Ryoko Imaoka, professoressa associata di Studi mongoli all'università di Osaka, ha deciso di vivere con i nomadi della Mongolia e di chiedere il loro aiuto per preparare un documento che provi quanto sia estesa la contaminazione radioattiva nella nazione asiatica. Dove oggi nascono agnelli con due teste e cammelli ciechi.
Ulaanbaatar (AsiaNews) - Una ricercatrice giapponese ha deciso di vivere con i nomadi della Mongolia e di chiedere il loro aiuto per preparare un documento che provi quanto sia estesa la contaminazione radioattiva nella nazione asiatica senza sbocchi sul mare. Ryoko Imaoka, professoressa associata di Studi mongoli all'università di Osaka, ha fornito ai nomadi delle steppe mongole delle videocamere per documentare la frequenza delle nascite di animali deformi, che sembrano essere in aumento in modo particolare nei pressi delle miniere di uranio.
La professoressa Imaoka, 51 anni, spiega all'Asahi Shimbun: "Con la rapida transizione verso un'economia di mercato in corso nel Paese, l'inquinamento ambientale sta diventando un problema molto serio. Quando mangia un animale, un mongolo non spreca neanche una goccia di sangue. Fa parte della loro cultura. E portare scorie nucleari nel Paese finirà per devastare la popolazione locale".
Tre anni fa, una compagnia franco-mongola ha iniziato delle trivellazioni sperimentali nella parte meridionale del Paese in cerca di uranio. Poco dopo queste operazioni, hanno iniziato a verificarsi delle deformità nel bestiame vivo e delle mutazioni in quello neonato. Anche se la correlazione fra scavi e deformità deve ancora essere provata, i rapporti dall'area colpita parlano di agnelli a due teste e cammelli ciechi. Frequenti anche ulcere della pelle e malattie del sangue.
Nonostante questa situazione, Giappone e Stati Uniti stanno vagliando la possibilità di scaricare proprio in Mongolia le proprie scorie nucleari. La miniera abbandonata nei pressi di Mardai, nel nord-est, è una delle zone sotto osservazione: qui si trovano anche le scorie radioattive lasciate dai sovietici dopo gli scavi e gli studi nucleari condotti nella zona ai tempi della Guerra Fredda.
La Società di Studi mongoli, di cui la professoressa Imaoka fa parte, ha pubblicato la scorsa estate un ampio studio sulla questione nucleare. Inoltre, la docente sta traducendo un manuale giapponese in mongolo: il testo spiega come difendere i bambini dall'esposizione al nucleare.
Imaoka è nata a Sakai, nella Prefettura di Osaka. Quando era alle medie, un programma televisivo sulla vita di Gengis Khan catturò il suo interesse, poi esteso alla Mongolia. Entrata all'università ha scelto di studiare il mongolo mentre si specializzava in topografia. Avendo visitato ogni anno negli ultimi due decenni il deserto del Gobi, ha testimoniato come sia cambiato lo stile di vita dei nomadi.
Suo marito, mongolo, fa il meccanico. La docente racconta che a volte, attraversando il deserto, egli usa lo sterco del bestiame per produrre carburante: "I mongoli sono così, ritengono il ciclo della natura un valore. Mi hanno fatto capire che ognuno di noi è responsabile di quello che lo circonda. Non voglio vedere questa nazione diventare la pattumiera nucleare del mondo".
Ulaanbaatar (AsiaNews) - Una ricercatrice giapponese ha deciso di vivere con i nomadi della Mongolia e di chiedere il loro aiuto per preparare un documento che provi quanto sia estesa la contaminazione radioattiva nella nazione asiatica senza sbocchi sul mare. Ryoko Imaoka, professoressa associata di Studi mongoli all'università di Osaka, ha fornito ai nomadi delle steppe mongole delle videocamere per documentare la frequenza delle nascite di animali deformi, che sembrano essere in aumento in modo particolare nei pressi delle miniere di uranio.
La professoressa Imaoka, 51 anni, spiega all'Asahi Shimbun: "Con la rapida transizione verso un'economia di mercato in corso nel Paese, l'inquinamento ambientale sta diventando un problema molto serio. Quando mangia un animale, un mongolo non spreca neanche una goccia di sangue. Fa parte della loro cultura. E portare scorie nucleari nel Paese finirà per devastare la popolazione locale".
Tre anni fa, una compagnia franco-mongola ha iniziato delle trivellazioni sperimentali nella parte meridionale del Paese in cerca di uranio. Poco dopo queste operazioni, hanno iniziato a verificarsi delle deformità nel bestiame vivo e delle mutazioni in quello neonato. Anche se la correlazione fra scavi e deformità deve ancora essere provata, i rapporti dall'area colpita parlano di agnelli a due teste e cammelli ciechi. Frequenti anche ulcere della pelle e malattie del sangue.
Nonostante questa situazione, Giappone e Stati Uniti stanno vagliando la possibilità di scaricare proprio in Mongolia le proprie scorie nucleari. La miniera abbandonata nei pressi di Mardai, nel nord-est, è una delle zone sotto osservazione: qui si trovano anche le scorie radioattive lasciate dai sovietici dopo gli scavi e gli studi nucleari condotti nella zona ai tempi della Guerra Fredda.
La Società di Studi mongoli, di cui la professoressa Imaoka fa parte, ha pubblicato la scorsa estate un ampio studio sulla questione nucleare. Inoltre, la docente sta traducendo un manuale giapponese in mongolo: il testo spiega come difendere i bambini dall'esposizione al nucleare.
Imaoka è nata a Sakai, nella Prefettura di Osaka. Quando era alle medie, un programma televisivo sulla vita di Gengis Khan catturò il suo interesse, poi esteso alla Mongolia. Entrata all'università ha scelto di studiare il mongolo mentre si specializzava in topografia. Avendo visitato ogni anno negli ultimi due decenni il deserto del Gobi, ha testimoniato come sia cambiato lo stile di vita dei nomadi.
Suo marito, mongolo, fa il meccanico. La docente racconta che a volte, attraversando il deserto, egli usa lo sterco del bestiame per produrre carburante: "I mongoli sono così, ritengono il ciclo della natura un valore. Mi hanno fatto capire che ognuno di noi è responsabile di quello che lo circonda. Non voglio vedere questa nazione diventare la pattumiera nucleare del mondo".
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