"Accogliere l’altro" è il tema della XI assemblea delle Religioni per la pace. Una nuova sfida che impone di guardare all’uomo, pur diverso da me come «un compagno di viaggio, un fratello, senza il quale non possiamo presentarci a Dio» ha detto Maria Voce nel suo intervento.
Città Nuova - Vienna si è trasformata in questi giorni in capitale delle religioni. Il centro, nei pressi della stazione ferroviaria e metropolitana Wien Mitte vede un via vai di monaci buddhisti, swami indù, musulmani, ma anche zoroastriani, giainisti e, ovviamente, cristiani di diverse denominazioni: colori e fogge che attirano sguardi dei passanti. E’ proprio al centro della capitale austriaca che, dopo i due giorni di Conferenza organizzata dal KAICIID con personalità a livello istituzionale e, anche, del mondo accademico e religioso, è iniziata ieri la IX Assemblea Generale di Religioni per la pace, la seconda del nuovo millennio, dopo quella tenuta nel 2006 a Kyoto. Circa 600 i partecipanti provenienti da tutto il mondo, in rappresentanza del cosmo religioso: bah’ai, buddhisti, ebrei, giainisti, indù, musulmani, shintoisti, sikhs, taoisti, e rappresentanti delle religioni tradizionali o indigene. Non solo. Molte di queste tradizioni religiose sono presenti con rappresentanti di diverse correnti al loro interno: ebrei conservatori, insieme a riformati ed ortodossi; cristiani di molte Chiese, buddhisti mahayana e theravada ed anche del Won buddhismo, prevalente in Corea. I mussulmani sono rappresentati da sunniti, sciiti ed aleviti ed anche gli indù esprimono bene uno spaccato delle religioni dell’India, il sanatana dharma.
Il tema del convegno - Welcoming the other, - Accogliere l’altro – segue da vicino quello della riflessione dei giorni scorsi presso il KAICIID - The image of the Other - L’immagine dell’altro. L’accoglienza del diverso attraverso processi di trasformazione dei conflitti in impegno di pace, di sforzi comuni e concertati a costruire società giuste ed armoniche attraverso lo sviluppo umano ed il rispetto della terra è il tema di questo appuntamento.
Quello che colpisce profondamente è il clima che si crea subito fra i vari gruppi. In molti fanno da anni il percorso di Religioni per Pace, collaborando, a livello nazionale e internazionale, per i diversi progetti che hanno caratterizzato nell’ultimo decennio le attività dei seguaci di diverse religioni impegnati in questo ambito: i conflitti, i diritti dei minori, il problema AIDS in molti Paesi dell’Africa e, poi una raccolta di firme per Arms down, un programma, che vede impegnati soprattutto i giovani nella raccolta di firme per un vero disarmo dei Paesi militarizzati. Sino ad ora sono state raccolte circa 20 milioni di adesioni a questo progetto. Molte delle delegazioni nel loro impegno interreligioso hanno costruito ponti, spesso al di là di oceani d’acqua, ma anche fra culture e tradizioni, che per secoli avevano vissuto isolati. Alcuni osano parlare di «famiglia di Religioni per la pace».
Un aspetto particolarmente importante, atteso da molti, era una nuova spinta spirituale, ritenuta elemento essenziale per affrontare a viso aperto le sfide, trovando soluzioni adeguate alle varie difficoltà ed incidenti di percorso che sono sempre dietro l’angolo in un cammino impegnativo come quello del pellegrinaggio interreligioso. L’ approccio specifico al problema dell’accoglienza dell’altro, ha contribuito ad assicurare proprio questa dimensione di spirito che possa essere di ispirazione a chi vuole impegnarsi nella difficile impresa del dialogo.
Un panel formato da personalità di spicco: dal Rev. Nichiko Niwano, Presidente del movimento buddhista giapponese della Rissho Kosei kai, e figlio di quel Nikkyo Niwano, fondatore dello stesso movimento ed uno dei padri iniziatori della Conferenza Mondiale delle religioni per la Pace (W.C.R.P.), al Rabbino David Rosen di Gerusalemme; dallo Sheikh Abdallah ibn Bayyah dell’Arabia Saudita, a Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, e da una rappresentante musulmana del KAICIID.
