La decisione presa dopo i successi militari contro gruppi jihadisti che hanno dato ai curdi il controllo delle frontiere con l'Iraq. Ankara reagisce con irritazione, preoccupata com'è dalla sua questione curda.
Istanbul (AsiaNews) - - Si complica ulteriormente la drammatica situazione siriana. I curdi del Paese, infatti, hanno annunciato la "formazione di una amministrazione civile transitoria per l'area occidentale del Kurdistan-Siria". La decisione, presa ieri a Qamishli, nel nord-est del Paese, fa seguito a una serie di successi militari dei curdi che hanno preso il controllo delle frontiere con l'Iraq, togliendolo a gruppi jihadisti. L'annuncio del Kurdish Democratic Union party (PYD) è giunto ieri, ma già a luglio il PYD aveva fatto sapere di pensare a un governo autonomo per la regione, che di fatto godeva di autonomia da un anno, da quando l'esercito siriano si era ritirato dalla zona, allo scopo di evitare che i curdi si unissero alle forze ribelli.
I curdi siriani rappresentano il 10-15% della popolazione del Paese e sono concentrati nella parte nord-orientale della Siria, accanto alle regioni di Turchia ed Iraq ugualmente abitate da curdi.
Le popolazioni delle tre zone sono legate, oltre che da lingua e tradizioni culturali, dal sogno di un loro Stato, che dovrebbe comprendere anche la regione iraniana ugualmente abitata da curdi. Proprio questo sogno ha reso le popolazioni curde oggetto di repressioni da parte degli Stati nei quali vivono.
E se in Iraq oggi l'autonomia curda è riconosciuta e praticamente totale - mentre Iran e Siria hanno usato la mano pesante - è la Turchia il Paese nel quale la questione curda è più sentita e al centro anche del dibattito politico. I curdi turchi sono 18-20 milioni e da decenni Ankara cerca di frenarne mire autonomistiche e soprattutto progetti di unificazione. Ne è prova, da ultimo, il muro che le autorità turche stanno costruendo alla frontiera con la Siria, ufficialmente per impedire lo sconfinamento di combattenti, ma certo anche per rendere più difficili i rapporti tra le due parti della popolazione curda.
E significativamente, ieri sera nella sua prima dichiarazione dopo l'annuncio dell'autonomia, il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ha accusato il PYD di "non aver mantenuto il suo impegno". "Avevamo detto loro di evitare una dichiarazione che potrebbe dividere la Siria". Davutoglu si riferiva ai colloqui avvenuti quest'estate con il leader del PYD, Salih Muslim, proprio sulla questione dell'autonomia.
Questione complessa per Ankara, sia per i suoi riflessi interni che peril ruolo che la Turchia vuole svolgere in Medio Oriente. Lo sottolinea oggi un editoriale di Hurriyet, autorevole quotidiano turco, per il quale "è ormai evidente che una maggiore autonomia curda è inarrestabile" e che "tale contesto curdo richiede una soluzione urgente della questione curda in Turchia".
La situazione "consente e in realtà richiede alla Turchia l'assunzione di un ruolo di protagonista". "Ankara potrebbe portare i curdi iracheni e siriani insieme nella sua sfera di influenza attraverso lo sviluppo di integrazione economica, sociale e culturale. Questo sembra il piano di gioco di Ankara".
Istanbul (AsiaNews) - - Si complica ulteriormente la drammatica situazione siriana. I curdi del Paese, infatti, hanno annunciato la "formazione di una amministrazione civile transitoria per l'area occidentale del Kurdistan-Siria". La decisione, presa ieri a Qamishli, nel nord-est del Paese, fa seguito a una serie di successi militari dei curdi che hanno preso il controllo delle frontiere con l'Iraq, togliendolo a gruppi jihadisti. L'annuncio del Kurdish Democratic Union party (PYD) è giunto ieri, ma già a luglio il PYD aveva fatto sapere di pensare a un governo autonomo per la regione, che di fatto godeva di autonomia da un anno, da quando l'esercito siriano si era ritirato dalla zona, allo scopo di evitare che i curdi si unissero alle forze ribelli.
I curdi siriani rappresentano il 10-15% della popolazione del Paese e sono concentrati nella parte nord-orientale della Siria, accanto alle regioni di Turchia ed Iraq ugualmente abitate da curdi.
Le popolazioni delle tre zone sono legate, oltre che da lingua e tradizioni culturali, dal sogno di un loro Stato, che dovrebbe comprendere anche la regione iraniana ugualmente abitata da curdi. Proprio questo sogno ha reso le popolazioni curde oggetto di repressioni da parte degli Stati nei quali vivono.
E se in Iraq oggi l'autonomia curda è riconosciuta e praticamente totale - mentre Iran e Siria hanno usato la mano pesante - è la Turchia il Paese nel quale la questione curda è più sentita e al centro anche del dibattito politico. I curdi turchi sono 18-20 milioni e da decenni Ankara cerca di frenarne mire autonomistiche e soprattutto progetti di unificazione. Ne è prova, da ultimo, il muro che le autorità turche stanno costruendo alla frontiera con la Siria, ufficialmente per impedire lo sconfinamento di combattenti, ma certo anche per rendere più difficili i rapporti tra le due parti della popolazione curda.
E significativamente, ieri sera nella sua prima dichiarazione dopo l'annuncio dell'autonomia, il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ha accusato il PYD di "non aver mantenuto il suo impegno". "Avevamo detto loro di evitare una dichiarazione che potrebbe dividere la Siria". Davutoglu si riferiva ai colloqui avvenuti quest'estate con il leader del PYD, Salih Muslim, proprio sulla questione dell'autonomia.
Questione complessa per Ankara, sia per i suoi riflessi interni che peril ruolo che la Turchia vuole svolgere in Medio Oriente. Lo sottolinea oggi un editoriale di Hurriyet, autorevole quotidiano turco, per il quale "è ormai evidente che una maggiore autonomia curda è inarrestabile" e che "tale contesto curdo richiede una soluzione urgente della questione curda in Turchia".
La situazione "consente e in realtà richiede alla Turchia l'assunzione di un ruolo di protagonista". "Ankara potrebbe portare i curdi iracheni e siriani insieme nella sua sfera di influenza attraverso lo sviluppo di integrazione economica, sociale e culturale. Questo sembra il piano di gioco di Ankara".
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