Una preghiera per gli immigrati morti nel deserto e in mare
Radio Vaticana - Guardare al “tramonto” della propria vita “con speranza”. Un pontefice, dopo 20 anni, è tornato nel pomeriggio al Cimitero del Verano a Roma per celebrare la messa e pregare per i defunti. Papa Francesco così rinnova una tradizione interrotta da Giovanni Paolo II il 1° novembre 1993, anche se Benedetto XVI nel 2008 celebrò l’eucarestia nella vicina basilica di San Lorenzo Fuori le Mura. Dal Pontefici poi una preghiera per tutti gli immigrati morti nel deserto o in mare e per coloro che si sono salvati affinché abbiano condizioni di vita più unmane. Assieme a Papa Bergoglio, tra gli altri, anche il cardinale vicario Agostino Vallini. Alessandro Guarasci. ascolta
Già dalla mattina, al Verano e nel vicino quartiere di San Lorenzo, si percepiva la particolarità di questo momento. E in molti ricordano quel 1° novembre del 1993, quando Giovanni Paolo II per l’ultima volta venne per celebrare messa nello storico cimitero romano un luogo che appunto non è solo un Camposanto ma che racchiude parte della storia di Roma. Papa Francesco arriva accolto da due ali di folla, il piazzale principale del cimitero è pieno di fedeli, e proprio lì ricorda che “oggi è un giorno di speranza”, perché “i nostri fratelli e sorelle sono alla presenza di Dio. Anche noi saremo lì, per pura grazia del Signore, se noi cammineremo sulla strada di Gesù”. Una speranza che purifica
“I primi cristiani dipingevano la speranza con un’ancora, come se la vita fosse l’ancora gettata nella riva del Cielo, e tutti noi incamminati verso quella riva aggrappati alla corda dell'ancora. Questa è una bella immagine dellas speranza: Avere il cuore ancorato là dove sono i nostri antenati, dove sono i Santi, dove è Gesù. Dove è Dio. Questa è la speranza non delude”.
"La speranza è un po’ come il lievito, che ti fa allargare l’anima - afferma il Santo Padre - Ci sono momenti difficili nella vita, ma che con la speranza l’anima va avanti". Poi il Pontefice guarda verso il cielo, verso questo tramonto novembrino insolitamente mite nella temperatura e dolce nei colori.
"In questo pre-tramonto d’oggi, ognuno di noi può pensare al tramonto della sua vita: “Come sarà il mio tramonto?”. Tutti noi avremo un tramonto, tutti! Lo guardo con speranza? Lo guardo con quella gioia di essere accolto dal Signore? Questo è un pensiero cristiano, che ci da pace".
Poi una preghiera per tutti quegli immigrati che hanno tentato di raggiungere l'Occidente per una vita migliore.
"Anche vorrei pregare in modo speciale per questi fratelli e sorelle nostri che in questi giorni sono morti mentre cercavano una liberazione, una vita più degna. Noi abbiamo visto le fotografie, la crudeltà del deserto, abbiamo visto il mare dove tanti sono affogati. Preghiamo per loro. E anche preghiamo per quelli che si sono salvati, e in questo momento sono in tanti posti d’accoglienza, ammucchiati, sperando che le pratiche legali si affrettino per potersene andare da un’altra parte, più comodi, in altri centri di accoglienza"
Già dalla mattina, al Verano e nel vicino quartiere di San Lorenzo, si percepiva la particolarità di questo momento. E in molti ricordano quel 1° novembre del 1993, quando Giovanni Paolo II per l’ultima volta venne per celebrare messa nello storico cimitero romano un luogo che appunto non è solo un Camposanto ma che racchiude parte della storia di Roma. Papa Francesco arriva accolto da due ali di folla, il piazzale principale del cimitero è pieno di fedeli, e proprio lì ricorda che “oggi è un giorno di speranza”, perché “i nostri fratelli e sorelle sono alla presenza di Dio. Anche noi saremo lì, per pura grazia del Signore, se noi cammineremo sulla strada di Gesù”. Una speranza che purifica
“I primi cristiani dipingevano la speranza con un’ancora, come se la vita fosse l’ancora gettata nella riva del Cielo, e tutti noi incamminati verso quella riva aggrappati alla corda dell'ancora. Questa è una bella immagine dellas speranza: Avere il cuore ancorato là dove sono i nostri antenati, dove sono i Santi, dove è Gesù. Dove è Dio. Questa è la speranza non delude”.
"La speranza è un po’ come il lievito, che ti fa allargare l’anima - afferma il Santo Padre - Ci sono momenti difficili nella vita, ma che con la speranza l’anima va avanti". Poi il Pontefice guarda verso il cielo, verso questo tramonto novembrino insolitamente mite nella temperatura e dolce nei colori.
"In questo pre-tramonto d’oggi, ognuno di noi può pensare al tramonto della sua vita: “Come sarà il mio tramonto?”. Tutti noi avremo un tramonto, tutti! Lo guardo con speranza? Lo guardo con quella gioia di essere accolto dal Signore? Questo è un pensiero cristiano, che ci da pace".
Poi una preghiera per tutti quegli immigrati che hanno tentato di raggiungere l'Occidente per una vita migliore.
"Anche vorrei pregare in modo speciale per questi fratelli e sorelle nostri che in questi giorni sono morti mentre cercavano una liberazione, una vita più degna. Noi abbiamo visto le fotografie, la crudeltà del deserto, abbiamo visto il mare dove tanti sono affogati. Preghiamo per loro. E anche preghiamo per quelli che si sono salvati, e in questo momento sono in tanti posti d’accoglienza, ammucchiati, sperando che le pratiche legali si affrettino per potersene andare da un’altra parte, più comodi, in altri centri di accoglienza"
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