mercoledì, dicembre 11, 2013
Sotto la spinta di movimenti anti-omosessuali, di gruppi religiosi e sociali, la Corte suprema indiana ha oggi cancellato la decisione dell’Alta Corte di Delhi, che nel luglio 2009 aveva depenalizzato i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso.

Misna - I giudici G S Singhvi and S J Mukhopadhaya hanno così confermato la validità costituzionale della sezione 377 del Codice Penale e rilevato che la corte non può sostenere la legalità di questo tipo di rapporti se non dopo un intervento governativo a modifica della legge. “Tocca ai legislatori definire la necessità di abrogare la sezione 377”, hanno detto. La corte ha accettato gli appelli di varie organizzazioni che ritengono l’omosessualità contraria ai valori religiosi e culturali del paese ma ancor più ha rilevato la sua incompetenza a decidere su una materia di spettanza parlamentare.

Gli attivisti per i diritti dei gay hanno già detto che chiederanno una revisione del verdetto, tuttavia in un paese già in campagna elettorale verso le elezioni nazionali del prossimo anno, difficilmente la questione potrà trovare un grande spazio nell’agenda dei vari partiti e non è detto che lo trovi anche successivamente alla nascita del futuro parlamento.

Nel 2009 l’Alta Corte di Delhi aveva depenalizzato i rapporti omosessuali tra adulti consenzienti in luogo privato. Un giudizio ritenuto di alto valore, in particolare perché veniva a cadere un reato che comporta pene severe, fino all’ergastolo. Gli attivisti per i diritti degli omosessuali dopo la sentenza hanno anche rilevato come sia necessario cambiare la legislazione del 1861, ancora in vigore, di cui la criminalizzazione dell’omosessualità è parte.

Per le autorità la popolazione omosessuale in India è stimata in 2,5 milioni di individui, di cui il 7% (175.000) infetti dal virus Hiv. Il programma governativo per il controllo dell’Aids aveva già registrato la metà dei 400.000 gay ritenuti a rischio e ne aveva inserito la metà nel suo programma.


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