Le reazioni della stampa cattolica all'emendamento "Salva Roma" che limita i trasferimenti agli enti locali che lottano contro le slot machine
Aleteia.org - Il Senato, con 140 voti a favore (Nuovo Centrodestra, Scelta Civica, Grandi Autonomie e Libertà, Partito Democratico) ha votato sì alla norma proposta dal partito di Angelino Alfano a proposito del gioco d'azzardo. Si tratta di una norma che prevede il taglio dei trasferimenti economici ai comuni che cercano di limitare o sopprimere giochi come le slot machine. Si tratta di una modifica al cosiddetto decreto "Salva Roma": tagliando i giochi d'azzardo si viene automaticamente a generare un minor incasso da parte dello Stato. (Il Sussidiario, 19 dicembre)
Il segretario Matteo Renzi è poi successivamente intervenuto assicurando una correzione della norma, parlando di «porcata», con l’aggiunta di «pazzesco» e «allucinante». Eppure tutto è andato liscio come l’olio sia in commissione Bilancio che in aula, dove le uniche critiche sono state quelle dei grillini e del socialista Nencini. Provvedimento approvato quasi in silenzio. Distrazione? Eppure i voti sono arrivati anche da senatori provenienti dal mondo associativo o impegnati sul fronte antimafia. Poi ieri mattina è scattata la protesta di regioni e comuni. E ora Esecutivo e Pd provano a uscire dall’imbarazzo. (Avvenire 20 dicembre)
Monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma è categorico: «Un episodio grave, uno schiaffo a quanti si impegnano ogni giorno - volontari, operatori sociali, medici e amministratori locali - per contrastare e prevenire fenomeni di dipendenza dal gioco d’azzardo. Quanto accaduto nell’aula del Senato è inaccettabile, frutto dell’ignoranza e della mancanza di sensibilità verso quella che è una vera e propria emergenza sociale. Ai parlamentari “pentiti” - conclude il direttore della Caritas - dico che non basta cambiare la norma, occorre che si facciano carico del problema approfondendolo in tutti i suoi aspetti». (Roma Sette, 20 dicembre)
Gli fa eco in un editoriale dal titolo "Ora una svolta vera. Basta fariseismi" il direttore di Avvenire Marco Tarquinio: «Se si vuol riparare non basta cancellare l’ultima norma della vergogna. Occorre realizzare un grande "piano regolatore" nazionale, che riduca gli spazi di Azzardopoli, li tenga lontano dai luoghi educativi, porti al congelamento di ulteriori concessioni e stabilisca che le vecchie concessioni a scadenza verranno azzerate e ridiscusse. Niente più alibi, niente più greppie che si autoalimentano, niente più fariseismi. Governo e parlamento ne sono capaci?»
La domanda che pone Tarquinio rischia di rimanere inevasa. Il dato vero è che l'emendamento votato in Senato non è stato proposto dal governo, ma dai membri del Senato stesso. «Per una volta Letta non c'entra in maniera diretta. Non è stato un emendamento “vota & fuggi”, ma frutto di lunga discussione, quindi chi dichiara di aver votato senza sapere che cosa stava votando, come le senatrice Pezzopane o Leana Pignedoli entrambe del PD non dice il giusto. Non si vota a casaccio. A casaccio si gioca - appunto - premendo la leva di una slot machine. A casaccio non si vota, soprattutto su temi così delicati». (Vita.it, 20 dicembre)
La sensazione è che per il gioco d’azzardo «lo Stato non intende cedere sovranità ma vuole fare cassa. Regioni e Comuni che frappongono ostacoli alle concessioni di macchinette saranno penalizzati con minori riduzioni degli ordinari trasferimenti statali: ecco l'assurdo. Che fine hanno fatto tutte le belle parole riguardo alla cura del gioco d’azzardo patologico (con un disegno di legge specifico che fra pochi giorni sarà oggetto di discussione in aula) ed alle iniziative per combattere i rischi connessi al gioco d’azzardo?». (Città Nuova, 19 dicembre)
