La notizia storica è che per la prima volta la raccolta di gioco in Italia, da dieci anni a questa parte, non ha avuto la crescita esponenziale a cui aveva abituato.
Liberainformazione - Le previsioni si fermano metà dicembre perché, seguendo una politica aziendale ormai consolidata, i Monopoli di Stato per precisa scelta politica, hanno deciso di non comunicare più la movimentazione di gioco perché l’esternazione non è popolare, non risponde a criteri strategici di marketing. Comunque secondo www.gioconews.it le proiezioni portano a un totale generale 2013 di 85,5 miliardi ovvero un paio di miliardi in meno rispetto all’anno precedente. Probabilmente gli ultimi quindici giorni dell’anno in archivio potrebbero proiettare a un reale pareggio considerando che dicembre è un mese movimentato per l’azzardo e che la Lotteria Italia, l’unica sopravvissuta di un lotto di 15, ha portato a un incremento di giocate del 10% rispetto al 2012. Dunque se l’azzardo per la prima volta ristagna sicuramente quello che viene alimentato dall’illegalità mafiosa continua a dare pericolosi segni di vivacità. Legale e illegale sfondano la soglia psicologica dei 100 miliardi e le mafie al plurale guadagnano più dello Stato. Questa è l’insanabile constatazione rispetto a chi demagogicamente ripropone la legalità nell’azzardo come unico baluardo alla manipolazione illegale. Nei fatti l’uno e l’altra magnificamente convivono con la stessa dialettica che si stabilisce tra struttura e sovrastruttura. La parabola criminale di Femia nel campo dello slot (alle viste il processo, Libera chiede di costituirsi civilmente contro il ‘ìndranghetista) è illuminante a tal riguardo. Ibride contaminazioni di mercato possibili grazie alla vulnerabilità di un sistema statale border line. Ma più di queste preoccupano altre cifre che segnano antropologicamente un cambiamento profondo nella società italiana e purtroppo secondo una deriva negativa.
Le statistiche ci dicono che negli ultimi due anni le famiglie italiane hanno tagliato i consumi di 50 miliardi. Una spending review su scala artigianale che ammicca alla “miseria ladra” invalsa nelle nostre famiglia. La contraddizione che proponiamo è che nello stesso arco di tempo 34 miliardi sono volati in fumo nell’azzardo, come somma totale 2012-2013. Pensate a quanto sia colossale il deficit complessivo: 50 miliardi risparmiati e 34 volati in fumo per la gioia della filiera del gioco, ultima componente tra tutti i guadagni dello Stato. E’ materiale ricco per i sociologi e per le istituzioni del “vivere italiano”. Non è un caso se l’ultimo rapporto Censis cha definito l’Italia “un paese sciapo e frustrato” e se l’Istat ha previsto, in tempi di fiscal compact e di rispetto del 3% massimo di sforamento “europeo” 80 anni di stagnazione. L’azzardo è un miraggio, una fuga dalla realtà, un sotto-valore. Ed economicamente un indicatore di stagnazione, di rinuncia di rassegnazione. Si tagliano le spese alimentari, quelle per i medicinali, persino le assicurazioni auto (pare che 4 milioni di veicoli viaggino in contravvenzione a quanto previsto). L’azzardo ha finalmente dismesso il segno + ma non ha ancora adottato il segno -, rispetto a questi vettori,. Si barcamena su un sostanziale pareggio. Forse un contributo decisivo potrebbe venire dalla minaccia di un appesantimento della fiscalità, tirato in ballo dai ministeri economici per risolvere cronici problemi di bilancio.
di Daniele Poto
Liberainformazione - Le previsioni si fermano metà dicembre perché, seguendo una politica aziendale ormai consolidata, i Monopoli di Stato per precisa scelta politica, hanno deciso di non comunicare più la movimentazione di gioco perché l’esternazione non è popolare, non risponde a criteri strategici di marketing. Comunque secondo www.gioconews.it le proiezioni portano a un totale generale 2013 di 85,5 miliardi ovvero un paio di miliardi in meno rispetto all’anno precedente. Probabilmente gli ultimi quindici giorni dell’anno in archivio potrebbero proiettare a un reale pareggio considerando che dicembre è un mese movimentato per l’azzardo e che la Lotteria Italia, l’unica sopravvissuta di un lotto di 15, ha portato a un incremento di giocate del 10% rispetto al 2012. Dunque se l’azzardo per la prima volta ristagna sicuramente quello che viene alimentato dall’illegalità mafiosa continua a dare pericolosi segni di vivacità. Legale e illegale sfondano la soglia psicologica dei 100 miliardi e le mafie al plurale guadagnano più dello Stato. Questa è l’insanabile constatazione rispetto a chi demagogicamente ripropone la legalità nell’azzardo come unico baluardo alla manipolazione illegale. Nei fatti l’uno e l’altra magnificamente convivono con la stessa dialettica che si stabilisce tra struttura e sovrastruttura. La parabola criminale di Femia nel campo dello slot (alle viste il processo, Libera chiede di costituirsi civilmente contro il ‘ìndranghetista) è illuminante a tal riguardo. Ibride contaminazioni di mercato possibili grazie alla vulnerabilità di un sistema statale border line. Ma più di queste preoccupano altre cifre che segnano antropologicamente un cambiamento profondo nella società italiana e purtroppo secondo una deriva negativa.
Le statistiche ci dicono che negli ultimi due anni le famiglie italiane hanno tagliato i consumi di 50 miliardi. Una spending review su scala artigianale che ammicca alla “miseria ladra” invalsa nelle nostre famiglia. La contraddizione che proponiamo è che nello stesso arco di tempo 34 miliardi sono volati in fumo nell’azzardo, come somma totale 2012-2013. Pensate a quanto sia colossale il deficit complessivo: 50 miliardi risparmiati e 34 volati in fumo per la gioia della filiera del gioco, ultima componente tra tutti i guadagni dello Stato. E’ materiale ricco per i sociologi e per le istituzioni del “vivere italiano”. Non è un caso se l’ultimo rapporto Censis cha definito l’Italia “un paese sciapo e frustrato” e se l’Istat ha previsto, in tempi di fiscal compact e di rispetto del 3% massimo di sforamento “europeo” 80 anni di stagnazione. L’azzardo è un miraggio, una fuga dalla realtà, un sotto-valore. Ed economicamente un indicatore di stagnazione, di rinuncia di rassegnazione. Si tagliano le spese alimentari, quelle per i medicinali, persino le assicurazioni auto (pare che 4 milioni di veicoli viaggino in contravvenzione a quanto previsto). L’azzardo ha finalmente dismesso il segno + ma non ha ancora adottato il segno -, rispetto a questi vettori,. Si barcamena su un sostanziale pareggio. Forse un contributo decisivo potrebbe venire dalla minaccia di un appesantimento della fiscalità, tirato in ballo dai ministeri economici per risolvere cronici problemi di bilancio.
di Daniele Poto
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