La commissione speciale per riscrivere la costituzione è sul punto di sciogliersi. Principale discordia è il ruolo del futuro presidente. Istanbul dura con Damasco.
NenaNews - In Turchia i tentativi di redigere una nuova costituzione che possa sostituire la carta di impronta militare non stanno producendo i risultati sperati. Questo è quanto ha affermato mercoledì un importante esponente del partito di governo. Secondo Ahmet Iyimaya del partito Giustizia e Sviluppo (AKP), la Commissione speciale interpartitica, formata nel 2011 per riscrivere la carta costituzionale introdotta dalla giunta militare dopo il colpo di stato del 1980, è sul punto di sciogliersi perché non ha compiuto progressi significativi.
Il punto di maggiore discordia tra i rappresentanti della commissione è il tentativo del AKP, partito del premier Erdogan, di introdurre un sistema presidenziale sul modello statunitense. Dopo circa due anni di lavori, i progressi sono stati irrisori. La commissione ha raggiunto un compromesso su 62 articoli ma molte distanze restano su quelli relativi alla cittadinanza e ai diritti linguistici. Secondo alcuni analisti Erdogan, primo ministro da 11 anni e al suo ultimo mandato, spera di poter modificare la costituzione prima che inizi la campagna elettorale per le presidenziali fissate per l'anno prossimo. Modello statunitense che conferirebbe maggiori poteri al futuro presidente del paese. Desiderio questo neanche troppo velato di Erdogan che da un decennio è l'incontrastato leader della Turchia. Abdullah Gul, presidente della Repubblica turca dal 2007, è di fatto una figura marginale.
In base al regolamento dell'AKP, Erdogan al terzo mandato come primo ministro e leader del partito, non può candidarsi alla più carica di premier. Perciò per poter rimanere ai vertici del potere, punta ad essere eletto presidente della repubblica. Un incarico che, in base ad un emendamento costituzionale del 2007, dura cinque anni ed è rinnovabile solo una volta. Il tentativo del governo era quello di presentare una nuova costituzione prima dei tre importanti eventi elettorali: le amministrative del prossimo marzo, seguite a distanza di pochi mesi dalle presidenziali e dalle legislative del 2015. Ma allo stato attuale, come ha ammesso ieri anche lo stesso Iyimaya, sembra difficile che ciò possa concretizzarsi.
Periodo non semplice per il premier Erdogan secondo alcuni analisti. Dopo circa 11 anni di leadership indiscussa, il primo ministro sta avendo una seria opposizione all'interno del suo partito. Le fazioni liberali dell'AKP lo hanno criticato aspramente dopo che recentemente ha proposto nuove regole che vietano agli studenti non sposati di poter vivere insieme nei campus o negli appartamenti privati. Erdogan aveva dichiarato che l'AKP «essendo un partito democratico conservatore» doveva agire. La sua proposta ha generato un ginepraio di polemiche tra i laici ed i liberali che ritengono l'eventuale passaggio di questa proposta un pericoloso attacco alle vite private di cinque milioni di studenti universitari che hanno più di 18 anni. Per le leggi turche, i maggiorenni, sposati o meno, sono liberi di scegliere con chi vivere sotto lo stesso tetto.
Nel frattempo anche ieri il Ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu ha pronunciato parole al vetriolo contro il regime siriano accusando il presidente siriano Bashar al-Asad di approfittare dei ritardi per la convocazione di "Ginevra 2" per guadagnare vantaggi militari ai danni dell'opposizione. «Il regime di al-Asad sta orchestrando una tragedia umana immensa bombardando e affamando la sua gente sotto assedio» ha affermato intervenendo ad una conferenza a Istanbul. La Turchia, sostenitrice dell'Opposizione siriana, ha sostenuto «tutte le iniziative diplomatiche. Da maggio, c'è stato un costante parlare di Ginevra 2, le aspettative sono cresciute, ma il risultato è deludente perché non ci sono risultati positivi». Tragedia siriana che ha conseguenze dirette e tangibili in Turchia. L'intenso flusso di rifugiati siriani nel paese non cessa. Secondo i dati forniti dallo stesso Davutoglu, in una sola settimana, circa 2.000 siriani sono stati accolti in territorio turco. Il numero dei siriani residenti in 21 centri sparsi in 10 province era di 202.445 il 13 novembre.
