venerdì, dicembre 27, 2013
I greco-ciprioti sospettosi. La vera posta in gioco sono i giacimenti di gas intorno all’isola  

GreenReport - Sono iniziati i lavori per realizzare il più lungo acquedotto sottomarino del mondo, quello che dovrebbe portare l’acqua dolce della Turchia all’assetata repubblica turca di Cipro Nord, riconosciuta solo da Ankara. Secondo i turchi, che occupano militarmente il nord di Cipro da 39 anni, la condotta sottomarina dovrebbe addirittura favorire la riunificazione dell’isola. aiutare a riunire l’isola. Proprio mentre il governo islamista di Recep Tayyip Erdogan è travolto dagli scandali, è stato affondato il primo Km di questo acquedotto da 484 milioni dollari che il premier turco ha fortemente voluto per placare la sete dello Stato fantoccio di Cipro Nord con un condotta lunga 80 Km e che resterà sospesa fino a 280 metri sotto l’acqua. Inizialmente era previsto che la condotta “galleggiasse” a 130 metri sotto l’acqua, ma è stata abbassata «Per evitare i sommergibili». La pipeline, che con le sezioni onshore raggiunge i 107 Km, incluse collegherà la diga di Alakopru, vicino a Anamur sulla costa della Turchia, ad una diga in costruzione a Gecitkoy, nel nord di Cipro i cui lavori sono terminati per più del 90%. Le campate di 500 metri saranno ormeggiate al fondo marino fino a 1.400 metri di profondità, con boe collegate ad un sistema di ancoraggio

In realtà i lavori sono cominciati con oltre 3 mesi di ritardo a causa delle sfide tecniche che comportano e stanno procedendo mentre i colloqui sulla riunificazione sono bloccati, anche a causa sulle rivendicazioni di turchi e greco-ciprioti sulle riserve di gas sottomarine scoperte a nord-est di Cipro.

Secondo il World Resources Institute (Wri) Cipro ed uno dei 17 Paesi a maggior stress idrico del mondo. Nelle intenzioni dei turchi la condotta sottomarina è progettata per incoraggiare gli agricoltori a diversificare le colture, frenare il sovrasfruttamento delle falde acquifere e fornire acqua tutto il giorno, qualcosa che nessuno dei 28 comuni della parte settentrionale di Cipro attualmente ha. Il ministro delle foreste e dell’acqua della Turchia, Veysel Eroglu, ha detto che greco-ciprioti ed europei dovrebbero veder l’acquedotto sottomarino come «Un’opportunità per la pace», ma il ministro dell’ambiente di Cipro, Ioanna Panayiotou ha ribattuto che la condotta sottomarina «Non è la soluzione migliore sia economicamente, è troppo costoso, sia in termini e ambientali. L’acqua è sensibile e potrebbe venire inquinata durante il trasferimento».

I greco-ciprioti rappresentano i tra quarti della popolazione 1,1 milioni di abitanti sull’isola semi-arida e vivono nella Cipro sud-occidentale che fa parte dell’Unione europea.

Secondo Manfred Lange, direttore del Cyprus Institute’s Energy, Environment and Water Research Center di Nicosia «Se entrambi le due parti trovano il modo di ricucire sull’’acqua e il gas, questo può creare abbastanza slancio per iniziare davvero a parlare sul serio». Ma i greco-ciprioti vedono le mosse della Turchia come una manovra per non mollare la presa su Cipro Nord, compreso il collegamento per collegare Turchia e Cipro con un cavo sottomarino che trasporta elettricità sull’isola e che è già stato finanziato da Ankara con 800 milioni di lire turche (388 milioni dollari).

La fonte dell’acqua turca che dovrebbe dissetare Cipro è il fiume Dragon, che ha una capacità annua di 700 milioni di metri cubi, 75 milioni dei quali dovrebbero essere convogliati attraverso la condotta sottomarina verso Cipro Nord, dove quasi tutta l’acqua basta solo a soddisfare a malapena le b necessità agricole e delle famiglie e secondo Paul Reig del Wri «Questo pone rischi per lo sviluppo economico, l’ambiente e la sicurezza nazionale. Senza alternative come l’acqua proveniente dalle regioni vicine, la desalinizzazione e un uso più efficiente dell’acqua per le esigenze pubbliche, industriali ed agricole, Cipro e Cipro Nord sono vulnerabili anche alla minima diminuzione dell’offerta o ad un aumento della domanda di acqua dolce».

Però, i greco-ciprioti più che all’acqua sembrano interessati al grosso giacimento di gas trovato a sud delle coste dell’isola nel 2011 e che la compagnia statunitense Noble Energy ha quantificato in 3.600 – 6.000 miliardi di m3 e i cui proventi potrebbero compensare le sanzioni Ue per l’allegra finanza che ha ridotto Cipro sul lastrico. La zona è esplorata dalla nostra Eni e dalla francese Total.

Ma i turco-ciprioti (leggi Ankara) vogliono la loro fetta e il presidente della Repubblica Turca di Cipro Nord, Dervis Eroglu, ha detto all’agenzia di stampa statale turca Anatolia: «Vogliamo sfruttare l’utilizzo del gas naturale e il trasferimento di acqua e di energia elettrica dalla Turchia per portare la pace e la prosperità nell’isola di Cipro e promuovere la cooperazione e l’amicizia tra Turchia e Grecia», cosa alla quale nella Repubblica di Cipro non crede praticamente nessuno, soprattutto dopo che Erdogan ha cominciato a parlare di complotti internazionali per far cadere il suo governo islamico. Infatti, mentre i turco-ciprioti si affidano alla Turchia per l’acqua dolce, il sud greco-cipriota sta costruendo tre impianti di dissalazione che si vanno ad aggiungere ai due già esistenti.

di Umberto Mazzantini


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