Il presidente russo Vladimir Putin considera la propria leadership militare nell’Artico come una priorità.
GreenReport - Lodando il recente ripristino di un aeroporto, ha rimarcato pubblicamente il fatto che la Russia deve usare ogni mezzo per tutelare i propri interessi nazionali nella regione. L’intervento del Cremlino viene dopo che il Canada ha annunciato l’intenzione di rivendicare la piattaforma continentale sotto il Polo Nord. Ma il ricco piatto, in termini di risorse minerarie e fossili che si celano sul fondo dell’oceano artico, fa gola anche alla Danimarca, che tuttora detiene la sovranità sulla Groenlandia e quindi può legittimamente avanzare le proprie pretese.
L’Artico si stima che possieda (ancora da scoprire) il 30% del gas il 15% del petrolio mondiale. Per ironia della sorte, è proprio il cambiamento climatico in atto che rende la regione meno proibitiva e grazie ai progressi nella tecnologia di perforazione, queste riserve saranno sempre più facili e meno costose da sfruttare.
A un’importante riunione di alti ufficiali delle forze armate russe, ieri il presidente Putin ha chiesto loro di prestare «particolare attenzione alla realizzazione di infrastrutture e unità militari nell’Artico». Ha ringraziato il personale della difesa per la riapertura, questa estate, di una vecchia base aerea sovietica abbandonata 20 anni fa sulle isole Novosibirsk in Artico. «L’anno prossimo, dobbiamo completare la formazione di nuove grandi unità e divisioni militari [nell'Artico ]», ha aggiunto Putin, riferendosi probabilmente ai siti di Tiksi e Severomorsk.
E’ dall’agosto del 2007 che gli esploratori russi, viaggiando in mini – sommergibili, stanno piantando la bandiera del proprio paese sul fondo del mare per ulteriori rivendicazioni di Mosca per l’Artico. Il fermo di una nave di Greenpeace e il suo equipaggio dopo aver protestato contro una piattaforma petrolifera artica russa, nel mese di settembre, ha evidenziato la sensibilità del Cremlino alle critiche della sua prospezione nella regione.
Stiamo parlando del centro di un grande oceano inospitale che è in totale oscurità per tre mesi ogni anno, a migliaia di chilometri da qualsiasi porto. L’acqua del Polo Nord è profonda fino a 3.650 m ed è sempre stata coperta dal ghiaccio marino in inverno. Non è un luogo dove è stato possibile pensare l’estrazione del petrolio e del gas, anche e soprattutto per il delicatissimo equilibrio ecologico in cui vive l’area. Ma l’effetto serra, con il progressivo aumento della temperatura degli oceani e lo scioglimento del pack, rende il tutto più appetibile.
L’Artico si stima che possieda (ancora da scoprire) il 30% del gas il 15% del petrolio mondiale. Per ironia della sorte, è proprio il cambiamento climatico in atto che rende la regione meno proibitiva e grazie ai progressi nella tecnologia di perforazione, queste riserve saranno sempre più facili e meno costose da sfruttare.
A un’importante riunione di alti ufficiali delle forze armate russe, ieri il presidente Putin ha chiesto loro di prestare «particolare attenzione alla realizzazione di infrastrutture e unità militari nell’Artico». Ha ringraziato il personale della difesa per la riapertura, questa estate, di una vecchia base aerea sovietica abbandonata 20 anni fa sulle isole Novosibirsk in Artico. «L’anno prossimo, dobbiamo completare la formazione di nuove grandi unità e divisioni militari [nell'Artico ]», ha aggiunto Putin, riferendosi probabilmente ai siti di Tiksi e Severomorsk.
E’ dall’agosto del 2007 che gli esploratori russi, viaggiando in mini – sommergibili, stanno piantando la bandiera del proprio paese sul fondo del mare per ulteriori rivendicazioni di Mosca per l’Artico. Il fermo di una nave di Greenpeace e il suo equipaggio dopo aver protestato contro una piattaforma petrolifera artica russa, nel mese di settembre, ha evidenziato la sensibilità del Cremlino alle critiche della sua prospezione nella regione.
Stiamo parlando del centro di un grande oceano inospitale che è in totale oscurità per tre mesi ogni anno, a migliaia di chilometri da qualsiasi porto. L’acqua del Polo Nord è profonda fino a 3.650 m ed è sempre stata coperta dal ghiaccio marino in inverno. Non è un luogo dove è stato possibile pensare l’estrazione del petrolio e del gas, anche e soprattutto per il delicatissimo equilibrio ecologico in cui vive l’area. Ma l’effetto serra, con il progressivo aumento della temperatura degli oceani e lo scioglimento del pack, rende il tutto più appetibile.
di
Aldo Ferretti
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