venerdì, novembre 15, 2013
Tutta la Chiesa è mobilitata per soccorrere le popolazioni delle Filippine colpite dal Tifone.

Radio Vaticana - Raccogliendo gli appelli del Papa, le Conferenze episcopali di tutto il mondo stanno promuovendo campagne di solidarietà: in Italia, la colletta si svolgerà nelle chiese del Paese domenica primo dicembre. Intanto, il bilancio delle vittime, secondo l'Onu, ha superato quota 4.400, ma tanti sono ancora i dispersi. Si temono ora epidemie. Sugli aiuti della Santa Sede, Roberto Piermarini ha intervistato mons. Segundo Tejado Muñoz, sottosegretario del Pontificio Consiglio Cor Unum: ascolta

R. – Come ben sapete, Cor Unum è il dicastero della Santa Sede che si incarica degli aiuti umanitari ma è anche un po’ il dicastero della carità del Santo Padre. Abbiamo inviato già un primo aiuto di emergenza – 150 mila dollari – che è semplicemente un segno della vicinanza del Santo Padre di cui lui ha anche parlato nel corso dell’udienza generale di mercoledì, ma anche negli Angelus. Ecco, questo aiuto vuole essere un segno della vicinanza del Santo Padre e di tutta la Chiesa universale alle persone che stanno soffrendo per questa calamità.

D. – Come si stanno muovendo tutte le agenzie cattoliche del mondo, che stanno portando soccorsi nelle Filippine?

R. – Questo è il contributo che la Chiesa dà in queste occasioni. Il grosso degli aiuti, invece, parte dalle Chiese locali, dalle Caritas locali; ma non soltanto dalle Caritas, anche tante altre agenzie nazionali e diocesane che fanno la raccolta di fondi e iniziano a muoversi in questo senso. Come sapete, la Cei – attraverso il comitato per gli interventi caritativi – ha già inviato 3 milioni di euro. Poi, le Caritas hanno avviato un primo stanziamento di fondi e sul posto ci sono tante persone che aiutano a gestire questi aiuti. La Caritas italiana ha mandato 100 mila euro, anche la Caritas spagnola e tante altre … E’ una rete enorme di aiuto che si coordina qui, alla Caritas internationalis a Roma, che incomincia a muoversi. Arrivano costantemente segnalazioni di programmi, di progetti e di persone, soprattutto, che è quello che in questo momento serve, per dare una mano.

D. – Quindi, possiamo dire che i 150 mila euro di Cor Unum sono sostanzialmente una cifra simbolica …

R. – E’ un primo segno, ad indicare che il Santo Padre è vicino a loro e che la Chiesa è vicina alle persone che soffrono. Nel caso della crisi siriana, ad esempio, abbiamo fatto una stima, nel caso della crisi siriana, e abbiamo rilevato che gli aiuti inviati da tutte le agenzie cattoliche di sostegno allo sviluppo ammontano a oltre 80 milioni di euro. Possiamo immaginare quindi come tutte queste realtà che vivono nelle diocesi e nelle parrocchie delle diverse nazioni si muovano in contemporanea, nel momento stesso in cui si manifesta un problema di questo tipo, con una grandissima potenzialità e soprattutto con una grandissima generosità da parte dei fedeli.

D. – E’ previsto che Cor Unum, a nome del Papa, vada a visitare le zone colpite nelle Filippine?

R. – Questo lo facciamo sempre: a nome del Santo Padre siamo stati in Giappone, dopo lo tsunami, ad Haiti, quando c’è stato il terremoto … Adesso non saprei dire i tempi, ma presto: penso che prima di Natale vorremmo portare un messaggio di speranza di vicinanza, soprattutto un messaggio spirituale. Il Santo Padre è vicino a queste popolazioni con la sua preghiera. Il cardinale Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, andrà, insieme con qualcuno di noi, a visitare le persone che già stanno lavorando lì. Sicuramente, faremo una riunione di coordinamento, come facciamo sempre, con le agenzie che già stanno operando sul posto. E’ un momento di comunione e anche di coordinamento, di incontro, per guardarci in faccia e per portare anche il ringraziamento di tutta la Chiesa al Santo Padre per il lavoro che fanno.


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