lunedì, novembre 25, 2013
Nuovo tentativo della task force dopo i fallimenti dei passati tentativi sull’animale. Il responsabile della ricerca: «Siamo ancora alle fasi preliminari».

GreenReport - Un’equipe di scienziati in Spagna ha ricevuto finanziamenti per verificare se una specie di capra di montagna estinta può essere clonata da cellule conservate: l’esperimento tratta dello stambecco dei Pirenei (Capra pyrenaica pyrenaica) noto in Spagna con il nome di bucardo, sottospecie estinta dello stambecco spagnolo. Un tempo il suo areale si estendeva dai Pirenei francesi e spagnoli fino al paese basco, alla Navarra e alla Catalogna settentrionale. A partire dal 1900, il loro numero scese al di sotto delle 100 unità. Dieci anni dopo ne rimanevano appena 40, concentrati nella provincia di Huesca in Spagna.

Dopo il fallimento delle operazioni di recupero di questa specie, l’ultimo esemplare (una femmina di nome Celia) fu trovato morto il 6 gennaio 2000 col collo spezzato a causa della caduta di un albero, decretando l’estinzione della specie. Due giorni dopo, una compagnia di ricerca biomedica si offrì di clonare lo stambecco dei Pirenei a partire dalle cellule di tessuto ottenute nel 1999 e congelate in azoto liquido alla temperatura di -196 C°. Tuttavia, non si disponeva di cellule maschili per clonare maschi, quindi sarebbe stato possibile clonare solo esemplari femmina, ma questo sarebbe stato inutile perché, prima o poi, sarebbero morti senza dare continuità alla specie. Fu proposto di accoppiare i cloni con altre sottospecie di stambecco, ma questo avrebbe comportato la nascita di esemplari meticci. Si è pensato di creare esemplari maschi sostituendo il cromosoma X della cellula femminile di stambecco con un cromosoma Y di un’altra sottospecie, tuttavia non esisteva ancora una tecnologia capace di fare ciò.

Ma adesso, con i balzi in avanti della ricerca scientifica, potrebbe essere possibile intervenire a livello di genoma e clonare uno stambecco maschio da una cellula di esemplare femminile.

Attualmente, tre team di scienziati (due spagnoli ed uno francese) stanno studiando un metodo per riportare lo stambecco sui Pirenei, in collaborazione col governo della comunità autonoma dell’Aragona. La Federazione della Caccia di Aragona ha appena firmato un accordo con il Centro per la Ricerca e Tecnologie Alimentari di Aragona (CITA) a Saragozza per cominciare il lavoro preliminare sulle cellule dall’ultimo esemplare.

Il dottor Alberto Fernandez-Arias, responsabile della ricerca, ha detto in un’intervista alla BBC News: «In questo momento siamo ancora alle fasi preliminari, vogliamo solo sapere se le cellule di Celia sono ancora vive dopo essere state congelate per 14 anni». Poi si valuteranno le diverse possibilità che potrebbero essere esplorate per la clonazione. Per esempio, i ricercatori sono stati in grado di invertire il sesso di embrioni di topo femmina introducendo un gene chiave che li fa sviluppare come maschi.

Inoltre George Church, professore di genetica alla Harvard University, ha spiegato che una tecnica nota come CRISPR ha aperto nuove opportunità nel campo della conservazione delle specie in via di estinzione e de-estinzione. La tecnica permette ai ricercatori di modificare genomi con straordinaria precisione. Tali tecniche di “editing” del genoma potrebbero essere utilizzate per introdurre la diversità genetica nelle popolazioni che sono così strettamente correlate e che rappresenta una minaccia per la loro sopravvivenza.«Per esempio, una parte del problema con i diavoli della Tasmania è che sono così strettamente correlati in termini di sistema immunitario che hanno problemi di rigetto delle cellule tumorali che si diffondono sul viso da mordersi l’un l’altro». Tali tecniche, per Church, potrebbero tra l’altro offrire un modo per modificare ampiamente anche il genoma di un elefante asiatico per renderlo più simile a un mammut, utilizzando una sequenza genetica dagli animali estinti.

Commentando i piani per la clonazione del bucardo, la Federazione della caccia di Aragona ha affermato di voler «sviluppare iniziative nel campo dell’ecologia, al fine di difendere l’ambiente naturale». L’importo del finanziamento per la ricerca a CITA però non è stato divulgato.

di Aldo Ferretti


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