giovedì, novembre 14, 2013
Frena il calo del Pil italiano, che mantiene però il segno negativo anche nel terzo trimestre dell'anno. Lo certifica l’Eurostat, che fornisce i dati sull’economia in Europa. 

Radio Vaticana - La "maglia nera" va a Cipro con un -0,8%, e a Italia e Francia con un -0,1%. A livello europeo, l’economia conferma il segno positivo anche se rallenta rispetto al progresso del trimestre precedente. Il dato italiano viene poi confermato anche dall’Istat: si tratta del nono calo consecutivo. Confesercenti da parte sua dice: siamo ancora in recessione. Debora Donnini ha chiesto un commento a Tommaso Cozzi, docente di Economia all’Università di Bari: R. – Sicuramente, siamo ancora in una fase recessiva. Credo sia ancora presto per poter guardare con serenità al futuro. Certo, il calo del Pil dello 0,1 rispetto al trimestre precedente è comunque un calo consecutivo. E’ vero che questo calo è conseguente alla diminuzione del valore aggiunto del settore dell’agricoltura e dei servizi, però è anche vero che nell’industria si cominciano a vedere i primi trend positivi. Credo che bisognerà essere molto prudenti prima di parlare di uscita dalla recessione. Questi, infatti, sono dati che comunque sono fortemente rappresentativi di uno stato di fatto, che riguarda l’economia nel suo insieme.

D. - Ci sono Paesi come la Finlandia e l’Estonia, la Germania o il Belgio con un Pil con segno positivo. Come mai l’Italia ancora non riesce a rilanciare la ripresa? 

R. – C’è da considerare che ogni nazione ha posto in essere interventi diversificati. Se guardiamo i dati di Bruxelles, addirittura notiamo che il Portogallo ha il segno positivo. Ma se andiamo a guardare gli interventi che sono stati effettuati, per esempio in Portogallo e Spagna, ci accorgiamo come ci siano stati dei tagli dei costi del lavoro e delle retribuzioni, sia nel pubblico impiego sia nel privato, che definire "feroci" è un eufemismo. Gli interventi nella nostra nazione sono stati, se vogliamo, in qualche maniera, più morbidi. Se invece facciamo riferimento a nazioni come l’Olanda, che ha appunto registrato già il segno positivo, c’è da dire che l’Olanda non aveva i problemi di tipo infrastrutturale, di tipo anche lavorativo, che invece noi ormai ci portiamo dietro da oltre un trentennio. Quindi, questi dati vanno interpretati individualmente e sono dati relativi. Bisogna vedere da quale punto si parte. 

D. – Di fronte a questa situazione, secondo lei, la Legge di stabilità di cui si sta discutendo potrà aiutare l’Italia?

R. – Certamente, la legge di stabilità potrà dare un grosso contributo all’inizio della ripresa. E’ evidente che se la legge di stabilità, però, dovesse rappresentare, come spesso è accaduto nella nostra nazione, più che altro un compromesso politico e non delle scelte di fondo sull’economia, purtroppo avremo una legge di stabilità molto timida. C’è da dire che guardando con attenzione i dati emanati dall’Istat che, a sua volta, riprende i dati emanati direttamente dalla Commissione Europea, la stessa Commissione prevede l’inizio di una ripresa più strutturale non prima del 2015.

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