mercoledì, gennaio 08, 2014
Chen Zhu, ministro della Sanità ai tempi di Hu Jintao, pubblica sulla rivista britannica "Lancet" i dati dell'inquinamento ambientale nel Paese: "Difficile controllare il fenomeno, ci sono fonti inquinanti enormi e di tipo molto diverso".

Pechino (AsiaNews) - L'inquinamento uccide in Cina fra le 350 e le 500mila persone ogni anno. Lo denuncia un articolo apparso sulla rivista scientifica britannica Lancet e co-firmato da Chen Zhu, oggi presidente dell'Associazione medica cinese con un passato da ministro della Sanità ai tempi del presidente Hu Jintao. Nel testo, gli autori ammettono che "nonostante gli sforzi, sarà difficile controllare il fenomeno, dato che ci sono fonti inquinanti enormi e di tipo molto diverso".
La causa principale della coltre di smog è data dal PM 2,5 (particolato - polveri - disperse nell'aria di 2,5 micrometri al metro cubo) causata dalla produzione industriale e intensificata dall'arrivo dell'inverno. Il freddo ha causato l'accensione di milioni di caloriferi, che a loro volta hanno moltiplicato il carbone bruciato nelle centrali energetiche. A Shanghai nell'ultimo mese i livelli di PM 2,5 hanno superato i 600 micrometri al metro cubo, mentre a Pechino hanno toccato i 473: per l'Organizzazione mondiale della sanità il limite per un'aria sana è di 25 micrometri ogni metro cubo.

Il governo di Pechino ha stanziato 1700 miliardi di yuan (216 miliardi di euro) per abbattere le emissioni delle centrali elettriche e moderare gli effetti del traffico legato al sistema dei trasporti. Il responsabile dell'Ufficio di protezione ambientale di Pechino, Wang Bin, sostiene che "presto" Pechino potrà seguire la strada di Londra, Los Angeles e Tokyo e divenire una "città verde".

Pan Xiaochuan, docente presso la Scuola di salute pubblica dell'Università di Pechino, è meno ottimista: "Dai dati in mio possesso l'inquinamento atmosferico a Pechino è peggiorato negli ultimi anni. È aumentato soprattutto il particolato, le famose PM10 e PM2,5, più piccole e pericolose".

Uno dei più importanti scienziati ambientali cinesi, il professor Zhang Shiqui, definisce la questione "una vera e propria sfida per la Cina, che deve cercare di bilanciare lo sviluppo economico, la guerra alla povertà e la tutela della salute. È difficile che i cittadini cambino i propri consumi, così come è complicato riconvertire la macchina produttiva verso un'economia ecologicamente compatibile".


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