Un aiuto saudita “eccezionale” e “senza precedenti” di tre miliardi di dollari all’esercito libanese.
Misna - Lo ha annunciato ieri sera in un discorso alla nazione il presidente Michel Sleiman, all’indomani dal funerale dell’ex ministro delle Finanze, di Mohammad Chatah, ucciso venerdì in un attentato a Beirut nel quale altre sette persone hanno perso la vita. Il 62enne Chatah era un consigliere dell’ex premier Saad Hariri nonché una figura di spicco della coalizione cosiddetta “del 14 marzo”, che fa capo ad Hariri, ostile al presidente siriano Bashar Al Assad.
Nel suo intervento radiotelevisivo il capo dello Stato libanese ha aggiunto che i fondi messi a disposizione dal re Abdallah “saranno utilizzati per acquistare armi moderne”, precisando che “saranno comprate in tempi brevissimi allo Stato francese con il quale intratteniamo relazioni storiche oltre che una stretta cooperazione militare”.Il presidente Sleiman ha spiegato la decisione con “la necessità di rafforzare le capacità dell’esercito”, segno della “volontà nazionale di preservare la pace civile e l’unità nazionale e di combattere il terrorismo”. Il sostegno finanziario e militare al paese del Cedro è stato deciso nel corso di un incontro a Riyad tra il re Abdallah e il presidente francese François Hollande, in visita ufficiale in Arabia Saudita.
Il Libano è uno dei paesi della regione che risente maggiormente dei contraccolpi del conflitto nella vicina Siria anche perché il movimento sciita libanese di Hezbollah – organizzazione di matrice sciita – ha inviato i suoi combattenti al di là del confine a sostegno del presidente Assad. Inoltre sul suo territorio si sono rifugiati migliaia di siriani in fuga dalla guerra civile. Finora è stata la città libanese di Tripoli (nord) a fare le spese della crisi siriana, ma già il mese scorso Beirut è stata colpita da un duplice attentato contro la sede dell’ambasciata iraniana, che ha causato 23 morti e più di 140 feriti. In quel caso l’attentato è stato rivendicato dal gruppo jihadista delle Brigate Abdullah Azzam, di matrice sunnita, che aveva avvertito che “gli attentati in Libano proseguiranno fino a quando il movimento Hezbollah non si ritirerà dalla vicina Siria”.
In merito all’attentato di venerdì scorso l’ex primo ministro Hariri, capo della corrente politica ‘Futuro’ nonché figlio di Rafic, ucciso nel 2005, ha implicitamente accusato Hezbollah. L’apertura del processo dei presunti responsabili dell’uccisione di Rafic Hariri è prevista per il prossimo 16 gennaio dinanzi al Tribunale speciale internazionale per il Libano (Tsl).
I funerali di Chatah sono stati celebrati sabato nella moschea Mohammad al Amine ma “senza presenza di una folla imponente” ha riferito il quotidiano locale L’Orient Le Jour, aggiungendo che della celebrazione sono “volutamente rimasti fuori” Hariri e i suoi per “evitare una recrudescenza di tensione nel paese”. Alcune centinaia di civili si sono tuttavia radunati davanti alla moschea per rendere un ultimo omaggio a “un uomo di cultura, di pace e di dialogo” ha aggiunto la stessa fonte di stampa. Chatah è già stato sopranominato da alcuni esponenti politici e della società civile “il martire della moderazione”. Sul piano politico, ma anche sociale, alcuni analisti hanno sottolineato che l’uccisione di Chatah contribuirà a dividere ulteriormente una nazione già spaccata da crescenti tensioni tra i vari gruppi confessionali, in particolare tra sunniti e sciiti. Dallo scorso marzo a governare in Libano è un esecutivo provvisorio come conseguenza dell’impossibilità a formare un gabinetto.
Nel suo intervento radiotelevisivo il capo dello Stato libanese ha aggiunto che i fondi messi a disposizione dal re Abdallah “saranno utilizzati per acquistare armi moderne”, precisando che “saranno comprate in tempi brevissimi allo Stato francese con il quale intratteniamo relazioni storiche oltre che una stretta cooperazione militare”.Il presidente Sleiman ha spiegato la decisione con “la necessità di rafforzare le capacità dell’esercito”, segno della “volontà nazionale di preservare la pace civile e l’unità nazionale e di combattere il terrorismo”. Il sostegno finanziario e militare al paese del Cedro è stato deciso nel corso di un incontro a Riyad tra il re Abdallah e il presidente francese François Hollande, in visita ufficiale in Arabia Saudita.
Il Libano è uno dei paesi della regione che risente maggiormente dei contraccolpi del conflitto nella vicina Siria anche perché il movimento sciita libanese di Hezbollah – organizzazione di matrice sciita – ha inviato i suoi combattenti al di là del confine a sostegno del presidente Assad. Inoltre sul suo territorio si sono rifugiati migliaia di siriani in fuga dalla guerra civile. Finora è stata la città libanese di Tripoli (nord) a fare le spese della crisi siriana, ma già il mese scorso Beirut è stata colpita da un duplice attentato contro la sede dell’ambasciata iraniana, che ha causato 23 morti e più di 140 feriti. In quel caso l’attentato è stato rivendicato dal gruppo jihadista delle Brigate Abdullah Azzam, di matrice sunnita, che aveva avvertito che “gli attentati in Libano proseguiranno fino a quando il movimento Hezbollah non si ritirerà dalla vicina Siria”.
In merito all’attentato di venerdì scorso l’ex primo ministro Hariri, capo della corrente politica ‘Futuro’ nonché figlio di Rafic, ucciso nel 2005, ha implicitamente accusato Hezbollah. L’apertura del processo dei presunti responsabili dell’uccisione di Rafic Hariri è prevista per il prossimo 16 gennaio dinanzi al Tribunale speciale internazionale per il Libano (Tsl).
I funerali di Chatah sono stati celebrati sabato nella moschea Mohammad al Amine ma “senza presenza di una folla imponente” ha riferito il quotidiano locale L’Orient Le Jour, aggiungendo che della celebrazione sono “volutamente rimasti fuori” Hariri e i suoi per “evitare una recrudescenza di tensione nel paese”. Alcune centinaia di civili si sono tuttavia radunati davanti alla moschea per rendere un ultimo omaggio a “un uomo di cultura, di pace e di dialogo” ha aggiunto la stessa fonte di stampa. Chatah è già stato sopranominato da alcuni esponenti politici e della società civile “il martire della moderazione”. Sul piano politico, ma anche sociale, alcuni analisti hanno sottolineato che l’uccisione di Chatah contribuirà a dividere ulteriormente una nazione già spaccata da crescenti tensioni tra i vari gruppi confessionali, in particolare tra sunniti e sciiti. Dallo scorso marzo a governare in Libano è un esecutivo provvisorio come conseguenza dell’impossibilità a formare un gabinetto.
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