C'è una norma che potrebbe essere molto utile, un duro deterrente, nei confronti di chi affitta i capannoni ai cinesi, pur sapendo che ci lavoreranno e ci vivranno degli immigrati irregolari. Ma è molto poco applicata. Eppure prevede addirittura la confisca dell'immobile oltre a pene fino a tre anni.
Roma (MigrantesOnLine) - La norma è contenuta nel decreto legge n.92 del 23 maggio 2008, il cosiddetto 'decreto sicurezza', e modifica, introducendo un nuovo reato, la legge Bossi-Fini sull'immigrazione. “Salvo che il fatto costituisca più grave reato - si legge nel testo -, chiunque a titolo oneroso, al fine di trarre ingiusto profitto dà alloggio ad uno straniero, privo di titolo di soggiorno, in un immobile di cui abbia disponibilità, ovvero lo cede allo stesso, anche in locazione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La condanna con provvedimento irrevocabile ovvero l' applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell' articolo 444 del cpp (il patteggiamento, ndr) anche se è stata concessa la sospensione condizionale della pena, comporta la confisca dell' immobile, salvo che appartenga a persona estranea al reato”. Insomma carcere e confisca per chi affitta a immigrati irregolari. Ma come ci spiegano alcuni magistrati la norma è stata poco applicata, perché è difficile dimostrare la malafede dell' affittuario. Il trucco, spiega l' assessore alla sicurezza urbana del comune di Prato, Aldo Milone, “è che chi affitta il capannone è un immigrato regolare.
Per il proprietario dell' immobile, dunque, tutto è a posto. Bisognerebbe dimostrare che poi venga a conoscenza che all' interno lavorano e vivono degli irregolari”. Certo, aggiunge, “qui a Prato tutti conoscevano questa situazione e quindi anche i proprietari dei capannoni non potevano non sapere”. Non sarebbe, quindi, una forzatura applicare questa norma, pensata soprattutto per gli appartamenti, anche a strutture industriali. E col rischio di perdere definitivamente il bene, i proprietari ci penserebbero a lungo prima di affittare e, comunque, poi controllerebbero. Attualmente, infatti, i capannoni sono sequestrati in base a norme urbanistiche, di sicurezza sul lavoro o per lavoro nero. E restano chiusi fino all'eventuale adeguamento. Ma poi tornano ai proprietari che possono riaffittarli. E l'affare ricomincia. Applicare la norma sulla confisca potrebbe bloccare tutto.
(Antonio Maria Mira – Avvenire)
Roma (MigrantesOnLine) - La norma è contenuta nel decreto legge n.92 del 23 maggio 2008, il cosiddetto 'decreto sicurezza', e modifica, introducendo un nuovo reato, la legge Bossi-Fini sull'immigrazione. “Salvo che il fatto costituisca più grave reato - si legge nel testo -, chiunque a titolo oneroso, al fine di trarre ingiusto profitto dà alloggio ad uno straniero, privo di titolo di soggiorno, in un immobile di cui abbia disponibilità, ovvero lo cede allo stesso, anche in locazione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La condanna con provvedimento irrevocabile ovvero l' applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell' articolo 444 del cpp (il patteggiamento, ndr) anche se è stata concessa la sospensione condizionale della pena, comporta la confisca dell' immobile, salvo che appartenga a persona estranea al reato”. Insomma carcere e confisca per chi affitta a immigrati irregolari. Ma come ci spiegano alcuni magistrati la norma è stata poco applicata, perché è difficile dimostrare la malafede dell' affittuario. Il trucco, spiega l' assessore alla sicurezza urbana del comune di Prato, Aldo Milone, “è che chi affitta il capannone è un immigrato regolare.
Per il proprietario dell' immobile, dunque, tutto è a posto. Bisognerebbe dimostrare che poi venga a conoscenza che all' interno lavorano e vivono degli irregolari”. Certo, aggiunge, “qui a Prato tutti conoscevano questa situazione e quindi anche i proprietari dei capannoni non potevano non sapere”. Non sarebbe, quindi, una forzatura applicare questa norma, pensata soprattutto per gli appartamenti, anche a strutture industriali. E col rischio di perdere definitivamente il bene, i proprietari ci penserebbero a lungo prima di affittare e, comunque, poi controllerebbero. Attualmente, infatti, i capannoni sono sequestrati in base a norme urbanistiche, di sicurezza sul lavoro o per lavoro nero. E restano chiusi fino all'eventuale adeguamento. Ma poi tornano ai proprietari che possono riaffittarli. E l'affare ricomincia. Applicare la norma sulla confisca potrebbe bloccare tutto.
(Antonio Maria Mira – Avvenire)
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