giovedì, dicembre 05, 2013
“Oggi la vita sta tornando alla normalità. Scuole, banche e uffici pubblici hanno riaperto e i mezzi di trasporto hanno ripreso a circolare. Ma la gente è molto preoccupata per il modo in cui le autorità, sia provinciali che nazionali, ci hanno lasciati indifesi davanti ai saccheggiatori. Saccheggiatori che non appartengono a un solo settore sociale perché c’erano persone anche benestanti tra loro”.

Misna - Fonti della MISNA contattate a Córdoba, nel centro dell’Argentina, raccontano l’ondata di furti e saccheggi che ha scosso ieri il capoluogo, circa un milione e 300.000 abitanti, e altri centri dell’omonima provincia nel pieno di uno sciopero della polizia che reclamava l’aumento del salario. Per oltre 24 ore circa 3000 agenti sono rimasti nelle caserme fino alla firma di un accordo con le autorità locali: nel frattempo, a partire dalla sera di martedì, si è scatenata un’ondata di violenza che ha provocato almeno un morto, un giovane di 20 anni raggiunto da una pallottola al torace – alcune fonti parlano anche di una seconda vittima ma finora mancano conferme – un centinaio di feriti e 52 persone arrestate. Una sorta di far-west che ha coinvolto gruppi di persone non meglio identificate, alcune anche a bordo di motociclette, che hanno assaltato e distrutto negozi e supermercati, depredandoli.

“I saccheggi sono iniziati martedì verso le 19. Alle 22 si sono estesi a diversi quartieri della città e a quell’ora era in giro molta gente che tornava dal lavoro ma già non c’erano autobus e i taxi scarseggiavano” spiegano le fonti della MISNA. “In alcuni negozi – proseguono – i proprietari sono rimasti asserragliati tutta la notte, anche armati, per timore di attacchi. Alcuni hanno eretto barricate per le strade per bloccare il passaggio delle motociclette: si parla di più di mille negozi saccheggiati in tutta la città. La sensazione fra la gente è che i saccheggiatori erano molto ben organizzati e che hanno approfittato l’assenza dei poliziotti per colpire. La gente è infuriata con il governatore, José Manuel de la Sota, e con le forze dell’ordine che sono rimaste chiuse nelle caserme, anche se diversi agenti sono usciti a bordo dei veicoli della polizia anche vestiti in borghese per aiutare le persone in difficoltà. Ma anche con le autorità nazionali che, è parere diffuso, hanno disatteso le richieste di aiuto per motivi politici, perché non è un segreto che non corre buon sangue fra il governo di De la Sota e quello di Cristina Fernández de Kirchner…E la presidente non ha dedicato neanche una parola per tranquillizzare gli abitanti di Córdoba…”.

La protesta che ha scatenato la violenza ha coinvolto soprattutto agenti di basso grado al culmine di un conflitto incarnato dalle loro mogli che hanno installato un accampamento per portare in strada il malcontento. I reclami salariali sono aumentati dopo che a settembre il capo antidroga della polizia di Córdoba e altri quattro agenti sono stati arrestati per collusioni col narcotraffico. Solo dopo la firma dell’accordo – che fissa il salario di base di un agente a 8000 pesos (circa 1300 dollari), il doppio di prima ma la metà di quanto richiesto – le volanti della polizia sono tornate a circolare, ma i saccheggi si erano già verificati.

“Non sono stati saccheggi spinti dalla povertà, non ci sono stati furti di alimenti. Qui c’è stata un’azione criminale” ha detto, fra gli altri, monsignor Pedro Torres, vescovo ausiliare di Córdoba, capitale del secondo distretto, per popolazione, dell’Argentina, ricca di attività industriali e agro-zootecniche ma anche di attrazioni turistiche.


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