Grazie a nuove normative antiriciclaggio, le banche svizzere non sono più terra franca per gli evasori provenienti dall'estero. Gli italiani saranno così costretti a cambiare meta.
Il fisco bussa alle porte degli italiani, e alcuni di loro scappano: questa non è più una storia solo italiana, ma sta diventando una questione internazionale. Adesso anche la Svizzera, paese storicamente aperto e disponibile all'entrata di capitali esteri, si sta facendo più accorto in materia finanziaria. Gli "gnomi" elvetici, fino a poco tempo fa depositari del più imperscrutabile segreto bancario, stanno chiedendo ai clienti dell'eurozona, di "deporre le armi" al cospetto delle autorità di controllo dei loro paesi, e quindi neccessitano di una "dichiarazione liberatoria", ovvero una sorta di questionario concordato con le banche centrali nazionali, utile a rivelare tutti i dettagli che riguardano i soldi dei vari titolari. Un provvedimento, questo, che mette chiaramente alle corde molte persone, e i cui capitali sono costretti ad un esodo forzato verso altre mete: una su tutte il Liechtenstein.
Tale comportamento assunto dalla Svizzera è giustificato da un paio di aspetti: il primo, è relativo a un fatto di sicurezza, poichè negli ultimi anni i forzieri delle banche elvetiche sono stati fatti letteralmente traboccare con i nuovi depositi bancari effettuati dai ricchissimi proprietari di Russia, Cina, India, paesi che non badano molto alla trasparenza. Inoltre dal 1 novembre scorso è entrata in vigore la normativa "antiriciclaggio" che prevede uno scambio costante di informazioni finanziarie tra il "Mros", l'ufficio federale competente, e tutte le altre sedi ufficiali europee.
Pertanto, la svolta in questa vicenda non può non interessare a tutti quegli italiani che hanno esportato ingenti somme di denaro oltre il confine. Le stime della Guardia di Finanza, seppur ufficiose, parlano di ben 180 miliardi nascosti oltralpe. Il governo italiano, per la legge di stabilità, è intenzionato ad agire con sanzioni penali nei confronti di chi omette in questo modo cifre dovute allo Stato: i provvedimenti disciplinari non ammettono il carcere per chi deciderà di svelare i propri possedimenti, ma sarà preteso il pagamento di tutte le tasse vigenti.
Il fisco bussa alle porte degli italiani, e alcuni di loro scappano: questa non è più una storia solo italiana, ma sta diventando una questione internazionale. Adesso anche la Svizzera, paese storicamente aperto e disponibile all'entrata di capitali esteri, si sta facendo più accorto in materia finanziaria. Gli "gnomi" elvetici, fino a poco tempo fa depositari del più imperscrutabile segreto bancario, stanno chiedendo ai clienti dell'eurozona, di "deporre le armi" al cospetto delle autorità di controllo dei loro paesi, e quindi neccessitano di una "dichiarazione liberatoria", ovvero una sorta di questionario concordato con le banche centrali nazionali, utile a rivelare tutti i dettagli che riguardano i soldi dei vari titolari. Un provvedimento, questo, che mette chiaramente alle corde molte persone, e i cui capitali sono costretti ad un esodo forzato verso altre mete: una su tutte il Liechtenstein.
Tale comportamento assunto dalla Svizzera è giustificato da un paio di aspetti: il primo, è relativo a un fatto di sicurezza, poichè negli ultimi anni i forzieri delle banche elvetiche sono stati fatti letteralmente traboccare con i nuovi depositi bancari effettuati dai ricchissimi proprietari di Russia, Cina, India, paesi che non badano molto alla trasparenza. Inoltre dal 1 novembre scorso è entrata in vigore la normativa "antiriciclaggio" che prevede uno scambio costante di informazioni finanziarie tra il "Mros", l'ufficio federale competente, e tutte le altre sedi ufficiali europee.
Pertanto, la svolta in questa vicenda non può non interessare a tutti quegli italiani che hanno esportato ingenti somme di denaro oltre il confine. Le stime della Guardia di Finanza, seppur ufficiose, parlano di ben 180 miliardi nascosti oltralpe. Il governo italiano, per la legge di stabilità, è intenzionato ad agire con sanzioni penali nei confronti di chi omette in questo modo cifre dovute allo Stato: i provvedimenti disciplinari non ammettono il carcere per chi deciderà di svelare i propri possedimenti, ma sarà preteso il pagamento di tutte le tasse vigenti.
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