martedì, dicembre 24, 2013
Sarebbero 450, secondo fonti della Confraternita, i Fratelli Musulmani detenuti che hanno intrapreso a partire da oggi uno sciopero della fame per protestare contro le loro condizioni di prigionia. 

Misna - Attraverso Twitter, esponenti della Confraternita hanno denunciato “trattamenti inumani” subiti in cella dai reclusi in agitazione, fra cui diverse personalità vicine a Mohamed Morsi, il presidente deposto il 3 luglio scorso dai militari. I Fratelli Musulmani riportano che “a molti prigionieri politici sono state proibite le visite familiari, l’assistenza giudiziaria, le cure mediche…e vivono in celle sovrappopolate e insalubri”. Fra coloro che hanno deciso di avviare lo sciopero della fame figurano anche Khairat al-Chater, vicino alla Guida Suprema nonché economo del movimento, il dirigente della Confraternita Essam el-Erian, l’ex parlamentare Mohamed Beltagi e Essam al-Haddad, già consigliere di Morsi.

Al pari di Morsi la quasi totalità dei vertici della Confraternita è in prigione o è perseguito, in particolare per episodi di violenza inerenti alla morte di manifestanti favorevoli al suo rovesciamento.

Il quotidiano di Stato Ahramn nella sua edizione online fa riferimento alla protesta dei Fratelli Musulmani a cui si è unito anche un giornalista di Al Jazeera, Abdullah Al-Shami, anch’egli dietro le sbarre. Quest’ultimo, arrestato il 14 agosto, quando le forze di sicurezza hanno sgomberato i sit-in dei sostenitori di Morsi al Cairo uccidendone centinaia, denuncia “maltrattamenti” subiti da detenuti rinchiusi in “piccole celle infestate di insetti da cui si può uscire appena mezz’ora al giorno”.


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