lunedì, dicembre 16, 2013
I boschi tropicali con meno di 30 anni di vita contribuiscono in modo minimo alla conservazione della biodiversità di fronte alla minaccia rappresentata dall’uomo.

Misna - Lo denuncia uno studio appena pubblicato dallo Smithsonian Tropical Research Institute (Stri, nell’acronimo inglese), secondo il quale la metà circa delle foreste tropicali del pianeta è relativamente giovane e, salvo misure di protezione straordinario, “è poco probabile che duri più di una generazione umana, prima di cadere per le escavatrici o le motoseghe”. Per questo motivo, dice l’Istituto con sede a Panamá, “possono contribuire poco alla conservazione degli alberi”.

Lo studio è stato condotto su un territorio di 700 ettari nel bacino del Canale di Panamá, dove gli esperti dello Stri hanno selezionato 45 porzioni di boschi secondari vecchi da due a 32 anni, registrando la presenza di oltre 52.000 arbusti. Il 51% delle specie presenti (137 su 268) nei boschi tropicali fra i 18 e i 34 anni di età ha raggiunto la dimensione riproduttiva; al contrario, nei boschi fra i due e i sette anni di età la cifra si riduce al 36% (79 specie su 220):

“Ma anche i boschi vecchi 30 anni hanno una percentuale molto bassa di alberi riproduttivi essenziali per la sopravvivenza delle specie a lungo termine” ha avvertito Michiel van Breugel, autore principale dello studio, ricordando che le foreste sottoposte alla devastazione dell’uomo sperimentano una profonda e duratura perdita di biodiversità.


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