Il complessivo progresso nella lotta contro la diffusione del virus dell’Hiv nell’area Asia orientale-Pacifico consente un moderato ottimismo, ma non di abbassare la guardia. I dati da poco diffusi dall’Unicef indicano che occorrerà un impegno ancora maggiore per arrivare all’obiettivo di una generazione libera dalla paura del contagio.
Misna - Dei 350.000 nuovi contagi registrati nel 2012, 22.900 sono bambini sotto i 14 anni, mentre si stima che il 17% del totale (58.000) siano giovani tra 10 e 19 anni di età. I dati mostrano anche che sono 240.000 gli adolescenti che convivono oggi con l’Hiv nella regione, che ha però visto una riduzione del 9% dei nuovi contagi tra il 2010 e il 2012. Un dato che apre alla speranza ma che risulta inferiore all’obiettivo globale di riduzione delle infezioni in ciascun paese del 90% e che dimostra anche la necessità di arrivare a curare almeno il 90%
delle donne che in gravidanza risultano positive ai test. A questo riguardo, i dati mostrano che i controlli sulle giovani in stato di gravidanza oscillano tra il 53% del Pacifico occidentale e il 21% dell’Asia sudorientale. Una situazione che in parte spiega anche l’insufficienza relativa del numero di quante possono accedere a farmaci anti-retrovirali di ultima generazione che prevengono la trasmissione da madre a bambino: nella regione, complessivamente il 43% del totale delle donne in stato di gravidanza Hiv positive.
Tuttavia, spicca ancora il caso dell’Asia meridionale (India, Pakistan, Bangladesh, Nepal…) con solo l’1% delle donne trattate per evitare la trasmissione del virus a cui si associa un tardivo riscontro della malattia entro i due mesi dalla nascita: il 2% contro una media del 30% per Asia di Sud-Est e Pacifico.
Esiste ancora indubbiamente un problema legato alle possibilità finanziarie dei governi e dei cittadini, dato che la trasmissione madre-figlio è stata praticamente eliminata nei paesi ad alto reddito. La lotta contro la diffusione della malattia si può avvalere oggi di farmaci più pratici a costi complessivamente inferiori. In particolare per merito di una terapia anti-retrovirale permanente per le donne gravide portatrici della patologia con una sola pillola quotidiana contro le sei della terapia precedente. Questa terapia – che si potrebbe facilmente rendere disponibile nelle cliniche locali – serve anche alla miglior salute delle madri che proseguono il trattamento dopo la nascita della prole, ricorda Isiye Ndombi, vice-direttore Unicef per la regione Asia orientale e Pacifico.
Misna - Dei 350.000 nuovi contagi registrati nel 2012, 22.900 sono bambini sotto i 14 anni, mentre si stima che il 17% del totale (58.000) siano giovani tra 10 e 19 anni di età. I dati mostrano anche che sono 240.000 gli adolescenti che convivono oggi con l’Hiv nella regione, che ha però visto una riduzione del 9% dei nuovi contagi tra il 2010 e il 2012. Un dato che apre alla speranza ma che risulta inferiore all’obiettivo globale di riduzione delle infezioni in ciascun paese del 90% e che dimostra anche la necessità di arrivare a curare almeno il 90%
delle donne che in gravidanza risultano positive ai test. A questo riguardo, i dati mostrano che i controlli sulle giovani in stato di gravidanza oscillano tra il 53% del Pacifico occidentale e il 21% dell’Asia sudorientale. Una situazione che in parte spiega anche l’insufficienza relativa del numero di quante possono accedere a farmaci anti-retrovirali di ultima generazione che prevengono la trasmissione da madre a bambino: nella regione, complessivamente il 43% del totale delle donne in stato di gravidanza Hiv positive.
Tuttavia, spicca ancora il caso dell’Asia meridionale (India, Pakistan, Bangladesh, Nepal…) con solo l’1% delle donne trattate per evitare la trasmissione del virus a cui si associa un tardivo riscontro della malattia entro i due mesi dalla nascita: il 2% contro una media del 30% per Asia di Sud-Est e Pacifico.
Esiste ancora indubbiamente un problema legato alle possibilità finanziarie dei governi e dei cittadini, dato che la trasmissione madre-figlio è stata praticamente eliminata nei paesi ad alto reddito. La lotta contro la diffusione della malattia si può avvalere oggi di farmaci più pratici a costi complessivamente inferiori. In particolare per merito di una terapia anti-retrovirale permanente per le donne gravide portatrici della patologia con una sola pillola quotidiana contro le sei della terapia precedente. Questa terapia – che si potrebbe facilmente rendere disponibile nelle cliniche locali – serve anche alla miglior salute delle madri che proseguono il trattamento dopo la nascita della prole, ricorda Isiye Ndombi, vice-direttore Unicef per la regione Asia orientale e Pacifico.
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