Quali sono le cause del fenomeno delle baby prostitute? Che cultura favorisce la perdita di senso delle relazioni e del proprio corpo? Su cosa bisogna investire per governare la crisi educativa che stiamo vivendo? Ne parla lo psicoterapeuta Ezio Aceti
Città Nuova - Le ragazze che si prostituiscono a questa età alla ricerca di soldi facili, una mamma che vi partecipa attivamente chiedendo la percentuale sulla prestazione, adulti approfittatori che sfruttano, sono lo specchio di una società che ha smarrito sé stessa e soprattutto che sacrifica sull’altare il bene più prezioso nei suoi figli adolescenti. Certo, i dibattiti su quanto è capitato sono molteplici e il vociare degli esperti di turno manifesta indignazione, sconcerto, accuse verso i genitori, gli insegnanti, le ragazze e la società del perbenismo ed è giusto che il mondo degli adulti si senta in colpa e si confronti. Ma poi?
Stiamo tranquilli che fra un po’ ci sarà purtroppo l’ennesima notizia riguardante minori che commettono gesti troppo grandi per la loro età, abbandonati alle illusioni del piacere facile o del fare soldi o carriera in maniera disinvolta e spregiudicata, segno evidente della malattia cui soggiace la nostra società.
Ecco i sintomi. Adultizzazione infantile: cioè costringere bambini e ragazzi a vivere emozioni e sentimenti più grandi di loro. Abbandono educativo: cioè l’incapacità da parte degli educatori e dei grandi di perdere tempo abbassandosi al livello dei bambini e dei ragazzi per educarli come farebbe un vero pedagogo. Cosificazione dei rapporti: l’invasione del mercato e delle cose ha sostituito i legami umani con gli oggetti per cui occorre avere cose per essere qualcuno. Spettacolarizzazione del dolore: ogniqualvolta succedono queste cose si tende a drammatizzarle creando scoop, senza mettersi in discussione.
È arrivato il tempo di reagire senza fare grossi proclami, ma riprendendo in mano l’uomo e tutto quanto è l’umano. Occorre investire sulla famiglia, sui genitori, sul tessuto umano e connettivo dei veri valori sociali. Chi fa questo discorso oggi rischia di essere in minoranza e di essere tacciato per superato e obsoleto. Ebbene sì, sono una minoranza. Ma ricordiamoci che le minoranze possono salvare il mondo se vivono con semplicità e determinazione le cose vere. L’educare deve essere al centro del futuro. Occorre investire sui rapporti rispettosi dello sviluppo emotivo e affettivo di bambini e ragazzi: del resto, che la società dei consumi e delle cose sia in crisi è ormai evidente a tutti. L’occasione allora è unica: ritorniamo all’umano e ai legami veri. In questo modo avremo compreso e trasformato in positivo la crisi educativa che stiamo vivendo!
Città Nuova - Le ragazze che si prostituiscono a questa età alla ricerca di soldi facili, una mamma che vi partecipa attivamente chiedendo la percentuale sulla prestazione, adulti approfittatori che sfruttano, sono lo specchio di una società che ha smarrito sé stessa e soprattutto che sacrifica sull’altare il bene più prezioso nei suoi figli adolescenti. Certo, i dibattiti su quanto è capitato sono molteplici e il vociare degli esperti di turno manifesta indignazione, sconcerto, accuse verso i genitori, gli insegnanti, le ragazze e la società del perbenismo ed è giusto che il mondo degli adulti si senta in colpa e si confronti. Ma poi?
Stiamo tranquilli che fra un po’ ci sarà purtroppo l’ennesima notizia riguardante minori che commettono gesti troppo grandi per la loro età, abbandonati alle illusioni del piacere facile o del fare soldi o carriera in maniera disinvolta e spregiudicata, segno evidente della malattia cui soggiace la nostra società.
Ecco i sintomi. Adultizzazione infantile: cioè costringere bambini e ragazzi a vivere emozioni e sentimenti più grandi di loro. Abbandono educativo: cioè l’incapacità da parte degli educatori e dei grandi di perdere tempo abbassandosi al livello dei bambini e dei ragazzi per educarli come farebbe un vero pedagogo. Cosificazione dei rapporti: l’invasione del mercato e delle cose ha sostituito i legami umani con gli oggetti per cui occorre avere cose per essere qualcuno. Spettacolarizzazione del dolore: ogniqualvolta succedono queste cose si tende a drammatizzarle creando scoop, senza mettersi in discussione.
È arrivato il tempo di reagire senza fare grossi proclami, ma riprendendo in mano l’uomo e tutto quanto è l’umano. Occorre investire sulla famiglia, sui genitori, sul tessuto umano e connettivo dei veri valori sociali. Chi fa questo discorso oggi rischia di essere in minoranza e di essere tacciato per superato e obsoleto. Ebbene sì, sono una minoranza. Ma ricordiamoci che le minoranze possono salvare il mondo se vivono con semplicità e determinazione le cose vere. L’educare deve essere al centro del futuro. Occorre investire sui rapporti rispettosi dello sviluppo emotivo e affettivo di bambini e ragazzi: del resto, che la società dei consumi e delle cose sia in crisi è ormai evidente a tutti. L’occasione allora è unica: ritorniamo all’umano e ai legami veri. In questo modo avremo compreso e trasformato in positivo la crisi educativa che stiamo vivendo!
di Ezio Aceti
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