Francesco cantò con la poetica semplice e solenne del Cantico delle creature gli elementi del creato a causa dei quali o per mezzo dei quali si dovevano innalzare lodi al Signore creatore dell’Universo.
Sanfrancescopatronoditalia - Questo scritto di Francesco, in lingua volgare assisana, ha tutto il fascino e il sapore di una composizione antica e nuova nel contempo: antica per l’eco letterale del Salmo 148 (Lodate il Signore dai cieli) e più in generale del gioioso invito rivolto agli elementi cosmici a lodare il Signore. Nel contempo si avverte tutta la novità nel Cantico della freschezza della lingua nuova, di una nuova civiltà, di un modo radicalmente nuovo di riscoprire le radici della tradizione biblica, dell’Antico e del Nuovo Testamento, alla luce di una rinnovata sequela evangelica di Gesù Cristo, che rompeva con la tradizione del disprezzo del mondo tipico della spiritualità monastica.
Nel percorso biografico di Francesco il Cantico segue di poco più di un anno un altro testo, le Lodi del Dio Altissimo che – come ricorda frate Leone con una rubrica aggiunta all’autografo di Francesco – furono composte sul monte de La Verna dopo l’apparizione a Francesco del serafino e l’impressione delle stimmate. In questa preghiera di lode una ininterrotta sequela di “Tu sei, …” rivolta a Dio, gli attribuisce ogni bene e ogni benedizione. Nelle Laudi Francesco afferma e dichiara ciò che è proprio di Dio con una serie di predicati nominali. L’affermazione “Tu sei l’Altissimo” è preceduta e seguita da una lunga serie di predicati nominali che dovevano giustificare e sostanziare quell’affermazione. Nel Cantico tutto questo sembra divenuto superfluo, quantomeno come già detto nella precedente lauda a Dio, e per questo Francesco può solennemente iniziare con la lassa “Altissimo onnipotente bon Signore, / tue so’ le laude la gloria e l’onore et omne benedizione”, un inno apocalittico al Cristo trionfatore.
Sanfrancescopatronoditalia - Questo scritto di Francesco, in lingua volgare assisana, ha tutto il fascino e il sapore di una composizione antica e nuova nel contempo: antica per l’eco letterale del Salmo 148 (Lodate il Signore dai cieli) e più in generale del gioioso invito rivolto agli elementi cosmici a lodare il Signore. Nel contempo si avverte tutta la novità nel Cantico della freschezza della lingua nuova, di una nuova civiltà, di un modo radicalmente nuovo di riscoprire le radici della tradizione biblica, dell’Antico e del Nuovo Testamento, alla luce di una rinnovata sequela evangelica di Gesù Cristo, che rompeva con la tradizione del disprezzo del mondo tipico della spiritualità monastica.
Nel percorso biografico di Francesco il Cantico segue di poco più di un anno un altro testo, le Lodi del Dio Altissimo che – come ricorda frate Leone con una rubrica aggiunta all’autografo di Francesco – furono composte sul monte de La Verna dopo l’apparizione a Francesco del serafino e l’impressione delle stimmate. In questa preghiera di lode una ininterrotta sequela di “Tu sei, …” rivolta a Dio, gli attribuisce ogni bene e ogni benedizione. Nelle Laudi Francesco afferma e dichiara ciò che è proprio di Dio con una serie di predicati nominali. L’affermazione “Tu sei l’Altissimo” è preceduta e seguita da una lunga serie di predicati nominali che dovevano giustificare e sostanziare quell’affermazione. Nel Cantico tutto questo sembra divenuto superfluo, quantomeno come già detto nella precedente lauda a Dio, e per questo Francesco può solennemente iniziare con la lassa “Altissimo onnipotente bon Signore, / tue so’ le laude la gloria e l’onore et omne benedizione”, un inno apocalittico al Cristo trionfatore.
di Stefano Brufani
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