Letta si rivolge alle Camere per avere la fiducia. Parlando alla Montecitorio, il premier ribadisce quella che dovrà essere l'azione del governo fino alla fine della legislatura, perché ora, dice, la maggioranza è "meno ampia ma più coesa". Tra poco il voto della Camera, nel pomeriggio il passaggio al Senato. Il servizio di Alessandro Guarasci: ascolta
Radio Vaticana - Enrico Letta è convinto che il 2014 dovrà essere un anno cruciale per il governo e rilancia: “Non mi arrenderò al caos e combatterò come un leone". Il premier pensa che bisogna completare la "riforma degli ammortizzatori sociali, andando verso un sistema che privilegi il lavoratore rispetto al posto di lavoro", abbattere il debito pubblico e lottare contro ogni forma di povertà rafforzando gli strumenti già presenti in fatto di inclusione sociale. Già venerdì, annuncia il premier, in Consiglio dei ministri, ci sarà un provvedimento contenente una riduzione da 600 milioni per le bollette. Tutto ciò partendo dal Mezzogiorno, perché se non si agisce il rischio è che al Sud esploda la "rabbia". In questo senso, Letta lancia una sorta di appello al Movimento cinque stelle e fa notare che "le istituzioni vanno sempre rispettate soprattutto in tempi amari come questi", nei quali "si arriva a incitare le forze dell'ordine all'insubordinazione". Scintille in aula tra pentastellati e il presidente sulla gogna per i giornalisti, propugnata da Grillo. Il comico genovese accusa il presidente del Consiglio di mentire. E poi le riforme istituzionali. Letta promette una revisione della legge elettorale in senso maggioritario, 18 mesi per fare le riforme. Consensi da tutto il Pd. Positivo anche il commento di Ncd, Scelta Civica, che però chiedono un salto di qualità. Critici Fi, Cinque Stelle, Fratelli d’Italia, Sel. La legge elettorale è stato uno dei punti fondamentali del discorso di Letta. L'opinine del costituzionalista dell’Università Cattolica di Milano, Enzo Balboni:
R. - Devono essere congiunti e coniugati insieme rappresentatività, il che vuole dire una certa quota di proporzionale deve esserci, e governabilità, il che deve consentire di avere la possibilità di sapere chi governerà alla fine della giornata elettorale. Il mix è lasciato un po’ alle situazioni: in Europa, abbiamo sia prevalenze di maggioritario, sia una presenza forte di proporzionale, come in Germania. Quindi, questa è una tipica scelta politica di fronte alla quale solo gli elettori sono sovrani.
D. - Letta ha parlato di 18 mesi per fare le riforme istituzionali. Secondo lei, è un tempo congruo?
R. - Con una battuta posso dire che si è allungato la vita di altri sei mesi: nel senso che il primo periodo, quello che avrebbe dovuto utilizzare di questa corsia preferenziale con l'articolo 138 - riguardante la revisione della Costituzione - accorciato è caduto proprio in questi giorni per il fatto che è cambiata la maggioranza. I 18 mesi sono necessari, perché adesso la modifica della Costituzione, bicameralismo non più perfetto e paritario - e altre cose, come la diminuzione del numero dei parlamentari - dovranno essere fatte con la procedura ordinaria, cioè con il 138 ancora vigente, e il tempo ragionevolmente minimo perché ciò accada va dai 12 ai 18 mesi. Quindi, il suo disegno è quello.
D. - Però, Letta non ha parlato di monocameralismo: lei, in qualche modo, è sorpreso? Insomma c’è chi spinge affinché l’Italia sia abbia una forma di bicameralismo perfetto?
R. - No, no! Dunque il monocameralismo è inconcepibile, anche quando Renzi - il nuovo segretario del Partito Democratico - dice: “Eliminare il Senato!” dice una cosa proprio per il basso volgo, perché il Senato non lo puoi eliminare. In tutto il mondo c’è un sistema bicamerale. Non c’è un sistema in cui la seconda Camera abbia gli stessi identici poteri e procedimenti della prima. Quindi, bisognerà intervenire a modificare le competenze, le attribuzioni, il modo di elezione o il modo di scelta della seconda camera, delle regioni e delle autonomie, ma questa ci deve essere. E credo che nemmeno Renzi abbia in mente di cancellarla.
