martedì, novembre 19, 2013
Gravissima emergenza meteo in Sardegna, dove ieri si è abbattuto con straordinaria potenza un ciclone con venti e piogge che hanno provocato almeno 16 morti, inondazioni e ingenti danni a case e strade. L’emergenza continuerà anche oggi e potrebbe interessare anche altre regioni italiane. Il servizio di Giancarlo La Vella.

Radio Vaticana - E’ stato chiamato Cleopatra il ciclone che sta portando morte e distruzione nell’area centro nord della Sardegna. La Gallura, la regione più interessata. Il bilancio delle vittime è in continuo aumento a causa dell’alto numero di dispersi in un clima da tregenda. Strade e case allagate per l’esondazione di fiumi, centinaia di sfollati, crolli e smottamenti di strade e ponti, black-out elettrici, pesanti disagi alla circolazione stradale e ferroviaria, ritardi nei collegamenti aerei e marittimi. Sarebbero molti gli episodi da raccontare che hanno causato morti e feriti. Su tutti lo sbigottimento per un evento tanto imponente quanto inatteso. Le squadre di soccorso sono immediatamente entrate in azione, ma con le difficoltà dovute a una perturbazione che ancora sta martellando varie zone dell’isola e che nelle prossime ore potrebbe puntare su altre regioni italiane e nelle quali è stato d’allerta.

Con quale stato d’animo la popolazione in queste ore vive l’emergenza maltempo sull’isola, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente mons. Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Olbia, Tempio, Ozieri:

R. - I sentimenti non possono che essere di grande dolore, per le numerose vittime e per le persone che sono ancora disperse, e di grande preoccupazione, perché l’emergenza sembra non essere ancora finita. Quando accadono queste cose ci rendiamo conto che l’uomo è impotente di fronte a situazioni di un’emergenza straordinaria. Ci sono vite spezzate da questa furia straordinaria della natura. A questo punto, sembrano passare in secondo piano anche gli altri disagi: le distruzioni, case totalmente devastate e allagate, aziende messe in ginocchio … Sono quelle forme di cataclismi, che in qualche maniera, mettono in ginocchio un Paese. Devo dire - però - che la comunità sta reagendo in modo esemplare. Quindi, da una parte il dolore, il dramma di tante famiglie, e dall’altra una comunità che si stringe intorno a chi, in questo momento, è così duramente provato. Però questo è anche il momento della solidarietà, dell’assunzione di responsabilità da parte delle autorità, delle istituzioni. Però, credo che questo sia soprattutto il momento della solidarietà, della vicinanza, della prossimità da parte di tutti noi, compresa la comunità cristiana.

D. - Un’altra riflessione da fare in occasione di questa catastrofe sicuramente inattesa: è come se l’ambiente si stia quasi ribellando ad un’azione dell’uomo troppo innaturale?

R. - Noi abbiamo rubato troppo; l’uomo ha rubato troppo alla natura; e la natura si riprende ciò che le è stato tolto. Le violenze fatte all’ambiente, i fiumi che sono stati chiusi, i corsi d’acqua deviati, le montagne che sono state disboscate … Le ferite che porta l’ambiente sono ferite molto gravi e noi dobbiamo - purtroppo - piangere a cose fatte i danni di un passato che molte volte è stato più predatore che custode e costruttore di un ambiente sano e amico dell’uomo.

D. - Abbiamo ancora negli occhi le immagini drammatiche delle Filippine. La solidarietà è importante - come lei ha detto - e anche in questi casi è importante il momento della preghiera?

R. - Certamente per noi cristiani questa è la nostra forza, è ciò che ci fa essere vicini agli altri nell’aiuto reciproco, nella comprensione, nel darsi reciprocamente una mano; è una forza che non viene da noi stessi, ma che proviene dall’alto. E allora noi dall’alto chiediamo che chi soffre in questo momento trovi davvero la pace interiore nel sostegno della fede, per chi è credente, nel sostegno dell’amicizia dei propri fratelli. Dall’altra parte, però la preghiera diventa anche invocazione della luce dello spirito, perché illumini le coscienze degli uomini e di chi è chiamato a governare un Paese, una collettività e perché, attingendo a quelli che sono i profondi valori umani e sociali, si riescano ad attivare quelle politiche che siano in grado di arginare fatti di questo genere.


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