venerdì, novembre 15, 2013
A una settimana dall’arrivo sulle regioni centrali delle Filippine del devastante tifone Haiyan, i nuovi dati diffusi questa mattina dal Consiglio nazionale per la gestione e la riduzione del rischio dei disastri (la protezione civile filippina) parlano di 2360 morti e 3853 feriti.

Misna - Variazioni di pochissime unità rispetto ai dati precedenti, ma che soprattutto collidono con quelli diffusi ieri dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari che segnalavano 4460 morti. Un dato quasi doppio rispetto a quello ufficiale di oggi. Superiore a quello ritenuto probabile di 2500 vittime da parte del presidente Benigno Aquino, ma assai inferiore a quello contenuto nel bollettino affisso stamattina nel municipio della città di Tacloban, che segnala – nella sola città-simbolo della catastrofe filippina e delle contraddizioni del dopo-tifone – 4000 morti.

Ieri è stato rimosso dall’incarico il sovrintendente di polizia Elmer Soria che mercoledì aveva parlato di 10.000 vittime nella sola Tacloban. Per i superiori, Soria sarebbe stato tratto in inganno da rapporti fasulli.

Sotto forte pressione, il presidente Aquino ha comunicato che domani si recherà a Tacloban e in altre aree dell’isola di Leyte, al centro della devastazione. In un discorso teletrasmesso, nella serata di ieri Aquino ha chiesto al paese di continuare a sostenere le vittime del tifone. “Conosciamo la gravità delle sofferenze dei nostri connazionali e sappiamo che siamo chiamati più che mai a fare il possibile per alleviare queste sofferenze”, ha detto.

I dati di fonte governativa confermano nove milioni di filippini colpiti dalla catastrofe in 44 provincie e la presenza nei campi di accoglienza di 380.000 sfollati, meno della metà di quanti hanno dovuto lasciare l’area di residenza abituale. A delineare maggiormente la situazione contribuiscono i dati Onu. I senzatetto sarebbero 921mila e 11,8 milioni i filippini colpiti in qualche modo dalla violenza del tifone. L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari lancia però anche l’allarme per 112.000 bambini sotto i cinque anni di età e 70mila donne in condizione di gravidanza o di parto recente che soffrono per la mancanza di cibo adeguato.

Dati in parte integrabili, in altri contrastanti, quindi, sulle vittime e sulla conduzione dei soccorsi tra autorità filippine e agenzie Onu, mentre sul terreno la situazione non sembra migliorare, se non marginalmente e in poche aree. Per fonti Onu, il carburante necessario all’emergenza si esaurirà entro pochi giorni a Tacloban. D’altra parte, nonostante la macchina dei soccorsi abbia creato sull’isola di Leyte, la più colpita, due centri logistici a Tacloban (con il suo aeroporto) e Ormoc (con il suo porto) e su quella di Samar un hub dei soccorsi a Guiuan, la mancanza di mezzi di trasporto e di strade accessibili rallenta notevolmente le operazioni.

In prospettiva, almeno per quanto riguarda la distribuzione di acqua, cibo e medicinali, un qualche sollievo sta arrivando dalla presenza della flotta Usa nella regione, mentre è attesa anche la portaelicotteri britannica HMS Illustrious. Da ieri è operativa la portaerei George Wahington, non solo con i suoi velivoli, ma anche con l’impianto di desalinizzazione dell’acqua marina capace di produrre 1,5 milioni di litri di acqua potabile al giorno e la cui distribuzione è già iniziata. Con altre navi parte della squadra, la portaerei fornirà alle operazioni di soccorso il sostegno di decine di mezzi aeri, tra cui 21 elicotteri, e alcuni dei nuovi Osprey, velivoli in grado di atterrare e decollare come un elicottero date le particolari ali con motori orientabili. Sulle navi sono imbarcati, con ruolo di aiuto nell’emergenza ma anche di protezione delle operazioni, centinaia di marines.

Resta infatti difficile la situazione sul piano della sicurezza. Le autorità filippine parlano ormai di legge marziale “di fatto” per controllare la situazione dell’ordine pubblico a Tacloban, per tenere sotto controllo razziatori e popolazione affamata ma anche in vista delle prossime, controverse sepolture in fosse comuni dopo quella di ieri.


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