Per la prima volta in tre anni e mezzo, questa mattina a Bruxelles il collegio dei commissari europei ha sostenuto il dossier per l’approvazione per la coltivazione in Europa di un controverso mais OGM.
GreenPeace - Il mais in questione, Pioneer-DuPont 1507, produce una tossina pesticida Bt ed è in grado di resistere a forti dosi di un erbicida, il glufosinato. A causa della tossicità di questo erbicida, l’Ue ha già impostato un piano per la sua eliminazione graduale entro il 2017. Dal 2011 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato una serie di pareri scientifici che evidenziano gli impatti che l’emissione deliberata nell’ambiente del mais OGM 1507 potrebbero avere su alcuni insetti utili come farfalle e falene. Sulla base dei risultati dell’Efsa, la Commissione europea ha chiesto due volte a Pioneer di modificare il dossier di notifica del mais transgenico, per sviluppare programmi di monitoraggio e proporre misure specifiche per la riduzione dei rischi evidenziati dall’Efsa. Pioneer si è però costantemente rifiutata di modificare la sua richiesta di autorizzazione.
Nonostante la tolleranza della pianta OGM all’erbicida, l’Efsa non ha effettuato test sulla sicurezza legati a un incremento dell’uso di glufosinato. Secondo le norme europee sugli OGM, l’Efsa deve verificare “i possibili effetti sulla biodiversità e gli organismi non-target che ogni coltura [OGM resistente agli erbicidi] può causare a causa delle modifiche delle pratiche agricole (incluse quelle dovute a usi differenti degli erbicidi)”.
«La Commissione sta agendo in modo irresponsabile, raccomandando l’approvazione di una coltura OGM già nota per i danni a farfalle e falene e che incoraggia l’uso dilagante di un erbicida così tossico che è già in fase di eliminazione nella Ue. Visti i rischi per l’ambiente e la salute, l’assenza di benefici da parte delle colture OGM e la diffusa opposizione pubblica a queste colture una domanda sorge spontanea: per conto di chi e di quali interessi sta agendo la Commissione?», dichiara Federica Ferrario, responsabile Campagna OGM di Greenpeace Italia.
La decisione della Commissione arriva in seguito a una sentenza della Corte di Giustizia europea che l’ha accusata di non aver presentato ai ministri Ue la raccomandazione per approvare o respingere la coltivazione di questo mais OGM.
I ministri UE dell’Ambiente si dovranno riunire a dicembre per votare la proposta della Commissione, ma è improbabile che possano raggiungere la maggioranza qualificata necessaria per influenzare la decisione della Commissione.
L’ ultima coltura OGM autorizzata per la coltivazione nell’Unione europea è stata, nel 2010, una patata OGM resistente agli antibiotici (l’Amflora della Basf). Si è trattato di un vero e proprio fallimento commerciale e la BASF per questo ha deciso di ritirarla dal mercato dopo il secondo anno di commercializzazione. Da allora Basf e Monsanto hanno ritirato tutte le richieste all’Ue per la coltivazione di colture geneticamente modificate, fatta eccezione per il mais MON810 della Monsanto, l’unico OGM che è coltivato in Europa (per il 90 per cento in Spagna), e lo stesso fonte di contaminazione in Friuli nel corso di quest’anno, a causa del tergiversare delle autorità nazionali.
GreenPeace - Il mais in questione, Pioneer-DuPont 1507, produce una tossina pesticida Bt ed è in grado di resistere a forti dosi di un erbicida, il glufosinato. A causa della tossicità di questo erbicida, l’Ue ha già impostato un piano per la sua eliminazione graduale entro il 2017. Dal 2011 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato una serie di pareri scientifici che evidenziano gli impatti che l’emissione deliberata nell’ambiente del mais OGM 1507 potrebbero avere su alcuni insetti utili come farfalle e falene. Sulla base dei risultati dell’Efsa, la Commissione europea ha chiesto due volte a Pioneer di modificare il dossier di notifica del mais transgenico, per sviluppare programmi di monitoraggio e proporre misure specifiche per la riduzione dei rischi evidenziati dall’Efsa. Pioneer si è però costantemente rifiutata di modificare la sua richiesta di autorizzazione.
Nonostante la tolleranza della pianta OGM all’erbicida, l’Efsa non ha effettuato test sulla sicurezza legati a un incremento dell’uso di glufosinato. Secondo le norme europee sugli OGM, l’Efsa deve verificare “i possibili effetti sulla biodiversità e gli organismi non-target che ogni coltura [OGM resistente agli erbicidi] può causare a causa delle modifiche delle pratiche agricole (incluse quelle dovute a usi differenti degli erbicidi)”.
«La Commissione sta agendo in modo irresponsabile, raccomandando l’approvazione di una coltura OGM già nota per i danni a farfalle e falene e che incoraggia l’uso dilagante di un erbicida così tossico che è già in fase di eliminazione nella Ue. Visti i rischi per l’ambiente e la salute, l’assenza di benefici da parte delle colture OGM e la diffusa opposizione pubblica a queste colture una domanda sorge spontanea: per conto di chi e di quali interessi sta agendo la Commissione?», dichiara Federica Ferrario, responsabile Campagna OGM di Greenpeace Italia.
La decisione della Commissione arriva in seguito a una sentenza della Corte di Giustizia europea che l’ha accusata di non aver presentato ai ministri Ue la raccomandazione per approvare o respingere la coltivazione di questo mais OGM.
I ministri UE dell’Ambiente si dovranno riunire a dicembre per votare la proposta della Commissione, ma è improbabile che possano raggiungere la maggioranza qualificata necessaria per influenzare la decisione della Commissione.
L’ ultima coltura OGM autorizzata per la coltivazione nell’Unione europea è stata, nel 2010, una patata OGM resistente agli antibiotici (l’Amflora della Basf). Si è trattato di un vero e proprio fallimento commerciale e la BASF per questo ha deciso di ritirarla dal mercato dopo il secondo anno di commercializzazione. Da allora Basf e Monsanto hanno ritirato tutte le richieste all’Ue per la coltivazione di colture geneticamente modificate, fatta eccezione per il mais MON810 della Monsanto, l’unico OGM che è coltivato in Europa (per il 90 per cento in Spagna), e lo stesso fonte di contaminazione in Friuli nel corso di quest’anno, a causa del tergiversare delle autorità nazionali.
di Greenpeace Italia
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