Soddisfazione internazionale per la fine della ribellione in Repubblica Democratica del Congo.
Radio Vaticana - Ieri il governo di Kinshasa ha proclamato la vittoria totale contro i ribelli del Movimento del 23 marzo, il cosiddetto M23, che operava nella regione del nord Kivu. Allo stesso tempo i vertici del movimento hanno annunciato la fine della lotta armata e l’inizio di una fase politica di confronto con il governo congolese. In particolare gli Stati Uniti auspicano un futuro di dialogo e di pace per il Paese africano. Su questo evento decisivo, Giancarlo La Vella ha intervistato l’africanista, Michele Luppi.
R. - Certamente rappresenta un punto importante; per alcuni addirittura un punto di svolta, però la situazione è ancora molto caotica. Soprattutto la storia recente ci ha dimostrato come gli accordi in Iraq di oggi, possono essere ritenuti “carta straccia” domani. Quindi, c’è ancora molta strada da fare, perché di fatto si arrivi ad un accordo tra i vertici del movimento e il governo congolese.
D. – Può essere considerato un primo passo per poi realizzare un processo di pacificazione anche con la miriade di altri gruppi ribelli?
R. – Nell’Est congolese sono attivi una galassia di movimenti ribelli. Certamente, questo passo può essere importante, perchè quella dell’M23 è stata la principale ribellione di fatto attiva oggi in quella regione. Quindi, riuscire a raggiungere un accordo con questo gruppo è senz’altro importante, soprattutto per arrivare alla pacificazione dell’intera zona del Nord Kivu. Una cosa secondo me importante da sottolineare è che il movimento del 23 marzo aveva anche rivendicazioni politiche; quindi, bisogna capire come il governo di Kabila riuscirà a dialogare con i vertici del movimento.
D. – E’ pensabile a questo punto un reale processo di politicizzazione del movimento M23?
R. – Questo è un nodo importante. Il problema di fondo è che i colloqui si erano arenati su tre punti principali: il primo era la richiesta da parte del movimento dell’M23 dell’amnistia dei suoi combattenti; il secondo era la richiesta di integrazione dei miliziani nell’esercito congolese; il terzo era la partecipazione dei vertici politici dell’M23 alla vita del Paese. Questi sono tre punti ai quali il governo congolese si era sempre opposto. Quello che sarà importante capire ora è quale sarà il ruolo della Comunità internazionale e degli Stati della regione, perché, credo, che la novità più grande sia un cambio anche degli equilibri a livello regionale e internazionale. È impensabile che l’esercito congolese da solo sarebbe riuscito a sconfiggere la ribellione senza un cambiamento nell’area. Negli anni l’M23 ha avuto grossi sostegni da Uganda e Rwanda e il fatto che sia arrivata questa sconfitta è perché forse c’è stato un po’ un cambiamento di strategia da parte di questi attori. Che cosa uscirà da questi nuovi equilibri noi al momento non lo sappiamo; soltanto il tempo ci permetterà di capire quali saranno i nuovi protagonisti e i nuovi equilibri che si muoveranno nell’Est del Congo.
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