martedì, novembre 19, 2013
Decine di blindati dell’esercito si sono dispiegate nei punti strategici della città di Tripoli da cui, nelle prossime ore, le milizie armate originarie dell’est e protagoniste degli scontri degli ultimi giorni dovrebbero ritirarsi.

Misna - Le autorità di Misurata (200 chilometri a ovest di Tripoli) hanno dato ai combattenti 72 ore per abbandonare la capitale, quasi del tutto paralizzata dagli scontri cominciati venerdì pomeriggio nel quartiere di Gharghour e via via propagatisi. La situazione in città resta tesa e volatile: il numero due dei servizi di Intelligence libici, Moustapha Nouh, oggetto ieri di un sequestro-lampo, ha raccontato di essere stato condotto dai suoi rapitori nella città di Zintan, nell’ovest. In un’intervista alla tv privata al Naba, Nouh non ha però svelato i motivi di un sequestro, durato appena poche ore, che conferma l’estrema instabilità di cui è preda il paese.

Il dispiegamento eccezionale delle forze armate per la strade della capitale – ordinato dal ministero della Difesa – è stato accolto con gioia dagli abitanti, stanchi della crescente insicurezza e della presenza di milizie che spadroneggiano indisturbate.

Ma se il ritiro delle milizie di Misurata contribuirà a stemperare le tensioni attuali, la loro partenza non metterà fine alla presenza dei gruppi armati nella capitale. In particolare, resteranno i combattenti di Zintan coinvolti negli scontri nel quartiere di Salahadine, e che controllano diversi quartieri e la strada per l’aeroporto.

Gli ex ribelli di Misurata e Zintan, che si sono spartiti il vecchio arsenale di Gheddafi e delle sue guardie, sono tra i gruppi meglio armati della Libia: posseggono armi leggere e pesanti, carri armati e veicoli blindati.


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