mercoledì, novembre 20, 2013
All’udienza generale di questa mattina, Papa Francesco ha rinnovato la sua richiesta di preghiere per le vittime dell’alluvione in Sardegna.  

Radio Vaticana - Prosegue intanto senza sosta nelle zone colpite il lavoro dei soccorritori e si aiutano le persone travolte dalla massa d’acqua due giorni fa a sgomberare le case allagate e a svuotare le cantine. Il bilancio delle vittime resta fermo a 16: questo pomeiggio i funerali di alcune di loro. Presente il sostituto alla Segretario di Stato, mons. Angelo Becciu: "il Papa è presente in mezzo a noi - ha detto - per condividere la vostra angoscia, per invitare tutti a sperare senza cedere allo sconforto, per auspicare vivamente che il rispetto della natura e la necessaria cura del territorio possano evitare in futuro simili devastanti tragedie". Il servizio di Francesca Sabatinelli: ascolta

Resta ancora la paura ma la situazione sembra migliorare nell’Oristanese, dove la notte è trascorsa tranquilla e dove l’emergenza sta rientrando. In molte delle aree colpite decine di persone hanno trascorso anche questa nottata nei centri di accoglienza allestiti dalle amministrazioni comunali. A tutti i colpiti dalla tragedia oggi è arrivato da piazza San Pietro l’appello di Papa Francesco:

"Non possiamo non ricordare le vittime della recente alluvione in Sardegna: preghiamo per loro e per i familiari e siamo solidali con quanti hanno subito dei danni. Adesso facciamo una preghierina in silenzio e poi pregheremo la Madonna perché benedica e aiuti tutti i fratelli e le sorelle sardi".

A Olbia, la città più colpita dall'alluvione, dove centinaia di persone hanno perso tutto, con le case invase dall'acqua e dal fango, oggi si si pregherà per sei delle 16 vittime: alle 15.30 nel Palazzetto dello sport sarà mons. Sebastiano Sanguinetti, a celebrare i funerali di un papà e del figlioletto di tre anni, di una mamma e della sua bimba di due e di due anziane. Stamani, invece, a Tempio Pausania l’ultimo saluto è andato alle tre vittime del crollo del ponte sulla strada tra Olbia e Tempio, un incidente sul quale si dovrà indagare. Terralba, Uras e Solarussa, i centri dell’oristanese più colpiti, oggi si sono svegliati sotto un cielo sereno, e le persone dal centro di accoglienza sono potute tornare nelle loro abitazioni. Il viceparroco di Solarussa, don Fabio Ladu, al microfono di Antonella Palermo:

R. – La Sardegna si è sempre distinta per questa solidarietà, per questa accoglienza, che abbiamo toccato con mano sin dai primi istanti. Abbiamo visto la popolazione che, attraverso camion, trattori, ruspe, si è messa a disposizione di tutte le persone e che, soprattutto nel centro di prima accoglienza allestito nel salone parrocchiale, ha portato vestiti, viveri e coperte. E’ stato come toccare il cuore delle persone.

D. – Di che cosa avete bisogno?

R. – In questo momento, c’è sicuramente bisogno di tanta solidarietà, di avvicinarci alle persone, di un sorriso, di una parola buona, di un incoraggiamento. Poi, sicuramente c’è bisogno anche di vestiario, perché l’acqua è entrata nelle case e ha riempito i mobili, quindi i capi d’abbigliamento sono ormai inutilizzabili.

D. – E’ vero che l’uomo ha rubato troppo alla natura, che ora si riprende ciò che le è stato tolto?

R. – Sicuramente, la natura fa sempre il suo corso. Non possiamo andare contro un fiume, contro una palude, contro un ruscello perché, volenti o nolenti, capitano queste situazioni e riemerge alla luce il corso naturale.

D. – Da sacerdote, che parole rivolge alla sua comunità in questo momento?

R. – Di avere fiducia, di non scoraggiarsi, perché il Signore anche in questi momenti di sofferenza e di grande dolore si rende presente. Vedere tutta quella gente nel salone, abbracciare le persone anziane, asciugare loro i piedi, mettere loro le calze è stato come toccare il Signore, presente in mezzo a noi. Le parole sono, quindi, di incoraggiamento e spingono ad avere fiducia, perché il Signore non ci abbandona mai.

Il numero degli sfollati è sceso intorno ai 1.700, mentre continuano le ricerche dell’unico disperso. La protezione civile intanto avverte che rimane il livello d’allerta per rischio idrogeologico per quasi tutta la regione. “Nessuno poteva pensare a un tale disastro”: è il commento di Antonella Dalu, sindaco di Torpé, in provincia di Nuoro, paese che ha registrato una vittima, danni ingenti e un centinaio di famiglie sfollate. Abbiamo fatto il possibile, aggiunge la Dalu, intervistata da Antonella Palermo:

R. – Avevamo l’allerta da domenica sera, che non faceva presagire certo portate di questo tipo. Ci siamo attivati immediatamente per far evacuare gli abitati alla sinistra del fiume (Rio Posada - ndr) dove aveva ceduto l’argine. Nel giro di un’ora, però, alle 19, le persone erano già sui tetti. Da lì in poi, quindi, abbiamo fatto evacuare anche la parte destra e tutta la parte bassa degli abitati.

D. – Sarete pronti a rivedere un piano di prevenzione, visto che la zona è comunque a rischio idrogeologico...

R. – Sì, noi avevamo già previsto un piano per portate sicuramente non come questa, che nessuno a memoria d’uomo riesce a ricordare. Vedremo sicuramente il piano.

D. – Cosa prevede questo piano?

R. – Intanto, di rinsaldare e rivedere la diga, che doveva trattenere le acque e, soprattutto, di finire la costruzione degli argini. Se gli argini del fiume, infatti, fossero stati ultimati, avrebbero retto e almeno la parte destra non avrebbe avuto i problemi che, invece, abbiamo dovuto affrontare.

D. – Le prossime mosse da parte dei sindaci dei Comuni limitrofi? Solidarietà tra di voi...

R. – Siamo tutti in collegamento con i sindaci dei Comuni limitrofi, assolutamente. Pensiamo di fare un unico piano d’intervento. Tra la cittadinanza, ovviamente, la solidarietà non è mancata, anche perché gli sfollati hanno trovato ricovero soprattutto nelle case di parenti e amici. Quelli che abbiamo dovuto accudire nei centri di ricovero sono stati pochissimi, perché quasi tutti hanno offerto un tetto a chi lo aveva perso.

Finito il dolore, sarà il momento di fare i conti con le responsabilità umane. A fronte di una fortissima depressione, spiegano i climatologi, che ha provocato il “ciclone extratropicale” che si è abbattuto sulla Sardegna, c’è però chi chiede di non dimenticare la sciagurata gestione del territorio e la sordità della classe politica di fronte ai ripetuti allarmi che, se ascoltati, avrebbero potuto evitare questa tragedia.


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