«Non solo ogni essere umano, ma tutto in natura, rappresenta una vita che non può essere sostituita da nessun altro e da nient’altro – ha affermato Nichico Niwano. Accogliere l’altro significa proprio rendersi conto di questa unicità insostituibile dell’essere umano. La conseguenza è che dovremmo accogliere ciascuno e rispettare ognuno, costruendo rapporti di amicizia», ha concluso il leader buddhista mahayana.
La categoria dell’ospitalità è venuta in chiara evidenza con le sue radici bibliche, particolarmente nell’episodio di Abramo, che siede davanti alla sua tenda aperta dai quattro lati perché ciascuno possa entrarvi. Il rabbino Rosen parla con la sua tipica chiarezza e profondità, ricordando che alla vista di tre pellegrini che passano accanto alla sua tenda, chiede loro di essere suoi ospiti. «Sono gli stessi uomini che un capitolo successivo definisce angeli» – afferma Rosen, sottolineando la capacità di Abramo a cogliere la natura divina, l’angelo, presente in ogni uomo.
Gli fa eco lo Sheikh Bayyah che sintetizza mirabilmente in una frase semplicissima la sua prospettiva: “L’altro sono io!”.
Maria Voce, dopo aver brevemente tratteggiato l’accogliere l’altro in un contesto complesso come quello odierno, ha sottolineato l’impegno dei Focolari, a vivere l’insegnamento e l’esempio di Chiara Lubich, scoprendo «in ogni persona, nell’altro diverso da me, un compagno di viaggio, un fratello, senza il quale non possiamo presentarci a Dio». Chiara, ha ricordato la presidente dei Focolari «ci invita innanzitutto ad avere un occhio semplice: siamo tutti figli di un unico Padre. E, se siamo figli dello stesso Padre, siamo fratelli fra di noi». A conclusione del suo intervento propone due esperienze di vissuto in condizioni difficili: in Austria, una cittadina non lontana da dove si svolge l’incontro, e in Siria. In modi diversi si tratta di esperienze coraggiose dove per risolvere i grandi nodi dell’umanità di oggi si è deciso di partire con chi ci sta accanto.
Roberto Catalano
Città Nuova - Vienna si è trasformata in questi giorni in capitale delle religioni. Il centro, nei pressi della stazione ferroviaria e metropolitana Wien Mitte vede un via vai di monaci buddhisti, swami indù, musulmani, ma anche zoroastriani, giainisti e, ovviamente, cristiani di diverse denominazioni: colori e fogge che attirano sguardi dei passanti. E’ proprio al centro della capitale austriaca che, dopo i due giorni di Conferenza organizzata dal KAICIID con personalità a livello istituzionale e, anche, del mondo accademico e religioso, è iniziata ieri la IX Assemblea Generale di Religioni per la pace, la seconda del nuovo millennio, dopo quella tenuta nel 2006 a Kyoto. Circa 600 i partecipanti provenienti da tutto il mondo, in rappresentanza del cosmo religioso: bah’ai, buddhisti, ebrei, giainisti, indù, musulmani, shintoisti, sikhs, taoisti, e rappresentanti delle religioni tradizionali o indigene. Non solo. Molte di queste tradizioni religiose sono presenti con rappresentanti di diverse correnti al loro interno: ebrei conservatori, insieme a riformati ed ortodossi; cristiani di molte Chiese, buddhisti mahayana e theravada ed anche del Won buddhismo, prevalente in Corea. I mussulmani sono rappresentati da sunniti, sciiti ed aleviti ed anche gli indù esprimono bene uno spaccato delle religioni dell’India, il sanatana dharma.
Il tema del convegno - Welcoming the other, - Accogliere l’altro – segue da vicino quello della riflessione dei giorni scorsi presso il KAICIID - The image of the Other - L’immagine dell’altro. L’accoglienza del diverso attraverso processi di trasformazione dei conflitti in impegno di pace, di sforzi comuni e concertati a costruire società giuste ed armoniche attraverso lo sviluppo umano ed il rispetto della terra è il tema di questo appuntamento.
