È un messaggio di impronta francescana quello scritto da papa Francesco per la 47ª Giornata della pace che sarà celebrata, a livello mondiale, il primo giorno del nuovo anno, presentato stamani in Sala Stampa Vaticana.
di Elisabetta Lo Iacono
"Fraternità, fondamento e via per la pace" traccia i percorsi necessari per giungere a un equilibrio mondiale, in termini di rispetto degli individui, convivenza pacifica, pari opportunità nell'utilizzo dei beni, tutela della natura, dove il punto di equilibrio sta nel concetto di fratellanza e nel riconoscere una "paternità trascendente", presupposto indispensabile per l'effettivo raggiungimento della fraternità tra gli uomini.
Un obiettivo che presuppone, innanzitutto, condizioni a livello di pratica in seno alla famiglia, come luogo di esercizio di convivenza tra i "ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri". Ed è proprio nella famiglia che papa Francesco riconosce "la sorgente di ogni fraternità" in quanto è "il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore". Un antidoto a quella "globalizzazione dell'indifferenza" di cui Francesco aveva già parlato nella visita a Lampedusa, lo scorso luglio, puntando il dito contro quelle "bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla", create dalla cultura del benessere che conduce a ripiegarsi su un egoismo che impedisce di rivolgere lo sguardo verso gli altri.
Un' abitudine alle sofferenze altrui che ci fa girare dall'altra parte, che ci impedisce di riconoscere l'altro come fratello, calpestando così direttamente o indirettamente i diritti primari delle persone, rendendoci corresponsabili di un mondo caratterizzato da un forte disequilibrio. C'è tutto l'amore di Francesco in questo messaggio ma anche la capacità di alzare la voce contro situazioni paradossali, ingiuste, dolorose, che provocano morte e sofferenza in molti angoli del mondo, privati non solo dei nostri aiuti ma anche dei nostri sguardi. Papa Bergoglio torna così a scuotere le coscienze perché ognuno di noi esca dall'ottica ottusa dell'individualismo, a favore di una fratellanza capace di superare ogni limite imposto dalle logiche dell'interesse e dell'egoismo.
Francesco dimostra, ancora una volta, di remare con forza controcorrente, andando nella direzione opposta ai disvalori distribuiti a piene mani e inoculati da quella globalizzazione che, riprendendo un passo della Caritas in veritate di Benedetto XVI, "ci rende vicini ma non ci rende fratelli". Nel messaggio, come nella visita a Lampedusa - l'isola emblema dell'abisso dell'indifferenza del mondo, papa Francesco torna a citare la prima famiglia e il primo rapporto di fratellanza, quello tra Abele e Caino, simbolo di tradimento, gelosie e sopraffazione. Un esempio per puntare nella direzione opposta, al recupero di una responsabilità e di un amore fraterno che niente fa perdere piuttosto, uscendo dalle logiche dell'egoismo, consente di sperimentare a fondo la dimensione dell'amore di figli del quale, peraltro, siamo tutti destinatari. " Una paternità - scrive Francesco - efficacemente generatrice di fraternità, perché l’amore di Dio, quando è accolto, diventa il più formidabile agente di trasformazione dell’esistenza e dei rapporti con l’altro, aprendo gli uomini alla solidarietà e alla condivisione operosa".
Proprio la fraternità rappresenta la chiave per accedere negli angoli più bui, per ricercare con volontà e per attuare efficaci azioni per la pace, per sconfiggere la povertà, sia quella relazionale sia quella economica derivante da una distribuzione dei beni guidata dal solo interesse ed egoismo. Fratellanza significa anche apportare una vera e propria rivoluzione ai criteri per la risoluzione dei contrasti, deponendo le armi e ricorrendo alle forme del dialogo, del perdono e della riconciliazione. È un esplicito appello quello del papa per la "non proliferazione delle armi e del disarmo da parte di tutti, a cominciare dal disarmo nucleare e chimico". Un obiettivo per il quale riconosce che non possono bastare gli accordi internazionali e le leggi, essendo invece necessaria una ben più radicale "conversione dei cuori".
Papa Francesco guarda anche alle dinamiche della corruzione - tema a lui particolarmente caro e affrontato, qualche anno fa, in Guarire dalla corruzione - e al crimine come frutti dell'egoismo che "logorando in profondità la legalità e la giustizia, colpiscono al cuore la dignità della persona". Tanti gli aspetti individuati da Francesco come la droga, la devastazione delle risorse naturali, l'inquinamento, lo sfruttamento del lavoro, i traffici illeciti di denaro, la speculazione finanziaria, la prostituzione, il traffico di esseri umani, gli abusi contro i minori, la schiavitù, la tragedia dei migranti.
Infine un altro aspetto marcatamente francescano, quello della natura come dono che "la famiglia umana ha ricevuto dal creatore" ma che "non la custodiamo, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura e da mettere a servizio dei fratelli, comprese le generazioni future". Con il riferimento alla "vergogna della fame nel mondo" che, a fronte di una produzione sufficiente, vede "milioni di persone - ricorda il papa - che soffrono e muoiono di fame e ciò costituisce un vero scandalo".