Aleteia.org - Il Senato, con 140 voti a favore (Nuovo Centrodestra, Scelta Civica, Grandi Autonomie e Libertà, Partito Democratico) ha votato sì alla norma proposta dal partito di Angelino Alfano a proposito del gioco d'azzardo. Si tratta di una norma che prevede il taglio dei trasferimenti economici ai comuni che cercano di limitare o sopprimere giochi come le slot machine. Si tratta di una modifica al cosiddetto decreto "Salva Roma": tagliando i giochi d'azzardo si viene automaticamente a generare un minor incasso da parte dello Stato. (Il Sussidiario, 19 dicembre)
Il segretario Matteo Renzi è poi successivamente intervenuto assicurando una correzione della norma, parlando di «porcata», con l’aggiunta di «pazzesco» e «allucinante». Eppure tutto è andato liscio come l’olio sia in commissione Bilancio che in aula, dove le uniche critiche sono state quelle dei grillini e del socialista Nencini. Provvedimento approvato quasi in silenzio. Distrazione? Eppure i voti sono arrivati anche da senatori provenienti dal mondo associativo o impegnati sul fronte antimafia. Poi ieri mattina è scattata la protesta di regioni e comuni. E ora Esecutivo e Pd provano a uscire dall’imbarazzo. (Avvenire 20 dicembre)
Monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma è categorico: «Un episodio grave, uno schiaffo a quanti si impegnano ogni giorno - volontari, operatori sociali, medici e amministratori locali - per contrastare e prevenire fenomeni di dipendenza dal gioco d’azzardo. Quanto accaduto nell’aula del Senato è inaccettabile, frutto dell’ignoranza e della mancanza di sensibilità verso quella che è una vera e propria emergenza sociale. Ai parlamentari “pentiti” - conclude il direttore della Caritas - dico che non basta cambiare la norma, occorre che si facciano carico del problema approfondendolo in tutti i suoi aspetti». (Roma Sette, 20 dicembre)
Gli fa eco in un editoriale dal titolo "Ora una svolta vera. Basta fariseismi" il direttore di Avvenire Marco Tarquinio: «Se si vuol riparare non basta cancellare l’ultima norma della vergogna. Occorre realizzare un grande "piano regolatore" nazionale, che riduca gli spazi di Azzardopoli, li tenga lontano dai luoghi educativi, porti al congelamento di ulteriori concessioni e stabilisca che le vecchie concessioni a scadenza verranno azzerate e ridiscusse. Niente più alibi, niente più greppie che si autoalimentano, niente più fariseismi. Governo e parlamento ne sono capaci?»
La domanda che pone Tarquinio rischia di rimanere inevasa. Il dato vero è che l'emendamento votato in Senato non è stato proposto dal governo, ma dai membri del Senato stesso. «Per una volta Letta non c'entra in maniera diretta. Non è stato un emendamento “vota & fuggi”, ma frutto di lunga discussione, quindi chi dichiara di aver votato senza sapere che cosa stava votando, come le senatrice Pezzopane o Leana Pignedoli entrambe del PD non dice il giusto. Non si vota a casaccio. A casaccio si gioca - appunto - premendo la leva di una slot machine. A casaccio non si vota, soprattutto su temi così delicati». (Vita.it, 20 dicembre)
La sensazione è che per il gioco d’azzardo «lo Stato non intende cedere sovranità ma vuole fare cassa. Regioni e Comuni che frappongono ostacoli alle concessioni di macchinette saranno penalizzati con minori riduzioni degli ordinari trasferimenti statali: ecco l'assurdo. Che fine hanno fatto tutte le belle parole riguardo alla cura del gioco d’azzardo patologico (con un disegno di legge specifico che fra pochi giorni sarà oggetto di discussione in aula) ed alle iniziative per combattere i rischi connessi al gioco d’azzardo?». (Città Nuova, 19 dicembre)
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È presente 1 commento
solo i 5 stelle si son opposti..gente sveglaimoci, questi partiti non pensano all'Italia, ma solo a far cassa sulle debolezze di chi cade in questo vizio molto triste!!!!!conosco dei 5 stelle, son ragazzi degni, preparati.
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