È convocato per il prossimo 22 gennaio il primo incontro nell’ambito della Conferenza internazionale di pace sulla Siria ‘Ginevra 2’.
Misna - Lo ha annunciato il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon aggiungendo che l’incontro porterà il governo siriano e l’opposizione a un tavolo negoziale per la prima volta dall’inizio del conflitto. “La conferenza di Ginevra 2 si sarebbe potuta fissare molto prima, se l’Occidente non avesse avanzato condizioni come l’uscita di scena di Assad” ha affermato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, nel suo intervento al media Forum Italia-Russia in corso a Roma, spiegando che queste condizioni non “rappresentano la preoccupazione per la popolazione siriana, ma sono un atto di egoismo politico”.
Alla data – l’ennesima annunciata – mancano due mesi. Un lungo lasso di tempo a fronte di una situazione del tutto instabile: secondo le informazioni in circolazione – difficilmente verificabili con fonti terse – nel solo fine settimana almeno 160 tra ribelli e soldati sono stati uccisi in violenti combattimenti nella regione della Ghouta orientale, a est di Damasco.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), in seguito all’avanzata delle truppe governative nella provincia di Damasco, i ribelli avrebbero perso l’accesso alle vie di rifornimento e sono ora in difficoltà.
E il conflitto non risparmia minorenni e bambini: sono oltre 11.000 quelli morti dall’inizio delle violenze, la maggior parte nella zona di Aleppo, spesso uccisi da bombe ma anche finiti nel mirino di cecchini e a volte torturati. Lo rivela un rapporto dell’Oxford Research di Londra, che cita anche “esecuzioni sommarie” da parte di cecchini.
Misna - Lo ha annunciato il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon aggiungendo che l’incontro porterà il governo siriano e l’opposizione a un tavolo negoziale per la prima volta dall’inizio del conflitto. “La conferenza di Ginevra 2 si sarebbe potuta fissare molto prima, se l’Occidente non avesse avanzato condizioni come l’uscita di scena di Assad” ha affermato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, nel suo intervento al media Forum Italia-Russia in corso a Roma, spiegando che queste condizioni non “rappresentano la preoccupazione per la popolazione siriana, ma sono un atto di egoismo politico”.
Alla data – l’ennesima annunciata – mancano due mesi. Un lungo lasso di tempo a fronte di una situazione del tutto instabile: secondo le informazioni in circolazione – difficilmente verificabili con fonti terse – nel solo fine settimana almeno 160 tra ribelli e soldati sono stati uccisi in violenti combattimenti nella regione della Ghouta orientale, a est di Damasco.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), in seguito all’avanzata delle truppe governative nella provincia di Damasco, i ribelli avrebbero perso l’accesso alle vie di rifornimento e sono ora in difficoltà.
E il conflitto non risparmia minorenni e bambini: sono oltre 11.000 quelli morti dall’inizio delle violenze, la maggior parte nella zona di Aleppo, spesso uccisi da bombe ma anche finiti nel mirino di cecchini e a volte torturati. Lo rivela un rapporto dell’Oxford Research di Londra, che cita anche “esecuzioni sommarie” da parte di cecchini.
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