martedì, dicembre 03, 2013
Solare termico, pompe di calore, cogenerazione: le soluzioni per risparmiare energia sono tantissime. Il nuovo Energy Efficiency Report dell'Energy & Strategy Group individua le più convenienti per i vari settori. Un potenziale rilevante, frenato dalla mancanza di una cultura dell'efficienza energetica e dall'incertezza del quadro normativo.

Qualenergia - Le tecnologie per l'efficienza energetica già disponibili e applicabili potrebbero ridurre sostanzialmente i consumi italiani, garantendo nel contempo benefici economici per famiglie, aziende e pubblica amministrazione e creando un giro d'affari da 7 miliardi l'anno. La gran parte delle soluzioni si ripagano velocemente da sole, ma per esprimere a pieno il potenziale restano da superare gli ostacoli noti: mancanza di un'adeguata cultura dell'efficienza e incertezza del quadro normativo.

È questo in estrema sintesi quanto emerge dall'ultima edizione dell’Energy Efficiency Report dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, che sarà presentato mercoledì ma che QualEnergia.it ha potuto sfogliare in anteprima. Un lavoro molto interessante che va ad esaminare in dettaglio la convenienza economica, con e senza incentivi, delle diverse tecnologie per l'efficienza energetica nei vari settori: dal residenziale, ai servizi, fino all'industria, senza dimenticare la pubblica amministrazione.

Osservando la differenza fra il costo del kWh risparmiato con un intervento di efficientamento e il costo di acquisto o produzione dello stesso kWh da fonte tradizionale, si scopre che quasi tutte le soluzioni per l’efficienza energetica (ad eccezione di chiusure vetrate e superfici opache) sono economicamente sostenibili, in tutti gli ambiti d’applicazione, anche senza incentivi. Il problema è che il tempo di pay-back è in media ampiamente superiore ai valori soglia ritenuti accettabili dai diversi potenziali investitori (1-2 anni in ambito industriale, 2-3 o 5 anni per terziario e pubblica amministrazione e 4-6 anni in ambito residenziale).

Se nei conti si includono gli incentivi però le cose cambiano. Il report delinea il «mix ottimale» di soluzioni nei vari ambiti al netto delle misure di supporto. Nell'industria la cogenerazione si rivela la tecnologia più idonea per soddisfare il fabbisogno termico (e parte del fabbisogno elettrico). Nel residenziale, la caldaia a condensazione resta la scelta migliore, battendo pompe di calore e solare termico. La pompa di calore è invece la tecnologia più conveniente per soddisfare il fabbisogno termico nelle banche e nella GDO, mentre nel caso di ospedali e hotel la soluzione preferibile è la cogenerazione (che soddisfa anche parte del fabbisogno elettrico).

Insomma, le opzioni per risparmiare energia in maniera cost-effective ci sono. Complessivamente con le soluzioni analizzate da qui al 2020 – stima il report - si potrebbero ridurre i consumi di 297 TWh all’anno, di cui circa 44 TWh elettrici e 253 termici. Un potenziale però solo teorico: la riduzione realisticamente conseguibile, il potenziale “atteso”, secondo gli esperti è un terzo: 96 TWh, ripartito tra 21 TWh elettrici (pari a circa il 6% del consumo registrato nel 2011) e circa 75 TWh termici (pari a circa il 11% del consumo registrato nello stesso anno). È nel residenziale il maggior potenziale «atteso», con circa 51 TWh all’anno al 2020 (54% del potenziale globale).

Le tecnologie che possono portare più risparmio? In ambito industriale, cogenerazione (6,24 TWh all’anno) e illuminazione (6,17 TWh all’anno); nel settore residenziale, pompe di calore (36,7 TWh all’anno) e superfici opache (29,6 TWh all’anno); negli altri settori, cogenerazione (4,9 TWh all’anno) e pompe di calore (4,4 TWh all’anno).

Che l'efficienza energetica sia poi un'ottima opportunità anche per far ripartire l'economia è noto e lo studio lo conferma. Il raggiungimento del mercato potenziale «atteso» darebbe luogo ad un giro d’affari medio annuo da qui al 2020 di oltre 7 miliardi di euro, di cui circa 2 riferibili alla parte elettrica e 5 alla termica. Anche in questo caso, il settore residenziale, con circa 4,3 miliardi di euro di investimenti attesi, rappresenta il settore cui è associato il maggior potenziale «atteso» (58% del giro d’affari complessivo), seguito dal settore industriale, con un potenziale di 2,4 miliardi (33% del potenziale globale).

A frenare l'efficienza energetica – fanno notare dall'Energy & Strategy Group - oltre alla carenza di una diffusa cultura dell’efficienza, che si riverbera in soglie troppo stringenti di tempo di pay-back ritenute accettabili, il quadro normativo, “che seppur ha mostrato indubbi progressi negli ultimi anni, mostra alcune contraddizioni che rallentano la marcia”. Due in particolare le criticità rilevate: la compresenza di diversi sistemi di incentivazione, con conseguente “dispersione degli sforzi” e “l’instabilità nel tempo dei sistemi di incentivazione, che non permette agli operatori industriali di programmare le loro strategie di business”.

Da segnalare poi la critica agli sconti in bolletta agli energivori: il decreto “energivori” del 5 aprile 2013, che prevede una riduzione degli oneri generali di sistema per i soggetti industriali ad elevata intensità energetica, si fa notare, risulta un “disincentivo” che “può frenare la diffusione delle tecnologie di efficienza energetica, se si pensa ad esempio che l’incremento del tempo di pay-back per i motori elettrici ad alta efficienza è stimabile fino ad oltre il 10%”.


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