Quello che colpisce profondamente è il clima che si crea subito fra i vari gruppi. In molti fanno da anni il percorso di Religioni per Pace, collaborando, a livello nazionale e internazionale, per i diversi progetti che hanno caratterizzato nell’ultimo decennio le attività dei seguaci di diverse religioni impegnati in questo ambito: i conflitti, i diritti dei minori, il problema AIDS in molti Paesi dell’Africa e, poi una raccolta di firme per Arms down, un programma, che vede impegnati soprattutto i giovani nella raccolta di firme per un vero disarmo dei Paesi militarizzati. Sino ad ora sono state raccolte circa 20 milioni di adesioni a questo progetto. Molte delle delegazioni nel loro impegno interreligioso hanno costruito ponti, spesso al di là di oceani d’acqua, ma anche fra culture e tradizioni, che per secoli avevano vissuto isolati. Alcuni osano parlare di «famiglia di Religioni per la pace».
Un aspetto particolarmente importante, atteso da molti, era una nuova spinta spirituale, ritenuta elemento essenziale per affrontare a viso aperto le sfide, trovando soluzioni adeguate alle varie difficoltà ed incidenti di percorso che sono sempre dietro l’angolo in un cammino impegnativo come quello del pellegrinaggio interreligioso. L’ approccio specifico al problema dell’accoglienza dell’altro, ha contribuito ad assicurare proprio questa dimensione di spirito che possa essere di ispirazione a chi vuole impegnarsi nella difficile impresa del dialogo.
Un panel formato da personalità di spicco: dal Rev. Nichiko Niwano, Presidente del movimento buddhista giapponese della Rissho Kosei kai, e figlio di quel Nikkyo Niwano, fondatore dello stesso movimento ed uno dei padri iniziatori della Conferenza Mondiale delle religioni per la Pace (W.C.R.P.), al Rabbino David Rosen di Gerusalemme; dallo Sheikh Abdallah ibn Bayyah dell’Arabia Saudita, a Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, e da una rappresentante musulmana del KAICIID.
«Non solo ogni essere umano, ma tutto in natura, rappresenta una vita che non può essere sostituita da nessun altro e da nient’altro – ha affermato Nichico Niwano. Accogliere l’altro significa proprio rendersi conto di questa unicità insostituibile dell’essere umano. La conseguenza è che dovremmo accogliere ciascuno e rispettare ognuno, costruendo rapporti di amicizia», ha concluso il leader buddhista mahayana.
La categoria dell’ospitalità è venuta in chiara evidenza con le sue radici bibliche, particolarmente nell’episodio di Abramo, che siede davanti alla sua tenda aperta dai quattro lati perché ciascuno possa entrarvi. Il rabbino Rosen parla con la sua tipica chiarezza e profondità, ricordando che alla vista di tre pellegrini che passano accanto alla sua tenda, chiede loro di essere suoi ospiti. «Sono gli stessi uomini che un capitolo successivo definisce angeli» – afferma Rosen, sottolineando la capacità di Abramo a cogliere la natura divina, l’angelo, presente in ogni uomo.
Gli fa eco lo Sheikh Bayyah che sintetizza mirabilmente in una frase semplicissima la sua prospettiva: “L’altro sono io!”.
Maria Voce, dopo aver brevemente tratteggiato l’accogliere l’altro in un contesto complesso come quello odierno, ha sottolineato l’impegno dei Focolari, a vivere l’insegnamento e l’esempio di Chiara Lubich, scoprendo «in ogni persona, nell’altro diverso da me, un compagno di viaggio, un fratello, senza il quale non possiamo presentarci a Dio». Chiara, ha ricordato la presidente dei Focolari «ci invita innanzitutto ad avere un occhio semplice: siamo tutti figli di un unico Padre. E, se siamo figli dello stesso Padre, siamo fratelli fra di noi». A conclusione del suo intervento propone due esperienze di vissuto in condizioni difficili: in Austria, una cittadina non lontana da dove si svolge l’incontro, e in Siria. In modi diversi si tratta di esperienze coraggiose dove per risolvere i grandi nodi dell’umanità di oggi si è deciso di partire con chi ci sta accanto.
Roberto Catalano
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