mercoledì, dicembre 18, 2013
Amman asseconda il nuovo governo del Cairo e vieta l'ingresso ai leader del movimento islamista palestinese, che opta per l'ANP e chiede una vera riconciliazione.  

NenaNews - Hamas è sempre più solo. Dopo Egitto e Qatar, la Giordania torna ad "infierire" su un movimento già in piena crisi. Già da tempo le tensioni tra Amman e Hamas si erano intensificate: l'ufficio politico del partito islamista palestinese era stato costretto a lasciare la capitale giordana per trasferirsi in Qatar. Già nel 1999 re Abdallah aveva espulso Hamas dal Paese, ma Meshaal aveva continuato ad entrare senza problemi e aveva incontrato il sovrano giordano.

Ieri, secondo quanto riportato dal quotidiano Al Quds Al Arabi, re Abdallah ha deciso di vietare l'ingresso nel Paese ai membri della leadership di Hamas, Khaled Meshaal in testa. Una decisione derivante, secondo "fonti attendibili di Ramallah", dal coordinamento con il nuovo regime egiziano, dal 3 luglio impegnato nel piegare il movimento islamista palestinese, come forma punitiva per il suo sostegno al deposto presidente Morsi.

Domenica, Hamas era tornato a criticare duramente l'Egitto per la chiusura prolungata del confine di Rafah in giorni difficili per la Striscia, alle prese con una crisi umanitaria eccezionale. A Gaza manca il carburante, necessario al funzionamento dei generatori di corrente: a causa delle piogge torrenziali e dei blackout elettrici, gli impianti per la raccolta e il trattamento delle acque reflue non riescono a pompare via l'acqua che ha in breve tempo invaso quartieri interi, lasciando 10mila persone senza un tetto sulla testa.

L'Egitto resta a guardare, provocando la rabbia di Hamas, ormai considerato tra i peggiori nemici del Cairo. "Le fonti dicono che i leader di Hamas sono considerati ospiti non graditi da Amman, Il Cairo e Riyadh perché accusati di aver minacciato la sicurezza nazionale egiziana - scrive il quotidiano arabo - Le agenzie di intelligence di questi Paesi hanno le prove del coinvolgimento di Hamas in eventi che hanno messo in pericolo la sicurezza egiziana".

La crisi di Hamas è sempre più dura, intensificata dall'isolamento regionale imposto dal nuovo governo del Cairo. Sotto i Fratelli Musulmani, Hamas aveva goduto di speciali rapporti con l'Egitto che gli avevano garantito un rinnovato riconoscimento a livello regionale e internazionale. Quei tempi sono ormai passati e il movimento islamista tenta di risalire la china, anche accettando di venire a patti con l'Autorità Palestinese, e quindi con il rivale Fatah.

Ieri Hamas ha ufficialmente comunicato al presidente Abbas l'intenzione di prendere parte ad un governo di unità nazionale che prepari le elezioni nazionali palestinesi e quelle presidenziali. Secondo le fonti citate da Ma'an News, Abbas avrebbe ricevuto ben due telefonate, una dallo stesso Meshaal e una dal premier della Striscia di Gaza, Haniyeh. I due leader avrebbero chiesto ad Abbas di riprendere in mano il processo di riconciliazione nazionale, creando un governo ad interim di sei mesi.

All'orizzonte resta il processo di pace in corso tra l'ANP e Israele, un negoziato debolissimo che Hamas non ha mai accettato. Viste le premesse, l'apertura a Fatah non potrebbe che tradursi nell'ennesimo buco nell'acqua.


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