deterrente, ma il verdetto non farà altro che aumentare la determinazione del popolo". I difensori delle 21 donne si aspettavano una punizione simbolica ("Un mese o poco più", ha commentato uno dei legali, al-Shimaa Ibrahim Saad), non certo una pena ad undici anni di detenzione.
Ormai la repressione messa in atto dalle autorità egiziane, figlie del colpo di Stato del 3 luglio, non pare avere più freni: dopo aver bandito ogni attività della Fratellanza Musulmana, aver disperso con la violenza le manifestazioni di protesta degli islamisti e aver arrestato quasi l'intera leadership del movimento, il governo ad interim colpisce la base e mette il bavaglio ai manifestanti.
Mentre le 14 donne - la più giovane delle quali ha solo 15 anni, la più "anziana" 22 - finivano in prigione, infatti, un'altra corte egiziana ordinava l'arresto di due leader delle proteste contro l'ex presidente Hosni Mubarak: Ahmad Maher, capo del Movimento 6 Aprile, e Alaa Abdel Fattah, altro simbolo della rivoluzione, sono accusati di aver preso parte a proteste contro la nuova legge promossa dal governo contro la libertà di manifestazione.
La legge in questione è stata firmata dal presidente ad interim Mansour domenica scorsa: d'ora in poi chi vorrà indire una manifestazione di piazza dovrà chiedere l'autorizzazione alla polizia e al Ministero degli Interni almeno tre giorni prima. Il ministro potrà bloccare qualsiasi protesta che "rappresenti una minaccia alla sicurezza e alla pace". Vietate le marce politiche, pena il pagamento di oltre 4.300 dollari di multa.
L'obiettivo ufficiale dichiarato dal governo è quello di porre fine al bagno di sangue che dalla caduta di Mubarak non pare arrestarsi: oltre mille i morti, migliaia i feriti e più di 2mila gli arrestati negli ultimi mesi. Ma i movimenti di base e le organizzazione dei diritti umani non credono alle autorità e hanno organizzato nuove manifestazioni nel Paese contro la legge-bavaglio: ieri ad Alessandria le forze di polizia sono intervenute lanciando gas lacrimogeni contro il centinaio di manifestanti riunitisi di fronte al tribunale per protestare contro la nuova legge.
Il giorno prima il Cairo era stato teatro di duri scontri tra polizia e manifestanti: i poliziotti non si sono fatti scrupoli a picchiare anche le donne presenti. Alcune di loro hanno denunciato violenze e abusi sessuali da parte delle forze di sicurezza.
NenaNews - Undici anni dietro le sbarre: questa la durissima sentenza emessa da un tribunale di Alessandria contro 21 donne, accusate di far parte dei Fratelli Musulmani e quindi di "un'organizzazione terroristica". Condannati a 15 anni anche sei uomini, considerati leader del movimento islamista e accusati di aver incitato le donne a bloccare strade e vie di comunicazione lo scorso 31 ottobre, durante una manifestazione a favore del deposto presidente Morsi.
La Fratellanza non si dice spaventata: il braccio politico del movimento, il partito Libertà e Giustizia, ha definito le sentenze "il tentativo di fare da deterrente, ma il verdetto non farà altro che aumentare la determinazione del popolo". I difensori delle 21 donne si aspettavano una punizione simbolica ("Un mese o poco più", ha commentato uno dei legali, al-Shimaa Ibrahim Saad), non certo una pena ad undici anni di detenzione.
Ormai la repressione messa in atto dalle autorità egiziane, figlie del colpo di Stato del 3 luglio, non pare avere più freni: dopo aver bandito ogni attività della Fratellanza Musulmana, aver disperso con la violenza le manifestazioni di protesta degli islamisti e aver arrestato quasi l'intera leadership del movimento, il governo ad interim colpisce la base e mette il bavaglio ai manifestanti.
Mentre le 14 donne - la più giovane delle quali ha solo 15 anni, la più "anziana" 22 - finivano in prigione, infatti, un'altra corte egiziana ordinava l'arresto di due leader delle proteste contro l'ex presidente Hosni Mubarak: Ahmad Maher, capo del Movimento 6 Aprile, e Alaa Abdel Fattah, altro simbolo della rivoluzione, sono accusati di aver preso parte a proteste contro la nuova legge promossa dal governo contro la libertà di manifestazione.
La legge in questione è stata firmata dal presidente ad interim Mansour domenica scorsa: d'ora in poi chi vorrà indire una manifestazione di piazza dovrà chiedere l'autorizzazione alla polizia e al Ministero degli Interni almeno tre giorni prima. Il ministro potrà bloccare qualsiasi protesta che "rappresenti una minaccia alla sicurezza e alla pace". Vietate le marce politiche, pena il pagamento di oltre 4.300 dollari di multa.
L'obiettivo ufficiale dichiarato dal governo è quello di porre fine al bagno di sangue che dalla caduta di Mubarak non pare arrestarsi: oltre mille i morti, migliaia i feriti e più di 2mila gli arrestati negli ultimi mesi. Ma i movimenti di base e le organizzazione dei diritti umani non credono alle autorità e hanno organizzato nuove manifestazioni nel Paese contro la legge-bavaglio: ieri ad Alessandria le forze di polizia sono intervenute lanciando gas lacrimogeni contro il centinaio di manifestanti riunitisi di fronte al tribunale per protestare contro la nuova legge.
Il giorno prima il Cairo era stato teatro di duri scontri tra polizia e manifestanti: i poliziotti non si sono fatti scrupoli a picchiare anche le donne presenti. Alcune di loro hanno denunciato violenze e abusi sessuali da parte delle forze di sicurezza.
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