Un ennesimo richiamo forte, alle porte di questo Natale, alla dimensione naturale della propria fraternità spesso sopita, anestetizzata o preda di altri interessi e che - ci incita Francesco - "ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata".
"Fraternità, fondamento e via per la pace" traccia i percorsi necessari per giungere a un equilibrio mondiale, in termini di rispetto degli individui, convivenza pacifica, pari opportunità nell'utilizzo dei beni, tutela della natura, dove il punto di equilibrio sta nel concetto di fratellanza e nel riconoscere una "paternità trascendente", presupposto indispensabile per l'effettivo raggiungimento della fraternità tra gli uomini.
Un obiettivo che presuppone, innanzitutto, condizioni a livello di pratica in seno alla famiglia, come luogo di esercizio di convivenza tra i "ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri". Ed è proprio nella famiglia che papa Francesco riconosce "la sorgente di ogni fraternità" in quanto è "il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore". Un antidoto a quella "globalizzazione dell'indifferenza" di cui Francesco aveva già parlato nella visita a Lampedusa, lo scorso luglio, puntando il dito contro quelle "bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla", create dalla cultura del benessere che conduce a ripiegarsi su un egoismo che impedisce di rivolgere lo sguardo verso gli altri.
Un' abitudine alle sofferenze altrui che ci fa girare dall'altra parte, che ci impedisce di riconoscere l'altro come fratello, calpestando così direttamente o indirettamente i diritti primari delle persone, rendendoci corresponsabili di un mondo caratterizzato da un forte disequilibrio. C'è tutto l'amore di Francesco in questo messaggio ma anche la capacità di alzare la voce contro situazioni paradossali, ingiuste, dolorose, che provocano morte e sofferenza in molti angoli del mondo, privati non solo dei nostri aiuti ma anche dei nostri sguardi. Papa Bergoglio torna così a scuotere le coscienze perché ognuno di noi esca dall'ottica ottusa dell'individualismo, a favore di una fratellanza capace di superare ogni limite imposto dalle logiche dell'interesse e dell'egoismo.
Francesco dimostra, ancora una volta, di remare con forza controcorrente, andando nella direzione opposta ai disvalori distribuiti a piene mani e inoculati da quella globalizzazione che, riprendendo un passo della Caritas in veritate di Benedetto XVI, "ci rende vicini ma non ci rende fratelli". Nel messaggio, come nella visita a Lampedusa - l'isola emblema dell'abisso dell'indifferenza del mondo, papa Francesco torna a citare la prima famiglia e il primo rapporto di fratellanza, quello tra Abele e Caino, simbolo di tradimento, gelosie e sopraffazione. Un esempio per puntare nella direzione opposta, al recupero di una responsabilità e di un amore fraterno che niente fa perdere piuttosto, uscendo dalle logiche dell'egoismo, consente di sperimentare a fondo la dimensione dell'amore di figli del quale, peraltro, siamo tutti destinatari. " Una paternità - scrive Francesco - efficacemente generatrice di fraternità, perché l’amore di Dio, quando è accolto, diventa il più formidabile agente di trasformazione dell’esistenza e dei rapporti con l’altro, aprendo gli uomini alla solidarietà e alla condivisione operosa".
Proprio la fraternità rappresenta la chiave per accedere negli angoli più bui, per ricercare con volontà e per attuare efficaci azioni per la pace, per sconfiggere la povertà, sia quella relazionale sia quella economica derivante da una distribuzione dei beni guidata dal solo interesse ed egoismo. Fratellanza significa anche apportare una vera e propria rivoluzione ai criteri per la risoluzione dei contrasti, deponendo le armi e ricorrendo alle forme del dialogo, del perdono e della riconciliazione. È un esplicito appello quello del papa per la "non proliferazione delle armi e del disarmo da parte di tutti, a cominciare dal disarmo nucleare e chimico". Un obiettivo per il quale riconosce che non possono bastare gli accordi internazionali e le leggi, essendo invece necessaria una ben più radicale "conversione dei cuori".
Papa Francesco guarda anche alle dinamiche della corruzione - tema a lui particolarmente caro e affrontato, qualche anno fa, in Guarire dalla corruzione - e al crimine come frutti dell'egoismo che "logorando in profondità la legalità e la giustizia, colpiscono al cuore la dignità della persona". Tanti gli aspetti individuati da Francesco come la droga, la devastazione delle risorse naturali, l'inquinamento, lo sfruttamento del lavoro, i traffici illeciti di denaro, la speculazione finanziaria, la prostituzione, il traffico di esseri umani, gli abusi contro i minori, la schiavitù, la tragedia dei migranti.
Infine un altro aspetto marcatamente francescano, quello della natura come dono che "la famiglia umana ha ricevuto dal creatore" ma che "non la custodiamo, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura e da mettere a servizio dei fratelli, comprese le generazioni future". Con il riferimento alla "vergogna della fame nel mondo" che, a fronte di una produzione sufficiente, vede "milioni di persone - ricorda il papa - che soffrono e muoiono di fame e ciò costituisce un vero scandalo".
Un ennesimo richiamo forte, alle porte di questo Natale, alla dimensione naturale della propria fraternità spesso sopita, anestetizzata o preda di altri interessi e che - ci incita Francesco - "ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata".
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