Radio Vaticana - Enrico Letta è convinto che il 2014 dovrà essere un anno cruciale per il governo e rilancia: “Non mi arrenderò al caos e combatterò come un leone". Il premier pensa che bisogna completare la "riforma degli ammortizzatori sociali, andando verso un sistema che privilegi il lavoratore rispetto al posto di lavoro", abbattere il debito pubblico e lottare contro ogni forma di povertà rafforzando gli strumenti già presenti in fatto di inclusione sociale. Già venerdì, annuncia il premier, in Consiglio dei ministri, ci sarà un provvedimento contenente una riduzione da 600 milioni per le bollette. Tutto ciò partendo dal Mezzogiorno, perché se non si agisce il rischio è che al Sud esploda la "rabbia". In questo senso, Letta lancia una sorta di appello al Movimento cinque stelle e fa notare che "le istituzioni vanno sempre rispettate soprattutto in tempi amari come questi", nei quali "si arriva a incitare le forze dell'ordine all'insubordinazione". Scintille in aula tra pentastellati e il presidente sulla gogna per i giornalisti, propugnata da Grillo. Il comico genovese accusa il presidente del Consiglio di mentire. E poi le riforme istituzionali. Letta promette una revisione della legge elettorale in senso maggioritario, 18 mesi per fare le riforme. Consensi da tutto il Pd. Positivo anche il commento di Ncd, Scelta Civica, che però chiedono un salto di qualità. Critici Fi, Cinque Stelle, Fratelli d’Italia, Sel. La legge elettorale è stato uno dei punti fondamentali del discorso di Letta. L'opinine del costituzionalista dell’Università Cattolica di Milano, Enzo Balboni:
R. - Devono essere congiunti e coniugati insieme rappresentatività, il che vuole dire una certa quota di proporzionale deve esserci, e governabilità, il che deve consentire di avere la possibilità di sapere chi governerà alla fine della giornata elettorale. Il mix è lasciato un po’ alle situazioni: in Europa, abbiamo sia prevalenze di maggioritario, sia una presenza forte di proporzionale, come in Germania. Quindi, questa è una tipica scelta politica di fronte alla quale solo gli elettori sono sovrani.
D. - Letta ha parlato di 18 mesi per fare le riforme istituzionali. Secondo lei, è un tempo congruo?
R. - Con una battuta posso dire che si è allungato la vita di altri sei mesi: nel senso che il primo periodo, quello che avrebbe dovuto utilizzare di questa corsia preferenziale con l'articolo 138 - riguardante la revisione della Costituzione - accorciato è caduto proprio in questi giorni per il fatto che è cambiata la maggioranza. I 18 mesi sono necessari, perché adesso la modifica della Costituzione, bicameralismo non più perfetto e paritario - e altre cose, come la diminuzione del numero dei parlamentari - dovranno essere fatte con la procedura ordinaria, cioè con il 138 ancora vigente, e il tempo ragionevolmente minimo perché ciò accada va dai 12 ai 18 mesi. Quindi, il suo disegno è quello.
D. - Però, Letta non ha parlato di monocameralismo: lei, in qualche modo, è sorpreso? Insomma c’è chi spinge affinché l’Italia sia abbia una forma di bicameralismo perfetto?
R. - No, no! Dunque il monocameralismo è inconcepibile, anche quando Renzi - il nuovo segretario del Partito Democratico - dice: “Eliminare il Senato!” dice una cosa proprio per il basso volgo, perché il Senato non lo puoi eliminare. In tutto il mondo c’è un sistema bicamerale. Non c’è un sistema in cui la seconda Camera abbia gli stessi identici poteri e procedimenti della prima. Quindi, bisognerà intervenire a modificare le competenze, le attribuzioni, il modo di elezione o il modo di scelta della seconda camera, delle regioni e delle autonomie, ma questa ci deve essere. E credo che nemmeno Renzi abbia in mente di cancellarla.
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