sabato, novembre 30, 2013
Cessi ogni violenza in Siria e, attraverso il dialogo, si trovi la via della pace. 

Radio Vaticana - E’ l’accorato appello levato stamani da Papa Francesco ricevendo in Vaticano i partecipanti ad un pellegrinaggio dei greco-melkiti. Il Pontefice ha quindi sottolineato che non bisogna rassegnarsi a un Medio Oriente senza cristiani ed ha ribadito che le divisioni tra cristiani ostacolano la comunione e la testimonianza. Il servizio di Alessandro Gisotti: ascolta
I siriani con le loro sofferenze sono sempre nel cuore di Papa Francesco. All’inizio del suo discorso ai greco-melchiti, il pensiero del Papa va proprio alla popolazione della Siria che, ha osservato, patisce “da lungo tempo una grande tribolazione”. Il Papa assicura le sue preghiere per quanti soffrono nel Paese e invoca il Signore affinché asciughi le loro lacrime. “La vicinanza di tutta la Chiesa – ha soggiunto – li conforti nell’angoscia e li preservi dalla disperazione”:

“Crediamo fermamente nella forza della preghiera e della riconciliazione, e rinnoviamo il nostro accorato appello ai Responsabili perché cessi ogni violenza e attraverso il dialogo si trovino soluzioni giuste e durature ad un conflitto che ha già causato troppi danni. In particolare, esorto al rispetto vicendevole tra le varie confessioni religiose, per assicurare a tutti un futuro basato sui diritti inalienabili della persona, compresa la libertà religiosa”.

La vostra Chiesa, è la sua riflessione, “da secoli ha saputo convivere pacificamente con altre religioni ed è chiamata a svolgere un ruolo di fraternità in Medio Oriente”:

“Ripeto anche a voi: non ci rassegniamo a pensare al Medio Oriente senza i cristiani. Tuttavia, molti vostri fratelli e sorelle sono emigrati, e una folta rappresentanza dalle comunità in diaspora è qui presente. Le incoraggio a mantenere salde le radici umane e spirituali della tradizione melchita, custodendo dovunque l’identità greco-cattolica, perché la Chiesa intera ha bisogno del patrimonio dell’Oriente cristiano, di cui anche voi siete eredi”.

Al tempo stesso, ha ribadito, “siete segno visibile per tutti i nostri fratelli orientali della auspicata comunione col Successore di Pietro”. In questa festa di sant’Andrea Apostolo, ha soggiunto, il mio pensiero va a Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli, e alle Chiese Ortodosse. “Preghiamo il Signore – ha detto – che ci aiuti a proseguire il cammino ecumenico, nella fedeltà ai principi del Concilio Ecumenico Vaticano II”. Il Papa si è soffermato in particolare sullo sforzo dell’evangelizzazione, che deve coltivare “la sensibilità ecumenica e interreligiosa”. Ciò, ha rilevato, “è possibile grazie all’unità, alla quale sono chiamati i discepoli di Cristo” e “l’unità esige sempre la conversione da parte di tutti”. Al riguardo, ha evidenziato, l’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente di Benedetto XVI “ha offerto indicazioni molto efficaci affinché i pastori e i fedeli vivano generosamente le rispettive responsabilità nella Chiesa e nella società”:

“Le divisioni all’interno delle nostre comunità ostacolano seriamente la vita ecclesiale, la comunione e la testimonianza. Accompagno, perciò, il Patriarca e i Vescovi in questo impegno, affinché possano contribuire in tal modo all’edificazione del Corpo di Cristo. Ma vorrei tanto incoraggiare anche i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici ad offrire il loro essenziale apporto”.


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