venerdì, dicembre 13, 2013
“Chiediamo il disarmo della Seleka e degli anti-Balaka. Vogliamo pace e sicurezza per la popolazione. Contiamo molto sui militari francesi e della Misca. E che i centrafricani possano presto andare a votare e decidere il destino del proprio Paese”.  

Radio Vaticana - A parlare in una intervista all'agenzia Sir è padre Elisée Guedjande, direttore della Caritas della Repubblica centrafricana, anche lui vittima delle violenze in corso nel suo Paese. “La sera del 19 luglio a Bangui sono stato attaccato da due ex-Seleka: volevano rubare l’automobile della Caritas - racconta -. Mi hanno sparato e la pallottola ha attraversato la gamba. Per fortuna non ha toccato l’osso. Sono stato un mese in ospedale ma ancora non riesco a camminare bene né a muovere le dita del piede”. “A Bossangoa vi sono circa 40mila sfollati, c’è bisogno soprattutto di aiuti sanitari - dice -. A Bangui ci sono 50 mila persone nelle chiese, nei monasteri o nell’aeroporto. Da giovedì scorso sono iniziati gli scontri tra ex-Seleka e anti-Balaka. Ci sono vittime a Bozoum, tante case bruciate e morti a Bossangoa, a Bangui sono state uccise ultimamente 300 persone, tutti civili innocenti. La popolazione si è rifugiata nelle parrocchie” ma molte “sono vulnerabili: Notre Dame d’Afrique a Bangui è stata assaltata tre volte dai miliziani della Seleka. Hanno sabotato le vetture. Altre parrocchie sono state prese di mira, hanno rubato i gruppi elettrogeni, ci sono intimidazioni”. (R.P.)


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