venerdì, novembre 29, 2013
Il 40% delle famiglie greche ha al proprio interno un disoccupato, l’11% ben due. Molti nuclei vivono con la pensione di un anziano che tengono in casa 

Radio Vaticana - Quattro famiglie su dieci non pagano le bollette alla scadenza e il 60,8% non paga le tasse nei termini dovuti. Il 70% ha deciso di tagliare le spese anche di cibo, l’83,2% quelle del riscaldamento. Sono i numeri della crisi greca forniti da Caritas Hellas, in prima linea nell’aiuto alle famiglie più colpite, e ripresi dall’agenzia Sir. Per l’emergenza, proficua la collaborazione con la rete delle Caritas europee. Sulla situazione socio-economica in Grecia, Giada Aquilino ha intervistato padre Andreas Vuccinos, direttore di Caritas Atene e vicepresidente di Caritas Hellas.

R. - In questo momento, la situazione è molto grave perché i disoccupati - quelli ufficialmente dichiarati - sono 1.345.909. Però sappiamo che ci sono persone che lavorano una, due o tre ore al giorno e, nel conteggio, vengono considerate come persone che lavorano normalmente: invece molti oggi fanno un lavoro e domani non lo fanno più. Quindi, il numero dei disoccupati è più alto. In ogni famiglia ci sono dei disoccupati e questa può vivere perché molti hanno parenti anziani con una pensione, della quale usufruiscono tutti i membri della famiglia. Il 62% dei giovani con meno di 25 anni è disoccupato. Anche in questo caso il dato della disoccupazione ufficiale è del 27,3%, ma in realtà molti giovani non lavorano e non trovano un impiego. La cosa preoccupante è che tanti ragazzi lasciano la Grecia per andare all’estero: in Europa, in America o in Australia. Anche le famiglie degli immigrati che prima lavoravano sono colpite dalla disoccupazione: in passato c’era lavoro, adesso ci sono tante difficoltà. Per questo, cerchiamo di aiutare molte famiglie che si trovano in grave difficoltà.

D. - In che modo, la Caritas Hellas aiuta queste famiglie?
R. - Con l’aiuto della Caritas Europa, della Caritas italiana, francese, ma anche degli Stati Uniti, abbiamo un programma per 230 famiglie cui diamo ogni mese dei viveri. Anche le Caritas parrocchiali e le diocesi danno il loro aiuto. Abbiamo un centro per i profughi che prima accoglieva gli immigrati, adesso abbiamo anche molti greci che vengono a mangiare ogni giorno. Alla mensa serviamo quotidianamente più di 300 piatti per gli adulti, ci sono anche 60-70 ragazzini con meno di otto anni che vengono ogni giorno alla mensa della Caritas di Atene. In particolare, poi, con la Caritas italiana stiamo organizzando dei gemellaggi di parrocchie tra i due Paesi per aiutare le famiglie in difficoltà.

D. - Quali rischi ci sono per queste persone?
R. - C’è delinquenza, ci sono persone che rubano, che uccidono per rubare. E questa violenza aumenta ogni giorno. I più anziani hanno paura perché per strada possono essere scippati, per esempio.

D. - Sono episodi legati alla crisi?
R. - Sì, perché prima non c’era tanta criminalità. C’è la gente che ruba, che cerca qualsiasi modo per poter trovare qualcosa. Non è un momento facile! Poi - da non dimenticare - ci sono quelli che si suicidano, perché non possono pagare, non possono vivere la famiglia. Oramai non si conosce più il numero esatto dei suicidi.

D. - Questi sono gli aspetti più tragici. Ma c’è una storia di una famiglia, di una persona che adesso è in particolare difficoltà e che però non ha perso la speranza?
R. - C’è un signore che, quando ha perso il lavoro, era disperatissimo e mi diceva sempre: “Finirò per suicidarmi!”. Grazie a Dio e all’aiuto che diamo come Chiesa, anche a livello psicologico, va avanti. Tutti cerchiamo, anche la Chiesa ortodossa, di fare uno sforzo per dare un aiuto spirituale e morale a chi ha bisogno.

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