NenaNews - In Turchia i tentativi di redigere una nuova costituzione che possa sostituire la carta di impronta militare non stanno producendo i risultati sperati. Questo è quanto ha affermato mercoledì un importante esponente del partito di governo. Secondo Ahmet Iyimaya del partito Giustizia e Sviluppo (AKP), la Commissione speciale interpartitica, formata nel 2011 per riscrivere la carta costituzionale introdotta dalla giunta militare dopo il colpo di stato del 1980, è sul punto di sciogliersi perché non ha compiuto progressi significativi.
Il punto di maggiore discordia tra i rappresentanti della commissione è il tentativo del AKP, partito del premier Erdogan, di introdurre un sistema presidenziale sul modello statunitense. Dopo circa due anni di lavori, i progressi sono stati irrisori. La commissione ha raggiunto un compromesso su 62 articoli ma molte distanze restano su quelli relativi alla cittadinanza e ai diritti linguistici. Secondo alcuni analisti Erdogan, primo ministro da 11 anni e al suo ultimo mandato, spera di poter modificare la costituzione prima che inizi la campagna elettorale per le presidenziali fissate per l'anno prossimo. Modello statunitense che conferirebbe maggiori poteri al futuro presidente del paese. Desiderio questo neanche troppo velato di Erdogan che da un decennio è l'incontrastato leader della Turchia. Abdullah Gul, presidente della Repubblica turca dal 2007, è di fatto una figura marginale.
In base al regolamento dell'AKP, Erdogan al terzo mandato come primo ministro e leader del partito, non può candidarsi alla più carica di premier. Perciò per poter rimanere ai vertici del potere, punta ad essere eletto presidente della repubblica. Un incarico che, in base ad un emendamento costituzionale del 2007, dura cinque anni ed è rinnovabile solo una volta. Il tentativo del governo era quello di presentare una nuova costituzione prima dei tre importanti eventi elettorali: le amministrative del prossimo marzo, seguite a distanza di pochi mesi dalle presidenziali e dalle legislative del 2015. Ma allo stato attuale, come ha ammesso ieri anche lo stesso Iyimaya, sembra difficile che ciò possa concretizzarsi.
Periodo non semplice per il premier Erdogan secondo alcuni analisti. Dopo circa 11 anni di leadership indiscussa, il primo ministro sta avendo una seria opposizione all'interno del suo partito. Le fazioni liberali dell'AKP lo hanno criticato aspramente dopo che recentemente ha proposto nuove regole che vietano agli studenti non sposati di poter vivere insieme nei campus o negli appartamenti privati. Erdogan aveva dichiarato che l'AKP «essendo un partito democratico conservatore» doveva agire. La sua proposta ha generato un ginepraio di polemiche tra i laici ed i liberali che ritengono l'eventuale passaggio di questa proposta un pericoloso attacco alle vite private di cinque milioni di studenti universitari che hanno più di 18 anni. Per le leggi turche, i maggiorenni, sposati o meno, sono liberi di scegliere con chi vivere sotto lo stesso tetto.
Nel frattempo anche ieri il Ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu ha pronunciato parole al vetriolo contro il regime siriano accusando il presidente siriano Bashar al-Asad di approfittare dei ritardi per la convocazione di "Ginevra 2" per guadagnare vantaggi militari ai danni dell'opposizione. «Il regime di al-Asad sta orchestrando una tragedia umana immensa bombardando e affamando la sua gente sotto assedio» ha affermato intervenendo ad una conferenza a Istanbul. La Turchia, sostenitrice dell'Opposizione siriana, ha sostenuto «tutte le iniziative diplomatiche. Da maggio, c'è stato un costante parlare di Ginevra 2, le aspettative sono cresciute, ma il risultato è deludente perché non ci sono risultati positivi». Tragedia siriana che ha conseguenze dirette e tangibili in Turchia. L'intenso flusso di rifugiati siriani nel paese non cessa. Secondo i dati forniti dallo stesso Davutoglu, in una sola settimana, circa 2.000 siriani sono stati accolti in territorio turco. Il numero dei siriani residenti in 21 centri sparsi in 10 province era di 202.445 il 13 novembre.
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